Il reportage dal ponte di Akashi del geologo Mario Tozzi pubblicato su “La Stampa” di ieri, ha alimentato un ampio dibattito e per fortuna ha dato una serie di fortissime mazzate a, Salvini e ai suoi sempre meno convinti seguaci. E ha reso legittime una serie di domande relative al ponte sullo Stretto. Sintetizzate in un post dallo stesso Mario Tozzi.
IL PONTE SULLO STRETTO E LO SPETTRO DEL VAJONT (https://www.iacchite.blog/mario-tozzi-il-ponte-sullo-stretto-e-lo-spettro-del-vajont/)
1. Serve ai pendolari ME-RC (alcune migliaia al giorno) che ci metteranno più tempo, complessivamente, rispetto all’aliscafo, dovendo uscire e rientrare e cercare parcheggio?
2. Serve in generale visto che gli attraversamenti sono circa 20.000/giorno e forse avrebbe senso con 100.000?
3. Incrementare il traffico su gomma è una buona idea?
4. Ci sarà la ferrovia, visto che sui due più lunghi ponti sospesi del mondo, che saranno superati da questo, non c’è?
5. Quando si terrà il dibattito pubblico codificato e ufficiale indispensabile per opere del genere?
6. È corretta la M 7,1 Richter di riferimento o dovrebbe essere fatto per resistere a terremoti più forti, visto che non possiamo sapere se il prossimo avrà M maggiore?
6. Infine a cosa serve se non ristrutturi prima la rete dei trasporti locali e se non risistemi antisismicamente RE e ME? Con un sisma, anche più debole di quello di progetto le due città sarebbero distrutte, e il ponte, che forse reggerà, unirebbe due cimiteri, è cosa buona e giusta?
Non serve l’ideologia, ci vogliono buon senso e scala delle priorità.