IL ponte sullo Stretto entra nella campagna elettorale di Salvini per le Europee ma quella del ministro sembra sempre più un azzardo elettorale che la programmazione di un’opera definita “strategica” sostenuta da evidenze e coperture economiche.
Non ci sono infatti solo le contestazioni sulla sostenibilità ambientale dell’opera così come quelle sulla reale necessità dell’infrastruttura rispetto alle vere emergenze del territorio. Ora arriva anche il no della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che non considera prioritarie le richieste fissate dal ministro in queste settimane in vista delle prossima legge di bilancio. Nella manovra fiscale da 25-30 miliardi da far partire a metà ottobre e concludere entro il 31 dicembre “non ci sono i fondi per tutto”.
Secondo la premier non sono una priorità – scrive La Stampa – il ponte sullo Stretto, i Lep (livelli essenziali di prestazione), il disegno di legge che reintroduce le Province e la riforma delle pensioni Quota 41.
Non lo sono per i costi che comportano e che graverebbero sulla manovra fiscale con cui il governo assegna gran parte dei fondi e indica le misure più importanti per il nuovo anno.
Dichiarazioni che non hanno scalfito le aspirazioni del leader della Lega. “La prossima campagna elettorale vorrei prepararla con i risultati che porto in dote agli italiani, non con gli slogan – ha dichiarato alla a kermesse organizzata da affaritaliani.it – Con il nuovo codice della strada, quindi, con il nuovo codice degli appalti, con il ponte sullo Stretto di Messina, la Tav, le strade, il rafforzamento del sistema portuali, e questo da ministro delle Infrastrutture. Ma tra gli obiettivi centrati vorrei che ci fosse anche l’autonomia differenziata e l’elezione diretta del presidente del Consiglio”.
Ma al di là dei proclami e delle date che Salvini mette nero su bianco – come il progetto esecutivo entro il 31 luglio del 2024 – restano ancora troppi dubbi sull’opera.
Alla realizzazione non credono neanche coloro che si dichiarano contrari ma temono ulteriori sprechi di risorse pubbliche in stipendi per la Stretto di Messina e i più pessimisti anche la posa della prima pietra, entro la prossima estate, che potrebbe rimanere unica e tombale.
La battaglia si sposta dunque in Parlamento per contrastare la conversione in legge dell’articolo 14 del decreto n. 104 con cui il governo ha escluso il limite al compenso dei dirigenti e dipendenti della società Stretto di Messina. anche cumulabili con le pensioni. La stessa norma prevede che gli aumenti di capitale della Stretto possano avvenire senza il pagamento di imposte dirette, indirette o altre tasse. In autunno è prevista inoltre una nuova manifestazione di protesta che dai movimenti no ponte cittadini ma che dovrebbe coinvolgere associazioni e comitati a livello nazionale.