Capitolo 9 “Lo Stretto di Messina e le ombre sul rilancio del Ponte”
Impatti su paesaggio e ambiente e conflitti con la Pianificazione Paesaggistica
di Alberto Ziparo, docente di Pianificazione Urbanistica presso l’Università di Firenze
9.1 Le caratteristiche e la gestione del Paesaggio dello Stretto, “un’opera d’arte naturale tra le più suggestive del mondo”, sono descritte e presentate soprattutto nella Relazione Paesaggistica e nel Quadro di Riferimento Ambientale –sez. paesaggio-allegato al SIA, che si sofferma anche sugli impatti (Rel. Paes. Cal.VIA … AM002; Rel. Paes. Sic. VIA … AM016; SIA,QRAmb,Paesaggio VIA..AM290).
Nelle presenti Osservazioni avanzeremo rilievi su diversi aspetti, strutturali, culturali e normativi, legati al trattamento del tema paesaggio nel corpo della documentazione del PD (Progetto Definitivo), come aggiornato nel 2012.
Dapprima ci soffermeremo sulla rappresentazione del Paesaggio dello Stretto proposta dal Progetto Definitivo del Ponte e Allegati, per quanto riguarda i “caratteri strutturali, qualificanti e connotanti”, (Gambino, 1996), nonché il suo eco- funzionamento.
Indagheremo quindi sulle relazioni del Progetto con il sistema delle tutele, inteso non solo come quadro di vincoli normativi da rispettare, ma come capacità di interazione con la stessa struttura eco- paesaggistica del contesto interessato.
Leggeremo anche gli impatti delle varie scale legando le trasformazioni e gli stravolgimenti che il progetto induce nel contesto, ai caratteri paesaggistici e al funzionamento più generale del sistema ambientale e territoriale dello Stretto. In questo quadro avanzeremo rilievi rispetto al “nuovo assetto territoriale e paesaggistico” prefigurato dal progetto.
9.2 Nel descrivere il Paesaggio dello Stretto, il Progetto Definitivo del Ponte –come già avveniva nel Preliminare- pure forte di doviziosa documentazione appositamente compilata –manca di una interpretazione olistica, complessiva e integrata dell’Area, che, ove presente, indirizzerebbe molte scelte e faciliterebbe non poco l’interpretazione della compatibilità e coerenza del sistema di scelte legate al progetto, rispetto ai caratteri del sistema eco- paesistico.
Non si riscontra in nessuna parte del progetto, né nella documentazione appositamente dedicata al paesaggio, la visione del contesto dello Stretto, pure proposta da molta letteratura, quale” ambiente eccezionale esito di un shock tettonico, con il distacco di due terre prima unite e l’incontro di tre mari prima separati” (La Cava, 1974).
Da questa semplice considerazione, presente in tanta letteratura scientifica (Berdar, Riccobono 1986; per un compendio Pieroni, 2000) deriva una rappresentazione fertile dell’assetto eco-paesaggistico dell’area “basato sui due pilastri Aspromontano e e Peloritano, i cui primi rilievi settentrionali costituiscono le colonne portanti del sistema” (Gambi, 1961), relazione che lega lo specchio d’acqua dello Stretto ai due massicci, tramite l’elemento chiave costituito dalle fiumare fino alla cimosa litoranea, appena più allargata della fascia costiera, su cui sono sorti gli insediamenti che oggi la ingombrano quasi totalmente.
Il Progetto Definitivo del Ponte smarrisce tale scenario, di cui forse non ha mai avuto contezza, e propone invece visioni incrementali, assemblaggi di configurazioni locali distinte. In tali quadri prevalgono talora gli aspetti eco- morfologici, talaltra quelli socioinsediativi : al di là degli approfondimenti –sempre utili- sui caratteri eco- morfologici di svariati contesti locali, emergono e traspaiono qua e là i frammenti residuali del “modello di sviluppo per poli industriali ed infrastrutturali” proposto qualche decennio addietro dal “Progetto 80” (Pieroni, 2000), in cui lo Stretto perdeva i suoi caratteri eco- morfologici,oltre che, spesso, culturali, per assumere i connotati di “spazio socio- territoriale vuoto” da “riempire” con grandi operazioni a forte impatto economico e territoriale (Schachter et al., 1997).
Tale “vizio d’origine” nella lettura del paesaggio dello Stretto, penalizza l’intera gestione degli aspetti eco- paesaggistici all’interno del PD.
9.3 Il Progetto Definitivo del Ponte effettua una compilazione tendenzialmente accettabile degli strumenti di pianificazione, nella fattispecie anche paesaggistica.
Vengono riportati sintesi e stralci delle Linee Guida del Piano Territoriale Paesaggistico Regionale della Sicilia, con valenza strategica e di indirizzo, nonché del Piano d’ambito 9 “del Messinese” con normativa anche prescrittiva di dettaglio per l’area oggetto degli interventi.
Per la sponda calabra viene ampiamente sintetizzato il Quadro Territoriale Regionale a valenza Paesaggistica con ripresa delle indicazioni strategiche e normative, nonché del documento preliminare del Piano Territoriale Provinciale Paesaggistico (è citato, ma non è stato assunto invece il documento finale pure approvato nel marzo 2011). Il documento finale, approvato del QUADRO TERRITORIALE REGIONALE PAESAGGISTICO della Calabria è invece stato approvato definitivamente nel 2016.
Il riferimento agli strumenti suddetti risulta peraltro vano: già la documentazione esistente all’atto di redazione del PD, infatti, avrebbe potuto fornire allo stesso importanti inquadramenti sia strutturali, che strategici, che normativi, per l’ elaborazione. Bastava tenerne conto.
Dal punto di vista strutturale sarebbe stato importante cogliere dalla Pianificazione Paesaggistica esistente gli elementi di base dell’ armatura eco- paesaggistica dell’Area (v. sez. precedente) con il ruolo chiave giocato da ambedue le sponde del rapporto tra il “massiccio interno portante”, rispettivamente Aspromonte e Peloritani, e lo “specchio d’acqua semi chiuso”, costituito dallo Stretto.
Ancora sarebbe stato peculiare cogliere il ruolo centrale, di relazione e di strutturazione eco-spaziale, delle fiumare che dei due “massicci”, conformano i grandi versanti fino allo stretto; disegnando la stretta cimosa in cui si sono dapprima fermati e poi allungati gli insediamenti, in primis i principali, Messina e Villa San Giovanni.
Dal punto di vista strategico, la Pianificazione Paesaggistica tutela e rilancia i capisaldi dell’ecosistema dello Stretto, con operazioni normative e progettuali di conservazione, riqualificazione, fruizione, valorizzazione. Prospettando quello “Stretto sostenibile” i cui primi programmi sono oggi realtà (Fera, Ziparo, eds., 2016).
Dalla parte siciliana già le Linee Guida del PTP Regionale notavano la necessità di tutelare gli elementi portanti del sistema paesistico, ripristinando un disegno del territorio che ne fosse il portato e prospettando, in questa logica, operazioni di ricucitura degli apparati paesistici e degli ecosistemi, nonché dei cicli eco- energetici, rimarcando in questo senso le nuove direttrici di recupero e ristrutturazione del nucleo urbano messinese. Il piano di ambito, con i suoi “paesaggi locali” fornisce gli scenari di riferimento, per i diversi contesti interessati, compresa l’area investita dal progetto, che ne avrebbe ricavato utili criteri di inquadramento.
Anche dalla parte calabrese, il QTR/P ed il Piano Territoriale Provinciale a Valenza Paesaggistica fondano il loro disegno strategico sulle strutture eco- paesaggistiche portanti: Aspromonte – fiumare – coste.
È attorno all’affermazione, con tutela e riqualificazione, degli elementi strutturanti dell’armatura che avviene il processo di recupero ambientale, ricucitura degli apparati paesistici e blocco del degrado. Dovuto non solo ai processi di cementificazione e consumo di suolo, ma della letterale “negazione” dello scenario di riferimento eco- paesaggistico da parte dei processi di antropizzazione e urbanizzazione.
Il degrado è evidente da ambedue le sponde, ma mentre sui versanti “peloritani” emerge soprattutto in episodi “eccezionali”, sulla sponda calabrese assume i tratti della continuità, fino al dissesto permanente, specie negli intorni dei cantieri relativi alla ristrutturazione dell’ Autostrada.
Anche la Pianificazione calabrese dispone di uno strumento che sostanzialmente prospetta lo “scenario paesaggistico locale”, il Piano di Ambito. Il QTR/P approvato, anche in attesa della pianificazione di ambito, tuttavia prospetta gli scenari di riferimento per gli ambiti paesaggistici, specie quelli “a tutela speciale” (in questo caso per presenza di “Bellezze Naturali d’Insieme”), come quelli del “Reggino” e della “Costa Viola” che interessano l’area investita dal progetto del Ponte e che ne avrebbero quindi potuto costituire i criteri- guida.
Purtroppo il PD del Ponte propone operazione affatto diversa: disegna una sorta di nuovo “sistema progettuale” dell’area (non previsto da alcuna istanza normativa) con un “sistema di progettiintegrati” che esaspera, invece che correggere, i conflitti tra struttura insediativa e armatura eco- paesaggistica.
Il PD addirittura consolida le due “città estese e lineari”, parallele alla costa e indifferenti al frame paesistico, ampliando quindi rischi di degrado e dissesto, da consumo di suolo e localizzazioni incompatibili.
Il progetto è dunque “avulso” dallo stesso paesaggio individuato ed analizzato: l’errore metodologico (“assenza di interazioni, con discontinuità tra analisi e progetto”) già rilevato comporta tali contraddizioni.
Ma probabilmente lo scenario “antipaesistico” prospettato dal PD è, rispetto al proponente, l’unico possibile, in quanto organico al modello- ponte.
9.4 Il PD compila anche il sistema dei vincoli teso a favorire la tutela paesaggistica. Sul piano dell’assunzione della normativa la documentazione progettuale –come già accennato- contiene tuttavia due gravi lacune: per quanto riguarda la Sicilia, il progetto acquisisce istanze progettuali e normative delle Linee Guida Regionali e del Piano Paesaggistico di Ambito; salvo però ignorare vincoli e prescrizioni dello stesso piano, che in diverse aree interessate dal progetto del Ponte prevede vari gradi di tutela e spesso l’ “inedificabilità assoluta”. Il dettato normativo del piano è ridotto qui a pura declaratoria che viene aggirata, elusa e spesso obliterata delle scelte e dai contenuti progettuali.
Per quanto riguarda l’apparato normativo allegato alla strumentazione dipiano calabrese esiste una lacuna ancora più grave: nonostante sia stato completato nel luglio 2011 il PD del Ponte non contempla il documento finale del Piano Territoriale Provinciale a Valenza Paesaggistica di Reggio Calabria, che –approvato nel marzo 2011, quindi antecedentemente al PD contiene regole cogenti e vigenti per i contesti paesaggistici investiti dal progetto. Peraltro gran parte della normativa insistente sull’area era vigente, ai sensi del Decreto 42/04 e del suo “Recepimento” della Regione Calabria, con Nota oggetto d’ Intesa e di Protocollo tra la stessa Regione e il MBAC, siglato il 24/12/09, e Presa d’Atto Ministeriale del “Recepimento”.
Il PD si limita ad annotare vincoli e prescrizioni, salvo ignorarli in fase di sistema progettuale.
Nell’aggiornamento 2012, il PD sostanzialmente ammette la circostanza presentando un sistema di interferenze tanto continue quanto ampie e gravi, tali da descrivere l’incompatibilità del Ponte e dello scenario progettuale che gli ruota attorno rispetto ai caratteri ecopaesaggistici dello Stretto. Peraltro la circostanza è ammessa dallo stesso progetto: nella tabella riassuntiva degli impatti paesaggistici prevalgono le categorie di impatto “elevato” ed “importante”, anche postmitigazione.
In questo senso le Osservazioni Critiche avanzate anche dalla Commissione VIA appaiono addirittura rafforzate oggi.
Non è invece soddisfatta -e rimane inevasa- la richiesta di verificare con rappresentazioni opportune le interferenze tra il progetto ed il sistema vincolistico, le relative figure –pure previste nella relazione paesaggistica- non esistono.
Vale ribadire che il mancato rispetto della normativa paesaggistica, di cui alla strumentazione di piano regionale (diretta o d’emanazione) equivale alla “mancata intesa” (v. pronunciamenti della Consulta sulla “necessaria intesa” Governo- Regioni per la L. 443/01 e altre leggi “di emergenza”).
È singolare- e forse involontariamente assai ironico- il dato per cui il PD del Ponte ignora e oblitera vincoli e norme paesaggistiche e successivamente propone un modello di Valutazione a scala ordinale, con cui dovrebbe dimostrare “compatibilità e coerenze” di scelte affatto diverse dai dettami normativi di cui alla tutela paesaggistica, con quella stessa istanza di gestione paesaggistica, il “Vincolo”, che di fatto nega (cfr, “SIA – -quadro di Riferimento ambientale –Paesaggio “cod.VIA …. AMO290).
9.5 Un progetto che “nega e ignora” la reale armatura eco-paesaggistica del contesto cui si riferisce non può che comportare impatti assai gravi: è questo il caso del PD del Ponte.
Tutto il sistema progettuale relativo al “Nuovo Assetto” comporta trasformazioni e stravolgimenti: il sistema che sulla sponda calabra va dai nuovi collegamenti viari e ferroviari, allo stesso Centro Direzionale, alla pilastratura (due piloni alti adesso quasi 400m), al contrafforte, alle opere propedeutiche, connesse e compensative, quindi alla trave e al reticolato di cui al Manufattoprincipale e di nuovo ai pilastri, i contrafforti, i collegamenti (in cui spicca la Nuova Panoramica),le nuove strutture di parte messinese (compresa nuova stazione) è un sistema tale da “cambiare i connotati di quella straordinaria Opera d’arte Naturale costituita dallo stretto di Messina”.
Vale la pena qui riprendere e sottolineare ancora l’aporia di un modello spaziale estraneo ai caratteri strutturanti, qualificanti e connotanti del sistema eco- paesaggistico, che tra l’altro rilancia un modello territoriale obsoleto e già fallito e, dal punto di vista percettivo, trasforma radicalmente lo scenario dello Stretto. I quasi 1.5 milioni di metri quadri di paratia verticale, costituiti dal sistema Piloni – Trave – Asse di Attraversamento rompono infatti l’unitarietà e la continuità scenografica del contesto: lo Stretto si trasforma in una Baia, con una parte sud (Lungomare di Messina – Fronte sud del Ponte – Costa Villese e Reggina) e una parte Nord (litoraleGanzirri / Pellaro – Fronte nord del Ponte – Costa Viola). L’impatto non è solo estetico- percettivoo ambientale, ma presenta profondi risvolti sociali, collettivi e individuali, che colpiscono gliabitanti dell’area e squalificano non solo l’ambiente, ma anche e soprattutto la cultura, la storia, la memoria, l’immaginario evocato dall’attuale scenario dello Stretto di Messina (Pieroni, 2000; Liotta, 2002).
Nell’analisi degli aspetti estetico- percettivi, che fruisce anche di tecniche di lettura dell’ intervisibilità costiera, tese a giustificare le scelte progettuali e a determinare le compatibilità degli elementi del sistema- ponte con il paesaggio dello Stretto, non c’è traccia di simili considerazioni, che peraltro ineriscono impatti che sono differentemente percepibili alle diverse scale, ma appaiono sempre gravissimi, prospettando danni irreversibili al paesaggio.
Anche sugli aspetti che qui trattiamo, l’analisi d’impatto tenta di “giocare al ribasso”: non essendo parte integrante del SIA il Manufatto principale, il Ponte viene spesso lasciato sullo sfondo per focalizzare invece sulle opere connesse, oggetto di SIA.
Questo permette di occultare più agevolmente la gravità degli impatti complessivi. Tuttavia riflettere sugli effetti ambientali di alcune tra le principali “opere connesse” permette interpretazioni significative anche circa le conseguenze complessive sul sistema paesaggistico.
La “grandissima distanza fino all’estraneità” degli elementi del nuovo progetto del tessuto ecopaesaggistico esistente riguarda sostanzialmente tutto il sistema progettuale integrato, ruotante attorno al PD, quindi interrelato al “modello-ponte”.
9.6 Oltre all’incompatibilità, già colta nelle sezioni 2 e 3 che riguardano l’obsolescenza e l’inadeguatezza, socio- culturale oltre che eco- paesaggistica del modello “di sviluppo a poli” richiamato dal sistema- ponte (che può rilevarsi da un’osservazione “dall’alto”), adesso si deve considerare quelle dovute alla negazione fino all’obliterazione, o –nel migliore dei casi- dalla distanza fino all’estraneità, degli elementi progettuali rispetto alle strutture paesaggistiche del contesto, una circostanza che ricorre nel dettaglio del singolo elemento, componente locale, come per gli aspetti del sistema di Area Vasta. Attorno al Ponte l’apparato concettuale prospettato tende a disegnare una “nuova configurazione dello Stretto di Messina”,mutandone prioritariamente –fino alla trasformazione irreversibile ed allo stravolgimento- i connotati estetico- morfologici ed ecoterritoriali. Nessun beneficio socio- economico, anche assai vasto, giustificherebbe gli infiniti costi e danni legati a simili processi: figurarsi una proposta programmatica ormai sostanzialmente inutile, e di per sé costosissima, quale l’Attraversamento Stabile.
9.7 L’impatto paesaggistico è aggravato dalle “nuove soluzioni” previste dall’aggiornamento 2012 al PD –per la posa in discarica ed il riutilizzo di materiali di scavo. Esse riguardano nuove cave, pontili e ripascimenti sulla sponda siciliana, e l’interessamento di aree anche assai distanti dal sito dello Stretto sulla sponda calabra. Gli impatti di tali “nuovi elementi progettuali” sono analizzati specificamente in altre parti del presente lavoro (v. indagini idrogeologiche, ecosistemi, cantieri di cava e discarica) tuttavia in questa sede è necessario sottolineare come le nuove “soluzioni” proposte inducano nuovi impatti ambientali e paesaggistici in aree prima non interessate da alterazioni.
9.8 Si aggiunga, infine, per fornire ulteriori elementi critici puntuali che nella Relazione paesaggistica (Ambiente – AMV002) al punto 4.2 intitolato “Il nuovo Quadro Territoriale Regionale a valenza paesistica” riferito esplicitamente al Documento Preliminare del QTR approvato con DGR 113/2012 si fa riferimento invece alle previsioni, alle tavole e agli stralci PAT“Piano di Assetto del Territorio” e del Piano Paesaggistico Regionale e alle Norme Tecniche di Attuazione (da pag. 132 a pag. 153) inerente il QTR/P approvato con DGR 10/10 ritirato dalla nuova Giunta regionale nell’aprile 2010; quindi sono stati descritti i contenuti di un piano che èstato annullato.
Al punto 4.3 “il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale” si ignora la sua adozione in Consiglio provinciale avvenuta con DCR n. 15 del 4/04/2011 e di conseguenza tutti i contenuti progettuali normativi, che non vengono citati e non vengono utilizzati nelle attività di valutazione di interazione, impatti, coerenza.
Si segnala infine che non è stato fatto alcun riferimento, nella valutazione delle interferenze, alla tavola di progetto “Rete Ecologica”del PTCP, una tavola di sintesi di tutte le risorseambientali da tutelare e valorizzare, che include nella Rete Ecologica Provinciale ecosistemi ed ambiti importantissimi.