Platì il paese più giovane d’Italia? «Siamo virtuosi, lo Stato ci premi»

di Antonio Blefari

Fonte: Gazzetta del Sud

Platì è il comune più giovane d’Italia. Lo ha comunicato, piuttosto a sorpresa, a dire il vero, è stata la recente indagine Istat che riporta un saldo naturale (tra nascite e morti) che ha fatto registrare un +40, che fa da contraltare al saldo migratorio negativo, -35, e soprattutto un’età media dei residenti di 37,2 anni (laddove Drenchia, paesino in provincia di Udine, con appena 98 abitanti, ha l’età media più alta, 65 anni).

«Questi dati dell’ISTAT devono essere utilizzati come una opportunità – ha detto Rosario Sergi – facendo sì che questa peculiarità diventi un punto di forza, aumentando la capacità di ritenzione sui nostri territori dei nostri giovani».

L’idea di Sergi è semplice: «Ci sentiamo di avanzare una proposta ai Ministeri delle Finanze e dell’Interno affinché nel fondo di solidarietà comunale si considerino tra i parametri di riparto anche gli indici di natalità comunale perché sarebbe opportuno andare a incoraggiare con più risorse quei comuni che sono virtuosi sotto questo punto di vista».

Richiamando un recente intervento di Marco Minniti presidente della Fondazione Med-Or «che evidenziava come l’Europa stia andando verso il baratro dello spopolamento e gli ingressi controllati sono necessari per far sì che la popolazione europea mantenga determinati standard, noi rispetto a questo dato – spiega Sergi – siamo in controtendenza. Mentre il mondo invecchia Platì ringiovanisce, ma abbiamo una bassissima capacità di ritenzione data dalla mancanza di servizi. Il meccanismo si inceppa quando lo Stato va a dare più soldi rispetto al numero di abitanti, quindi dove ci sono più abitanti ci sono più servizi».

«Perché non incentivare quelle comunità che hanno un’alta percentuale di nascite?», si chiede il sindaco del piccolo centro aspromontano. «Platì rispetto alla Lombardia – continua – ha un indice di natalità doppio, lì ogni mille abitanti nascono otto bambini, a Platì ne nascono sedici, però è chiaro che solo la provincia di Milano è superiore alla popolazione dell’intera Calabria, quindi se il fondo di solidarietà considera solo gli abitanti, noi saremo sempre più poveri mentre le altre regioni del Nord sempre più ricche».

Per Sergi maggiori risorse attraverso il fondo di solidarietà consentirebbero di alzare la qualità dei servizi, soprattutto per quel che concerne le comunicazioni: «Voglio chiamare in causa l’esempio dei nostri panificatori. Non potranno mai vendere il loro pane oltre il comprensorio, perché anche per raggiungere la zona tirrenica servirebbe troppo tempo. Se oggi da Platì a Oppido Mamertina ci si mette un’ora mentre in Piemonte lo stesso tragitto si percorre al massimo in venti minuti, è chiaro che non ci sono possibilità di sviluppo». L’accento ovviamente è posto sull’interruzione «da oltre mezzo secolo della SP2 dal km 55+500 (località Zervo) al km 66+450 (Platì), il dissesto delle strade SP 79, SP 79dir e SP 66 (queste ultime coinvolgono le popolose frazioni di Cirella, Laura e Gioppo), sulla mancanza di adeguate strutture socio-sanitarie e dei servizi di trasporto. Abbiamo un buon risultato a livello di nascite – continua Sergi – ma siamo all’ultimo posto come provincia per i servizi resi ai cittadini e condizioni di vita peggiori rispetto al resto d’Europa».

Quello che Sergi descrive è ovviamente un quadro desolante in termini di spopolamento: «Per far risollevare questi territori che perdono sempre più i loro giovani dobbiamo creare opportunità, e le vie di comunicazione e le infrastrutture sono lo strumento principale. La Calabria negli ultimi anni ha perso 300 mila giovani e davvero c’è poco di cui meravigliarsi».