di Alessia Candito
Fonte: Repubblica
Gli spifferi che arrivano dai corridoi romani dicono tutti la stessa cosa: «il problema è politico». Sono passati ormai più di quindici giorni dalla formale richiesta di sospensione della conferenza dei servizi per il ponte sullo Stretto avanzata dai Comuni di Reggio Calabria, Villa San Giovanni e Messina, ma dal ministero di Matteo Salvini arriva solo silenzio. Un po’ da ministro, un po’ da leader della Lega impegnato nel tirare la volata al suo candidato, il generale Roberto Vannacci, di Ponte Salvini ha continuato a parlare, ma saltando a pié pari le piazze dello Stretto, se non per appuntamenti blindatissimi e (sulla carta) istituzionali. Eppure cittadini e amministrazioni una risposta la attendono.
Il nodo è uno: alla società Stretto di Messina è stato concesso tempo fino al 12 settembre per produrre studi, documenti e controdeduzioni relativi ai 239 nodi critici individuati dal ministero dell’Ambiente. Non si tratta di aspetti di secondo piano — in larga parte hanno a che fare con studi sismici, geomorfologici e relativi scenari di rischio troppo datati per essere credibili — e le amministrazioni vogliono avere voce in capitolo. Peccato che dovrebbero argomentare al buio: i Comuni dovranno presentare le proprie osservazioni tre mesi prima dei responsi della “Stretto di Messina”, entro l’8 giugno, il primo giorno di voto per le Europee. Un appuntamento a cui — dicono fonti romane — sono legati i tentennamenti ministeriali nel dare una risposta. I «cantieri aperti entro il 2024» sono stati il refrain della campagna elettorale di Salvini: ammettere una battuta d’arresto a pochi giorni dalle urne rischierebbe di trasformarsi in un boomerang. D’altra parte, vietare ai Comuni di interloquire rischia di aprire la strada a ricorsi e contenziosi.
Sulle due sponde ne sono convinti: la risposta è da attendere per il fine settimana, alla vigilia del silenzio elettorale. Da Villa San Giovanni continuano a sollecitarla. La settimana scorsa l’amministrazione ha spedito una nuova missiva direttamente alla conferenza istruttoria. «Nei prossimi giorni invieremo un formale sollecito», dice la sindaca della città Giusy Caminiti, che nei giorni scorsi ha ricevuto la visita di Pietro Ciucci, il quale avrebbe lamentato l’atteggiamento “demolitorio” nei confronti del progetto, assicurando che tutte le criticità avranno soluzione in fase di progetto esecutivo. Prima fra tutte, quella sulle faglie attive su cui — da elaborati — poggia il pilone calabrese del Ponte.
Maggiori dettagli al riguardo — prove di microzonizzazione aggiornate e mappe di dettaglio con l’esatta indicazione di faglie, piloni e punti di ancoraggio — le ha chieste la commissione Via, ancora prima del Comune, che sul tema ha presentato una dettagliata relazione. «Non mi assumerò la responsabilità di far distruggere la città», avrebbe risposto la sindaca. In estrema sintesi è anche quello che è stato messo nero su bianco nelle osservazioni già inviate sugli espropri. Dalle carte alla realtà, il piano messo giù dalla “Stretto di Messina” si è dimostrato pieno di errori anche grossolani: l’area della cosiddetta variante di Cannitello — opera propedeutica al Ponte, rimasta una galleria che collega il nulla con il nulla — è stata letta come se quell’ecomostro non esistesse, si è ignorato un cimitero, non si è verificato se nelle aree verdi ci fossero edifici sanati o tutelati. E questi non sono che esempi. Ecco perché l’amministrazione, «nel ribadire l’assoluta incoerenza dei dati progettuali» e sottolineando le «troppe ed eclatanti incongruenze», ha chiesto nuovi studi e un tavolo di progettazione.
Ci si muove anche a Reggio Calabria, dove entro metà giugno è previsto un Consiglio comunale aperto per discutere di ponte sullo Stretto. In commissione consiliare è passata la mozione del consigliere dell’opposizione di sinistra Saverio Pazzano che chiede la sospensione di tutte le attività propedeutiche all’opera fino al deposito del progetto esecutivo, dagli espropri alla cosiddetta “eliminazione delle interferenze”.
A Messina, invece, l’amministrazione, dopo aver sottoscritto la richiesta di sospensiva, tace. Ma cittadini e comitati promettono battaglia e una risposta nelle urne.