di Lorenzo Giarelli
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Il Ponte sullo stretto si presta molto bene a un classico quiz da enigmistica sotto l’ombrellone. Chi lo ha detto? Frase numero 1: “Pronti a mettere soldi pubblici per il Ponte sullo Stretto”. Frase numero 2: “Non vorrei spendere qualche miliardo per un ponte in mezzo al mare quando sia in Sicilia che in Calabria i treni non ci sono”. Due opzioni: la Lega o il Pd. Il problema è che la risposta esatta è il contrario di quella che ci si aspetterebbe dal dibattito pubblico di questi giorni: la prima frase è infatti di Graziano Delrio, ex ministro dei Trasporti Pd, 1 ottobre 2016.
La seconda nientemeno che di Matteo Salvini , principale sponsor del Ponte ma all’epoca (sempre 1 ottobre 2016) fiero oppositore dell’opera .
Se già di suo la politica muta d’accento e di pensiero, sul Ponte le piroette sono molteplici. Il nome di Delrio è tornato attuale perché proprio ieri Repubblica lo ha intervistato in quanto critico sul via libera ricevuto dall’inf rastruttura al Cipess: il deputato dem spiega di essere perplesso non in generale, ma sull ’attuale progetto, per i costi eccessivi e la scarsa trasparenza. Ma lui, come il resto del Pd renziano, una decina d’anni fa provò a realizzare il sogno berlusconiano.
E si arriva perciò alle piroette di Matteo Renzi. Nel 2012 è contrario: “Continuano a parlare dello Stretto di Messina, ma io dico che gli 8 miliardi li dessero alle scuole, li mettessero nelle cose concrete invece che nelle opere faraoniche ”. Nemmeno quattro anni più tardi, Renzi è al governo e cambia idea: “Il Ponte diventa strumento per unire Milano e Palermo con il Tav, nonché Calabria e Sicilia. Non è che perché lo ha detto Berlusconi è sbagliato”. Certo deve “arrivare dopo la banda larga ”, ma porterebbe “100 mila posti di lavoro”.
Guarda caso, a rispondergli in quei giorni è Salvini, ancora in versione antagonista accanto ai comitati ambientalisti: “Noi preferiamo partire dalla vita reale prima del Senato, della legge elettorale, del Ponte sullo Stretto”.
SONO I MESI di un Salvini scatenato. La svolta nazionale della Lega è ancora agli albori e in più la tradizione bossiana non aveva certo avuto il Ponte sullo Stretto come primo pensiero. Ancora nel 2012, l’allora capogruppo Lega Nord in Commissione Ambiente, Manuela Lanzarin (oggi assessore di Luca Zaia in Veneto), diceva: “Il Ponte sullo Stretto è inutile. Ci sono infrastrutture ben più urgenti e importanti da realizzare nei nostri territori ma il governo continua a interessarsi solo ed esclusivamente del Sud”.
La linea resta quella ancora per qualche anno, ribadita da Salvini in un celebre collegamento con Myrta Merlino nel 2016:
“Ci sono parecchi ingegneri che dicono che il ponte non sta in piedi. Facciamo funzionare i treni, che da Trapani a Ragusa ci mettono 10 ore e mezzo”. Spoiler: oggi, con lui ministro, ce ne vogliono pure di più. “Aveva ragione Renzi – scandiva Salvini – quando era un altro Renzi, nella vita precedente, quando diceva: ‘Quei soldi usiamoli per le scuole’ ”. Chissà cosa pensa oggi Salvini della sua, di vita precedente.
C’è da dire che per entrambi le cose cambiano intorno al 2020, quando le convergenze tra i due Matteo si fanno sempre più insistenti, a dispetto di un’apparente contrapposizione. L’obiettivo di mandare a casa il governo Conte li accomuna e quando Renzi, a inizio 2021, pone le sue condizioni al premier, inserisce anche la realizzazione del Ponte sullo Stretto, per altro con un’argomentazione bizzarra: “Costa meno farlo che non farlo”.
I 5Stelle sono da sempre contrari, ma un viceministro, il siciliano Giancarlo Cancelleri, s’innamora del progetto: “Non so se è una priorità, ma penso a tutti i siciliani che mi chiedono perché l’alta velocità arriva solo fino a Reggio Calabria. Se vogliamo diventare un Paese più forte dobbiamo colmare il gap tra Nord e Sud”.
DI LÌ A POCO Cancelleri migrerà in Forza Italia. Ma a quel punto per Salvini è già tutta discesa, perché la Lega torna al governo con Draghi e poi vince le elezioni col resto del centrodestra nel 2022. A Salvini tocca metter via per sempre la felpa no-ponte, ma la dichiarazione del 24 ottobre 2022 è degna di un bug del Truman Show, uno di quelli errori di sistema che svelano una fregatura : “Costa di più non fare il Ponte che farlo. Creerebbe 100 mila posti di lavoro”. Quale dei due Matteo?









