Politiche 2022. Chi rimetterà nel tubetto il revanscismo (di Antonio Padellaro)

(di Antonio Padellaro – ilfattoquotidiano.it) – “La Meloni ti squarterà. Sei troppo stupida per vivere”, è il messaggio che Karima Moual, giornalista italiana di origine marocchina racconta, su Repubblica, di aver letto sul suo telefonino. Postato insieme alla foto di un grosso maiale “accasciato nel fango e sfigurato”.

“Sei una bambola pechinese”, è invece la frase per nulla cortese che la deputata del Pd, Marianna Madia, si è sentita rivolgere da un consigliere comunale FdI di Cerveteri”. Lungi da noi prendere spunto da un paio di orribili episodi per aggregarci ai molti che preferiscono virare sull’“allarme democratico” che scaturirebbe dalla probabile vittoria della candidata premier piuttosto che sfidarla sui temi di governo.

Non faremo di ogni erba una fascio (!) anche perché qualche segnale in controtendenza rispetto alla nomea “nera” di FdI non manca. Il deputato Giovanni Donzelli, per esempio: intervistato da Radio Rai non ha esitato a dire (se abbiamo ben compreso) che se durante il ventennio fosse stato giovane sarebbe stato un antifascista.

Dalle aggressioni verbali di cui sopra si ricava una sensazione ben più allarmante rispetto all’irrealistico ritorno in Italia di un regime ducesco, sotto mentite spoglie. Nello specchio deformante social è come se negli strati inferiori il Paese ribollisse di rabbia, un magma composito fatto di revanscismo, emarginazione sociale, esclusione politica. Da un desiderio di vendetta sulla storia covato dal 25 aprile in poi.

Una rivincita a lungo repressa e sul punto di esplodere con l’avvento della destra postfascista a Palazzo Chigi. Come un antico cratere quiescente, ma ancora attivo. Ci auguriamo che di schizzi bollenti di fango nero le cronache ne registrino sempre di meno, eppure qualcosa ci dice che non ha torto Karima Moual quando sostiene che “queste minacce sono il frutto di una lunga narrativa portata avanti dai due leader politici di destra”. Del resto, quel continuo soffiare sul fuoco della protesta e del disagio di voti ne ha ottenuti tanti. Un consenso alimentato, in parallelo, da un’altra destra ancora più convincente: quella televisiva. Con l’avvio della stagione elettorale abbiamo notato che la comunicazione politica Mediaset si è fatta più misurata e meno “populista”. Forse perché con il successo del centrodestra a un passo le fiaccolate anti-immigrati e della “gente che non ne può più” potrebbero risultare controproducenti. Sapranno Giorgia Meloni e Matteo Salvini parlare ai lori mondi – prima e dopo il 25 settembre – con gli accenti della responsabilità e della moderazione? Anche se non sarà facile rimettere il dentifricio nel tubetto.