Sono oramai passati più di 65 anni dalla prima “idea” di costruire un ponte sullo Stretto di Messina per collegare l’isola alla penisola. Da allora i sostenitori dell’opera non si sono mai fermati, proponendo ai diversi governi, nel corso degli anni, la realizzazione del mega progetto. Ma è nel lontano 1981 che “dalla parole si passa ai fatti”, siamo sul finire della VIII legislatura: 20 giugno 1979 / 4 maggio 1983. In questa legislatura, che passerà alla storia come la stagione del pentapartito (DC-PSI-PSDI-PRI-PLI) furono costituiti ben sei governi. Ed è proprio nell’81 che l’allora governo guidato da Spadolini dà l’ok per la costituzione della “Società Stretto di Messina SPA”. La società dovrà occuparsi della progettazione e della realizzazione della più grande opera pubblica mai concepita prima.
Ma più che occuparsi di questo in breve tempo la Società diventa il bancomat privato di molti politici, massomafiosi, e di tanti professionisti/prenditori. Per quasi 32 anni la Società, senza mai produrre niente di concreto, riesce a spendere la mega cifra di un miliardo di euro.
La Corte dei Conti ha calcolato che la Società Stretto di Messina SPA ha speso dal 1981, anno della sua costituzione, al 2013, anno della decisione di liquidarla, 958.292 milioni di euro. A questi vanno sommati altri sei milioni dal 2013 al 2016.
Un miliardo di euro spesi per alimentare la malapolitica senza aver mai “posato” una sola pietra.
Erano un po’ di anni che non se ne parlava più del ponte sullo stretto, sembrava sparito dai radar di certi politici, ma l’arrivo dei denari europei post pandemia ha riacceso le ingordigie e le speranze dei tanti che con questo progetto c’hanno mangiato a più non posso.
A dare loro una speranza la solita capra che i calabresi hanno deciso di far diventare presidente della Regione. Jole sa bene che una occasione così non capiterà mai più: se mai dovesse passare la sua proposta già fatta propria dalla commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni che, su proposta di Sicilia e Calabria, ha inserito il progetto di realizzazione del Ponte sullo Stretto nel Piano straordinario per le di infrastrutture, arriveranno in Calabria, per gli amici degli amici, fiumi di denaro. Denaro facile da distrarre vista la grandezza dell’opera. Un oceano di fatture e carte dove si può imboscare di tutto. Una marea di subappalti da distribuire alle solite ditte amiche. Un’ondata di consulenti e progettisti da scegliere tra i soliti amici degli amici. È questo quello che più interessa Jole: distribuire soldi agli amici degli amici. E il ponte sullo Stretto è la miglior risorsa da sfruttare. La stima aggiornata dell’investimento complessivo, all’oggi, è di quasi 10 miliardi di euro. Denaro destinato a lievitare in corso d’opera che nessuno è in grado di quantificare.
Per costruire questo ponte che non vuole nessuno, tranne la ‘ndrangheta, le imprese colluse, la politica corrotta, e la oramai sempre presente massomafia, non basteranno 30 anni, anche se i progettisti parlano di 6 anni. Ma tutti sappiamo come vanno le cose in Italia. Vedi la Salerno- Reggio Calabria.
Con il rilancio dell’idea della costruzione del ponte sullo stretto da parte di Jole, sembra di essere ritornati ai bei tempi di Berlusconi presidente del consiglio che spacciava quest’opera come necessaria per lo sviluppo del Sud, e lo diceva a due regioni (Sicilia e Calabria) dove le infrastrutture “interne” sono pressoché inesistenti, convinto di trovare accoglienza nell’opinione pubblica che invece si è dimostrata contraria all’opera, individuando come priorità di intervento altri capitoli: dissesto idrogeologico, collegamenti infrastrutturali interni, ferrovie, autostrada, porti, aeroporti, strade di ogni ordine e grado.
Lo spirito di emulazione berlusconiano messo in campo da Jole è evidente, e gli argomenti usati, come lavoro e sviluppo, riflettono pari pari la solita squallida retorica forzaitaliota. Ma anche questa volta, se mai dovesse passare questo abominio, così com’è successo ai bei tempi del Berlusca, i calabresi che hanno a cuore la propria terra si riorganizzeranno in comitati e associazione per fermare la costruzione di quello che si annuncia come il più grande scempio ambientale di tutti i tempi. Una opera che non ha nessuna utilità e nessun risvolto economico e produttivo sul nostro territorio: l’unico sviluppo che promette il ponte è quello di “sviluppare” ancora una volta il portafoglio dei soliti massomafiosi, oramai padroni della nostra Regione, e l’unica cosa che unirà sarà la paranza calabrese con quella siciliana.