Porto di Tropea. Quest’anno niente lustrini, tv e… Gratteri: tutti si sono accorti che c’era la ‘ndrangheta!

Per due anni di fila ci siamo dovuti sorbire l’evento estivo televisivo al Porto di Tropea, ai quale ha partecipato anche l’ormai ex procuratore Gratteri. Poi, a distanza di poco meno di un anno, il prefetto ha mandato al Comune di Tropea la Commissione d’accesso antimafia, anticamera del secondo scioglimento per mafia in 7 anni. Puntualmente arrivato ad aprile scorso dopo 6 mesi. E non possiamo fare finta che la “mafia” esista solo quando arriva lo stato mentre prima si faceva bisboccia con i mafiosi con le belle feste al porto, non vi pare?

Nonostante tutto, fino a poco più di un anno fa, il Porto di Tropea ha continuato a “navigare” come se nulla fosse, con tanto di eventi e di lustrini dal sapore non solo nazionale ma addirittura internazionale. Non più tardi di due anni fa, la Pubbliemme, oggi Diemme dalle iniziali del tycoon di Limbadi Domenico Maduli, cinguettava così…

“… E la conquista della tanto bramata Bandiera Blu a Tropea fa da tutt’uno con il Porto di Tropea ed il borgo riconosciuto a livello internazionale per la sua bellezza e la sua storia, così come grande è la soddisfazione di sapere la città di Tropea inserita tra le 8 località che hanno il compito di rappresentare l’Italia fra le Bandiere Blu mondiali. Un nuovo “tassello” che si aggiunge al lavoro instancabile del Porto di Tropea SpA impegnato nel rilancio della Perla del Tirreno, in un momento storico in cui è necessario più che mai riscoprire le bellezze turistiche del territorio nazionale e sostenere un settore, quello del turismo appunto, tra i più colpiti dalla grave crisi sanitaria ed economica che il mondo sta attraversando…”. 

Evidentemente non sono bastate le feste, non sono bastati gli eventi e non è bastata la pubblicità a manetta del gruppo Pubbliemme per risollevare la società del Porto perché oggi tutti sanno che dentro il Porto di Tropea c’era e c’è sempre stata… la mafia. Al punto che i commissari hanno addirittura revocato la nomina del presidente del Cda Sandro D’Agostino…

REVOCA DEL PRESIDENTE DEL PORTO, UNA VITTORIA PER IACCHITE’ (https://www.iacchite.blog/revoca-del-presidente-del-porto-di-tropea-una-vittoria-per-iacchite/)

Ma ovviamente l’editore e puparo Domenico Maduli – come al solito – non era al corrente che al porto di Tropea ci fosse… la mafia. Non c’era e se c’era dormiva…

E Gratteri? Non solo c’era nel 2022 ma ha fatto passerella anche nel 2023 perché il tycoon ha “raddoppiato” tra Falerna, Vibo Marina e persino Corigliano-Rossano. E sempre con Gratteri “special guest”. Sinceramente non sappiamo cosa pensare. L’unica cosa certa è che quest’anno non ci sarà! E meno male!

GLI IMPRENDITORI VITTIME E QUELLI COMPLICI

Oltre allo strapotere criminale esercitato sul territorio vibonese, c’è poi un aspetto ancora più preoccupante emerso nel corso dell’attività di indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro ovvero la tendenza degli imprenditori del luogo di affrancarsi dal ruolo di vittima e percorrere la strategia dell’utile, assecondando gli interessi della criminalità organizzata, guardando dunque al guadagno sia in termini di garanzia occupazionale, sia nell’ottica di “sottrarre” forniture alla regola della concorrenza. Un vero e proprio sistema di corruttela «diffuso e di derive istituzionali» in grado di incidere profondamente sull’azione della pubblica amministrazione, «condizionandone l’operato in funzione di un’apparente “efficienza” scevra, però, dai principi di legalità, imparzialità e trasparenza».

E’ questo il ragionamento che hanno fatto Fernando La Monica e Vincenzo Calafati.
Anche all’imprenditore si contesta il delitto di concorso esterno in associazione mafiosa, in particolare per “aver favorito, nella sua qualità di imprenditore attivo nel settore dell’”incoming”, l’infiltrazione delle cosche in iniziative e progetti nel settore turistico/alberghiero, assicurando che le forniture di merci e servizi fossero appannaggio degli imprenditori espressione del sodalizio e favorendo la consumazione di estorsioni in danno degli operatori turistici, secondo le indicazioni dei soggetti apicali dell’associazione cd anche ottenendo, con modalità illecite, contributi ed agevolazioni pubbliche, a tal fine sfruttando le proprie entrature nella politica e nella amministrazione regionale”.

La presunta vicinanza di Calafati alle consorterie locali, inoltre, emerge anche dalla conversazione captata il 24 agosto 2018, tra questi, Davide Surace e un’altra persona non indagata, nella parte in cui “i dialoganti discutono delle criticità insorte a seguito delle modalità di gestione imposte da Luigi Mancuso, meno disposto a riconoscere provvigioni alle compagini affiliate e, perciò, causa di una precarietà degli equilibri consolidatisi nel tempo”.

Pasquale Scordo
Anche per il geometra Pasquale Scordo, ex consigliere comunale di Tropea, il delitto contestato è concorso esterno in associazione mafiosa, in quanto si sarebbe proposto “come intermediario tra l’imprenditore Domenico De Lorenzo e la ‘ndrina dei Mancuso. Questi compulsava De Lorenzo all’adempimento del “dovere”, consistente nell’elargizione di una somma di denaro, proveniente dagli utili della propria attività, allo scopo di ottenere protezione, ponendosi come intermediario della faccenda. Dai contenuti delle conversazioni emerge allora il ruolo di intermediario dell’indagato quale punto di riferimento delle attività economiche e delle somme di denaro da acquisire da parte dell’articolazione riconducibile al clan di Limbadi”. L’altro giorno i commissari prefettizi di Tropea hanno rimosso due dirigenti del Comune: uno è il figlio di… Scordo! Povera Calabria nostra!