Politiche 2018: Naccarato, il ribaltonista che non ha un voto

Avantieri con Cossiga, ieri con Renzi, oggi con Berlusconi, Paolo Naccarato è l’inventore dell’epiteto più creativo per definire i parlamentari passati alla corte di Renzi. Non «Responsabili», troppo logoro, né «Nuovi Responsabili», banale, né tantomeno «Voltagabbana», inutilmente offensivo, bensì «Stabilizzatori», sorta di integratori dietetici per tenere in forma la maggioranza. La descrizione che ne fa il loro leader naturale, la vecchia volpe della politica Paolo Naccarato, senatore del gruppo Gal (ogm parlamentare che sta per Grandi autonomie e Libertà) ha un che di poetico: «Si va consolidando in forma spontanea un’area pronta a controbilanciare marosi, beccheggi, rollio e sussulti che Renzi può incontrare nella sua navigazione verso il 2018…». In parole più prosaiche: Mattè, conta pure su di noi. Oggi ce lo ritroviamo candidato nel collegio uninominale della Camera a Cosenza ma… con Berlusconi. Non che la cosa sorprenda più di tanto (lo sanno tutti che sono la stessa cosa) ma di sicuro il Nostro non ci fa una bella figura e chi lo ha candidato ancora di meno.

Paolone Naccarato è un uomo fortunato. Senatore, già sottosegretario e consigliere regionale, divenuto dirigente di Palazzo Chigi mentre era al governo, deve tutto a Francesco Cossiga, di cui era fedele servitore.

Di voti non ne ha, al punto che non è stato nemmeno eletto a Fiumefreddo Bruzio quando si è candidato a sindaco.
Si dice che sia vicino ai servizi segreti, ma è assai probabile che su questa storia ci marci.  Del resto, è riuscito a farsi eleggere senatore dalla Lega per poi abbandonarla.

“… Naccarato, classe ’58 – scriveva qualche tempo fa Il Giornale – è un vero esperto di navigazioni, uno skipper di correnti politiche, un nostromo del galleggiamento tra vari partiti, da sinistra a destra, con o senza beccheggio. Parecchi partiti. Nel 2012 è nel direttivo calabrese di Italia Futura, l’associazione politica di Montezemolo. Al Senato però, nel 2013, Naccarato ha finito con l’entrarci in quota Lega nord, lui che è di Cosenza. Miracoli del Porcellum. In realtà ci è approdato in sostituzione del leghista Massimo Garavaglia, dimessosi per fare l’assessore al Bilancio in Regione Lombardia. E, per essere ancora più precisi, Naccarato era sì in quota Lega, ma nella sottoquota riservata a 3L (Lista Lavoro e Libertà), il movimento di Giulio Tremonti, l’ex ministro Pdl. Tremontiano, dunque, eletto nelle file delle Lega, tempo sei mesi e il senatore passa con Ncd, partito appena nato dopo la rottura con Berlusconi. Naccarato, sempre fedele al principio che si appoggia chi governa col nobile fine di «stabilizzarlo», depreca la scelta del Cavaliere: «Il governo prosegua risoluto sulla sua strada continuando a rendere un servizio alto e nobile all’Italia. Penso che sia un errore da parte di Forza Italia uscire dalla maggioranza di un governo che sta affrontando un’emergenza economica senza precedenti a difesa del Paese e degli interessi di tutti i cittadini».

Tempo altri otto mesi, però, e Naccarato lascia Ncd e torna nel gruppo Gal, ma senza passare all’opposizione, anzi «con la rafforzata convinzione che bisogna difendere la stabilità del governo e la continuità della sua azione». Ciò, spiega, in ossequio all’insegnamento «del mio maestro Francesco Cossiga: giusto o sbagliato che sia, io sarò sempre dalla parte del mio Paese, rigorosamente rispettoso dell’unico sovrano reale, il popolo». Così, il popolo che aveva votato Lega nord si ritrova in Senato Naccarato che sostiene, con calore e convinzione, il governo Renzi contro cui la Lega fa opposizione.

Anni prima era stato consigliere regionale, in Calabria, eletto nel listino del presidente di centrodestra Giuseppe Chiaravalloti (Forza Italia). Qualche anno dopo, eccolo assessore della giunta regionale calabrese. Unica differenza: il presidente non è più quello di centrodestra, ma è il suo successore di centrosinistra, Agazio Loiero (Margherita). Nel 2006 finisce anche nel governo Prodi, chiamato come sottosegretario alle Riforme. Un attivismo instancabile che gli vale una medaglia: nel 2006 il presidente Ciampi lo nomina Commendatore al merito della Repubblica italiana. Prima di entrare tra i «nominati» del Senato, dopo essere transitato tra Montezemolo, lista Tremonti, Lega, Gal, Ncd, di nuovo Gal. Un’elezione, però, con la guerra ai voti veri, Naccarato l’ha fatta. Alle comunali di Fiumefreddo Bruzio (Cosenza), candidato sindaco: 673 voti, troppo pochi per vincere…».

Un genio che un anno e mezzo fa si era anche messo in testa di aiutare Oliverio.  Perché ben sapeva che la Corte costituzionale avrebbe potuto annullare leggi ed elezioni regionali e far rivotare.
E così aveva messo una buona parola con Eraldo Rizzuti, segretario regionale della Dc, per fargli ritirare il ricorso incidentale che avrebbe potuto far cadere Oliverio. Alla fine non ce n’è stato bisogno ma Paolone, come abbiamo visto, non si è certo fermato. Con l’accento sardo che gli ha lasciato in dono Cossiga e il loden da statista dei poveri è sceso di nuovo in Calabria, destinazione Cosenza, per riconquistare il Parlamento. Ovviamente da impresentabile doc. Missione impossibile?