Porti e criminalità, il rapporto di Libera: Gioia Tauro maglia nera in Calabria

Nel corso del 2024 il porto di Gioia Tauro ha registrato il più alto numero di episodi criminali in Calabria, con ben 14 casi rilevati, confermandosi come lo scalo più esposto a interessi illeciti nella regione.

È quanto emerge dal Rapporto “Diario di Bordo. Storie, dati e meccanismi delle proiezioni criminali nei porti italiani” presentato da Libera a Genova. L’analisi prende in esame gli scali marittimi italiani, individuati come luoghi strategici per il radicamento e l’espansione dei gruppi criminali, sia per finalità logistiche che economiche.

Secondo il rapporto di Libera, dunque, sono otto gli episodi criminali nel porto calabrese. In due casi, il porto di Gioia Tauro è stato utilizzato come scalo di transito: uno per traffico di armi provenienti dalla Cina e diretti in Libia, l’altro per traffico di merce contraffatta (fuochi pirotecnici) anch’essa proveniente dalla Cina e destinata alla Libia. Tre episodi hanno riguardato il traffico di stupefacenti (cocaina), mentre un caso di illecito finanziario ha coinvolto 85 autoveicoli “minicar” importati dalla Cina e fraudolentemente dichiarati come “scooter elettrici per invalidi” per usufruire delle agevolazioni su Iva e dazi doganali previste dalla legge.

“Il porto di Gioia Tauro – è detto in una nota di Libera – si conferma, uno dei principali snodi commerciali del Mediterraneo, e come hub italiano per il traffico internazionale di cocaina.

Nel 2024 sono state sequestrate nel porto di Gioia Tauro circa 3,8 tonnellate di cocaina. Le tre scoperte più rilevanti sono avvenute a maggio (250 chili provenienti dall’Ecuador), a settembre (280 chili) e a ottobre (790 chili). Queste tre spedizioni avrebbero avuto sul mercato un valore complessivo di quasi trecento milioni di euro. Inoltre nel Porto di Gioia Tauro è avvenuto l’unico caso di traffico illecito di armi”.

“Finanzieri del comando provinciale di Reggio Calabria, nell’ambito di un’attività condotta in collaborazione con l’Agenzia delle dogane e monopoli e coordinata dalla Procura di Palmi – è scritto nel report – hanno sequestrato sei container provenienti dalla Cina che trasportavano componenti per l’assemblaggio di generatori eolici di energia elettrica.

In Calabria sono stati 18 casi di criminalità con Gioia Tauro leader regionale con 14 casi. I numeri non lasciano molti margini di dubbio. Siamo davanti a una recrudescenza repressiva che testimonia, da un lato, la persistenza dell’azione dei criminali e,dall’altra, conferma il lavoro importante svolto da forze dell’ordine, enti di controllo e magistratura. E dovrebbe sollecitare risposte coerenti ed efficaci da parte di chi ha responsabilità politiche e istituzionali”.

Dal Rapporto si evince inoltre che In Calabria sono 55 i clan censiti e operanti in 9 porti calabresi e nei porti di Napoli, Salerno, Genova, Livorno, Trieste, La Spezia.

“Il porto di Tropea – secondo quanto riporta Libera – è stato oggetto di interesse da parte del clan La Rosa in attività legate ai servizi connessi al trasporto marittimo e da parte del clan Mancuso per il trasporto marittimo di passeggeri; nel porto di Isola Capo Rizzuto, invece, si sono manifestate le infiltrazioni del clan Arena per quanto riguarda la preparazione del cantiere edile e sistemazione del terreno; a Corigliano Calabro il clan Straface si è interessato dei servizi di gestione di pubblici mercati”.

“Questo report – afferma Giuseppe Borrello, referente regionale di Libera in Calabria – evidenzia come gli interessi della ‘ndrangheta non riguardano solo il porto di Gioia Tauro, ma anche i porti più piccoli calabresi per la gestione di servizi vari. Una situazione che meriterebbe una particolare e costante attenzione da parte dei decisori politici vista la centralità del sistema portuale per l’economia della nostra regione”.