Polistena, la deriva della sanità pubblica per favorire i privati. Laruffa smaschera Occhiu’: “Altro che tutto va bene… siamo al disastro”

“La sanità pubblica calabrese attraversa una crisi profonda e strutturale, che incide quotidianamente sulla qualità della vita dei cittadini e sulla loro fiducia nelle istituzioni”. É quanto evidenzia Giovanni Laruffa, presidente del Circolo Pd di Polistena, componente della direzione metropolitana del Partito democratico di Reggio Calabria, già sindaco di Polistena.

“In questo quadro, il destino dell’ospedale di Polistena assume un valore emblematico per l’intera Piana di Gioia Tauro. Non siamo di fronte ad allarmismi o a fantasie creative, ma a fatti concreti che alimentano preoccupazione, disagio e rabbia, soprattutto quando il sistema sanitario mostra evidenti limiti nel garantire risposte adeguate ai bisogni del territorio.

Ogni giorno, infatti, cresce l’ansia dei cittadini per lo stato della sanità pubblica calabrese e per il futuro dell’ospedale di Polistena. Sempre più spesso apprendiamo di drammi causati dall’insufficiente risposta della medicina territoriale, dall’inadeguatezza delle strutture, dalla carenza di strumentazione e di personale.

In molti rinunciano a curarsi; chi può è costretto a intraprendere i cosiddetti “viaggi della speranza”, che regalano alle regioni del Nord oltre 300 milioni di euro l’anno, risorse sottratte ai calabresi.

Il presidente–commissario Occhiuto sostiene che vada tutto bene e che, se vi è qualcosa da affrontare, sia superfluo che i soliti comitati, associazioni, sindaci e cittadini protestino, perché lui sa bene cosa fare.

La nostra gente, e noi con loro, ritiene invece che il presidente stia sottovalutando la gravità dei problemi della sanità calabrese. È in atto, concretamente, un’operazione subdola che tende a smantellare la sanità pubblica a favore di quella privata, come denunciato quotidianamente anche dalla stampa locale.

Reparti che chiudono, liste d’attesa che si allungano sempre di più, incomprensibili accorpamenti di divisioni dovuti alla mancanza di medici e infermieri. Anche il cosiddetto “soccorso rosso”, rappresentato dai medici cubani, non è stato altro che una piccola toppa su una voragine ben più ampia.

Serve una seria volontà di cambiamento, capace di garantire la copertura di tutti i posti vacanti e la progressiva riapertura degli ospedali chiusi o resi inutilizzabili, soprattutto nelle aree interne, per assicurare un’assistenza adeguata ai nostri conterranei.

Emblematica è la vicenda che riguarda l’ospedale di Polistena, unica struttura sanitaria spoke della Piana di Gioia Tauro, in attesa della costruzione dell’ospedale di Palmi che, quando e se sarà realizzato, non riuscirà comunque, insieme a Polistena, a coprire il fabbisogno di posti letto rapportato alla popolazione.

Viene allora spontaneo chiedersi se qualcuno stia confidando nel calo demografico per giustificare, un domani, il sacrificio di uno dei due presidi, proprio quello di Polistena. Oggi la struttura spoke di Polistena, anziché essere potenziata e dotata di personale e attrezzature adeguate, subisce continui attacchi che ne minano seriamente la capacità di intervento e di cura in sicurezza. Se l’ospedale è ancora aperto, lo si deve esclusivamente all’impegno straordinario del personale che, tra sacrifici e rischi individuali, continua a garantire il servizio.

Da cittadino ho sempre partecipato con convinzione a tutte le iniziative, promosse da chiunque, in difesa del nostro ospedale. Non mi sono mai soffermato su eventuali strumentalizzazioni di chi organizzava le proteste: l’unico interesse era ed è la difesa della sanità pubblica.

Ho sempre sentito il dovere di sostenere una conquista del popolo polistenese e dell’intera Piana, che per decenni ha garantito una sanità di qualità, grazie all’impegno di personalità di rilievo, di ogni sensibilità culturale e politica — Giffone, Parrello, Ammendolea, Tripodi, Tornatora, Argiroffi, Formica, Gallizzi, Gargano, Panetta e altri — capaci di far crescere il nosocomio con nuove specializzazioni e personale di alto livello, fino a superare i 300 posti letto disponibili. Altro che ospedale piccolo, compresso e di scarso sfogo”.

Prosegue Laruffa: “Tutto questo oggi è a rischio. È chiaro a tutti che servono interventi seri per il rilancio dell’ospedale di Polistena: ne hanno bisogno la città e l’intera Piana. Abbiamo il diritto di una sanità pubblica che risponda alle esigenze del territorio, senza il sospetto che qualcuno stia lavorando per un lento e progressivo smantellamento, fino a una possibile chiusura dopo l’eventuale inaugurazione dell’Ospedale di Palmi, la cui realizzazione auspichiamo.

Nel frattempo è necessario organizzarsi e vigilare, senza cadere in proposte inconsistenti e fantasiose, buone solo per alimentare illusioni o per conquistare qualche titolo sui giornali. Non si può dare credito a chi, pur di raccogliere consenso o apparire, propone ipotesi irrealizzabili.

Come nel film di Nanni Loy del 1993 “Pacco, doppio pacco e contropaccotto”, anche qui il rischio è che il cittadino, ignaro, finisca truffato. Promesse non mantenute, annunci ripetuti e memoria corta degli elettori caratterizzano troppo spesso la politica nazionale e locale. Anche sulla sanità calabrese e sull’ospedale di Polistena assistiamo a un susseguirsi di annunci privi di riscontro concreto. I presunti 33 milioni di euro Inail annunciati dal presidente Occhiuto non risultano in alcun documento contabile regionale, come dichiarato esplicitamente dal Sindaco di Polistena in Consiglio comunale.

Lo stesso Sindaco, pur evidenziando l’inesistenza di tali risorse, ha alimentato un’ulteriore illusione collettiva facendo elaborare una progettazione gratuita per la realizzazione di nuovi spazi ospedalieri, ipotizzando una spesa di 27 milioni di euro, senza indicare coperture reali. Successivamente, anche il gruppo di minoranza consiliare ha avanzato ipotesi altrettanto irrealistiche, come l’acquisizione dei locali delle Suore della Carità, senza chiarire costi e risorse necessarie.

La politica è l’arte del possibile, non della fantasia senza limiti. Se le risorse sono davvero quelle indicate dal presidente Occhiuto, rischiamo di discutere del nulla, distraendo i cittadini dalle vere emergenze sanitarie locali e regionali.

L’ospedale è di tutti e la sanità è un bene comune. Non servono atteggiamenti di puro attacco né tentativi malcelati di difesa di chi ha responsabilità evidenti. Serve invece serietà, responsabilità e concretezza, a tutela di un patrimonio costruito con sacrifici e lotte collettive. Comitato dei sindaci, chiesa, forze politiche, associazioni, circoli culturali e cittadini possono e devono essere determinanti, vigilando con attenzione sui disegni e sulla programmazione regionale. Solo così potremo difendere davvero il diritto alla salute della nostra comunità”.