Pochi calciatori possono fare il gol che ha fatto Domenico Berardi

Tutto comincia con la solita azione avvolgente e sofisticata del Sassuolo, tre tocchi di prima e una sovrapposizione interno-esterno permettono di ribaltare il campo e di creare un due contro due: Berardi e Toljan contro Dimarco e Cahlanoglu. Il movimento di Toljan crea lo spazio giusto perché Berardi possa convergere sul suo piede forte, come piace a lui. La bontà della manovra del Sassuolo – ma anche la difesa bassa dell’Inter ha le sue colpe – apre diversi scenari a Berardi: potrebbe appoggiare la palla a Castillejo, potrebbe aprire di nuovo verso Toljan, in area ci sono tre giocatori (Matheus Henrique, Pinamonti, Laurienté) da servire eventualmente con un cross. E invece Berardi sente l’odore del sangue: il duello è con Cahlanoglu ed è evidentemente sbilanciato, Berardi è più rapido, più veloce, più guizzante, i telecronisti amano dire che ha un passo diverso e in fondo è proprio così.

Il dribbling è secco, anche perché Berardi fa uno di quei tocchi che aprono la visuale del campo e insieme spezzano il ritmo di chi gli sta di fronte. E infatti Calhanoglu non lo tiene, non riesce ad accorciare e a chiudere in tempo, l’unica cosa che può tentare è di allungare la gamba per deviare il tiro, solo che nel frattempo il pallone è già partito, quindi è già troppo tardi. La coordinazione di Berardi è perfetta: il busto inarcato ma non troppo. il peso del corpo perfettamente bilanciato sulla gamba destra; l’impatto piede-pallone è fortissimo, al punto che il numero 10 del Sassuolo è costretto a un rinculo col saltello, in quel tiro c’è davvero tutta la forza che poteva metterci. Il punto è proprio questo: nonostante la conclusione nasca come tiro di potenza, risulta anche precisa. Anzi: imprendibile. La palla gira poco su se stessa ed è inevitabilmente velocissima, eppure prende una traiettoria arcuata, gira verso il secondo palo, e stavolta non è un’iperbole: si infila all’angolino dopo aver sfiorato la faccia interna del legno. A Sommer sembra mancare il terreno sotto i piedi, il portiere dell’Inter non tenta nemmeno il tuffo, e in effetti sarebbe solo un tuffo perso, visto dove si infila il pallone.

Ora sarà anche vero che Berardi è in uno dei suoi momenti buoni, così come è vero che questo momento è destinato a finire o comunque potrebbe finire tra una settimana, tra un mese o tra tre mesi: è la sua storia a dirlo. Allo stesso tempo, però, va anche detto che Mimmo Berardi è tra i pochi calciatori – in Italia, e non solo – in grado di realizzare un gol del genere. E non una sola volta, ma tante volte. Anche questo lo dice la sua storia, basta andare su YouTube e cercare le sue goals and skills compilation – in fondo il materiale c’è: dopo Inter-Sassuolo 1-2, siamo a 137 gol e 92 assist in 356 gare ufficiali col Sassuolo. Il fatto che li abbia realizzati in una squadra non d’élite conta poco: quando è ispirato, Domenico Mimmo Berardi può essere decisivo e regalare momenti di bellezza accecante a qualsiasi livello. In qualsiasi contesto. E anche questo non è proprio da tutti, anzi è una prerogativa dei campioni. Fonte: Rivista Undici