Ponte sullo Stretto, Meloni fa saltare il regalo di Salvini a Ciucci

di Carlo Di Foggia e Giacomo Salvini

Fonte: Il Fatto Quotidiano

La combo è casuale, ma sufficiente a complicare i piani di Matteo Salvini per il Ponte sullo Stretto di Messina. Palazzo Chigi ha infatti deciso di fermare la norma che escluderebbe per tre anni Stretto di Messina, la società concessionaria incaricata di realizzare l’opera, da quelle pubbliche a cui si applica la spending review. La mossa è arrivata ieri nelle stesse ore in cui la segretaria Pd, Elly Schlein, e i leader di Alleanza Verdi e Sinistra Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli annunciavano di aver depositato un esposto alla Procura di Roma sulle presunte “opacità”del metodo con cui la società presieduta da Pietro Ciucci (e il ministero delle Infrastrutture) sta gestendo la revisione del progetto del 2011.

LA NORMA bloccata da Chigi, rivelata dal Fa t t o , è prevista da un emendamento al decreto Milleproroghe in discussione alla Camera. Formalmente è firmato da alcuni deputati leghisti ma è una precisa richiesta di Ciucci scritta direttamente dagli uffici di Salvini. In sostanza fa slittare (per ora) al gennaio 2027 l’inserimento di Stretto di Messina nell ’elenco dei soggetti pubblici stilato dall’Istat a cui si applica la spending review. Parliamo di norme che impongono riduzioni di spese anno per anno: consulenze, emolumenti, consumi, gettoni per gli organi collegiali, ma anche disposizioni per la trasparenza dei bilanci e la gestione del debito. Sdm ha spiegato che la ragione è solo tecnica, visto che la società è tornata operativa solo a giugno scorso grazie al decreto di Salvini che a marzo 2023 ha fatto rinascere il progetto del ponte dopo lo stop voluto dal governo Monti nel 2012. La portata, però, è molto più ampia, visto che la deroga è per ben tre anni e non prevede eccezioni se non “gli obblighi di comunicazione dei dati rilevanti in materia di finanza pubbli ca”: tutto il resto dei limiti, insomma, salta, compreso quello agli stipendi per i vertici, Ciucci compreso, che già prendono il massimo possibile (240 mila euro annui) grazie a un’a ltra deroga voluta da Salvini.

Se passasse l’ultima modifica, in teoria, gli stipendi potranno salire ancora. Vale la pena di ricordare che grazie a una serie di modifiche parlamentari, Sdm è stata di fatto resa un unicumtra le società pubbliche: niente tetto agli stipendi per dipendenti e consulenti, niente limiti di cumulo tra emolumento e pensione e la possibilità di derogare a tutte le norme per il reclutamento del personale, gli obblighi di trasparenza e gli obiettivi di performance.

Su indicazione di Palazzo Chigi l’emendamento è stato accantonato e ieri non è stato votato. Visti i tempi, solo un intervento del governo (che può presentare modifiche in ogni momento) può salvarlo. La questione, che è ormai uno scontro tra amministrazioni, sarà affrontata nel pre-Consiglio dei ministri di giovedì. Già a marzo scorso, su input del Sottosegretario Alfredo Mantovano, braccio destro di Meloni, il decreto di Salvini era stato fermato per diverse settimane.
La mossa, come detto, è arrivata mentre Schlein, Fratoianni e Bonelli annunciavano l’esposto, depositato il primo febbraio, promettendo battaglia su “un’opera sbagliata, anacronistica e dannosa”.

IL DOCUMENTO segnala ai pm diversi “profili di opacità”, a partire dalle tempistiche bizzarre della relazione che il costruttore Eurolink, il consorzio guidato dalla Webuild di Pietro Salini, deve produrre per aggiornare il progetto definitivo del 2011.
Webuild ha detto di averla consegnata a Sdm il 30 settembre, cioè il giorno dopo aver firmato l’atto negoziale con Sdm che avrebbe dovuto normare la procedura. Una tempistica irreale che ha spinto Ciucci a chiarire che il mandato era stato dato già da giugno. Impossibile verificarlo visto che manager e ministero hanno negato gli atti a Bonelli, cioè a un deputato. I tre leader chiedono di indagare anche sugli incontri di Salvini e Ciucci con l’ex ministro Pietro Lunardi, padre dell ’opera, avuti prima della scrittura del decreto e rivelati da Report e ricordano gli allarmi lanciati dall’Anac e i rialzi in Borsa di Webuild a ridosso del decreto oltre alle criticità del progetto già segnalate nel 2011 dal vecchio comitato scientifico di Sdm (quello nuovo è presieduto da un “amico di famiglia” di Lunardi…). “Il partito dei NO è senza vergogna: usano i tribunali per fermare l’opera. La sinistra se ne faccia una ragione: si farà”, ha replicato Salvini.