La società Stretto di Messina tenta deliberatamente di confondere i cittadini spacciando un contributo tecnico per un via libera politico ed economico… È un’operazione pericolosa di propaganda: la realtà è un’altra e l’Europa lo ha detto chiaramente.
E’ ancora scontro sulla possibilità per il ponte sullo Stretto di essere cofinanziamento dall’Ue. Da una parte la società Stretto che rivendica la possibilità del finanziato attraverso il programma Connecting Europe Facility (Cef-T) in virtù di un accordo firmato il 21 ottobre, dall’altra il Comitato Invece del Ponte secondo cui la società continua a diffondere dichiarazioni fuorvianti.
“Si tratta di un chiara mistificazione”, secondo Invece del Ponte. Che insiste: “A smentire la Stretto di Messina è la stessa Commissione UE che lo scorso 16 luglio ha testualmente dichiarato: “Il ponte sullo Stretto di Messina, essendo un progetto interamente situato in Italia, non può essere finanziato attraverso il programma Connecting Europe Facility [i CEF-T]”. Un conto sono “studi progettuali”, un altro conto è il finanziamento dell’opera, e la società di Ciucci lo sa benissimo. E per il finanziamento del ponte i fondi CEF-T non possono essere nemmeno richiesti. SdM tenta deliberatamente di confondere i cittadini, spacciando un contributo tecnico per un via libera politico ed economico. È un’operazione pericolosa di propaganda: la realtà è un’altra e l’Europa lo ha detto chiaramente”.
Sulla vicenda anche l’avvocato Aurora Notarianni che con il Wwf sin dallo scorso anno ha seguito la procedura di finanziamento Cinea, acquisendo i relativi atti e contestando sia i requisiti di maturità che i criteri per essere definito un progetto di interesse europeo. “E’ vero quanto riferisce Pietro Ciucci sul fatto che il 21 ottobre la società Stretto e Cinea hanno firmato un accordo per lo studio di fattibilità della progettazione esecutiva per quanto riguarda la parte ferroviaria del Ponte sullo Stretto – spiega Notarianni – ma è altrettanto vero che questa proposta ha una data di inizio, il primo febbraio 2024, e una durata di 23 mesi che scadranno dunque il prossimo 31 dicembre 2025. Si tratta di un finanziamento che grava su fondi del Pnrr che decorsa questa data non potranno più essere utilizzati.
Ma c’è di più: la risposta di Apostolos Tzitzikostas a nome della Commissione europea anticipava già il 28 marzo del 2025 la necessità che la Stretto di Messina garantisca il rispetto delle norme di aggiudicazione degli appalti e le altre disposizioni, in particolare quelle sulla valutazione di impatto ambientale del progetto e sulla conservazione degli habitat naturali e delle specie protette. Elementi che la Stretto non è stata nelle condizioni di osservare tanto che è stata necessaria la delibera Iropi del governo per superare la valutazione di incidenza negativa sulle are protette e il decreto infrastrutture, la cui conversione in legge è avvenuta proprio oggi, per determinare il costo dell’opera stimata in 13,5 miliardi, somma che supera i vincoli Ue di spesa.
“Di certo – conclude Notarianni – questo progetto non ha alcun interesse europeo considerato che il cosiddetto corridoio scandinavo mediterraneo vede la Sicilia non adeguata in tutta la sua estensione agli standard previsti, come si evince dalla cartina pubblicata nello Scandinavian Mediterranean)”.









