Possiamo fidarci di una massoneria che aiuta i mafiosi?

di Fabio Menin 

Sta ormai emergendo chiaramente dalle indagini che Matteo Messina Denaro è rimasto latitante per 30 anni non solo perché la gente che frequentava ha fatto finta di non conoscerlo, ma grazie ad una rete di protezione sociale che gli ha messo in piedi la massoneria trapanese. Ho molte difficoltà a chiamarla “massoneria deviata” perché si tratta invece di logge massoniche ufficialmente riconosciute. Ora siccome la massoneria gestisce i posti chiave di comando anche nella provincia di Cosenza, nel capoluogo e pure nella città di Corigliano-Rossano io penso che i sinceri democratici debbano porsi una riflessione seria.

Professionisti, avvocati, imprenditori, politici e anche mafiosi più d’una volta sono stati segnalati dalle forze dell’ordine e da inchieste giudiziarie, anche in Calabria e in provincia di Cosenza  tra gli appartenenti alla massoneria. Io non sono un’esperto di massoneria ma bisogna anche dire che vi sono pure delle logge segrete i cui elenchi non sono noti alla magistratura (ma possono da questa essere richiesti se le indagini lo richiedono), cui appartengono a volte personaggi pubblici importanti che preferiscono restare nell’anonimato per quanto riguarda il rapporto con le logge massoniche.

Ora, l’unità d’Italia è stata realizzata coi denari della massoneria inglese e francese prestati alla monarchia dei Savoia quindi non si può parlare di questa associazione solo riferendosi al periodo storico attuale. Però oggi appare abbastanza chiaro che iscriversi alla massoneria e farne parte significa accettare un compromesso (o il rischio di un compromesso) con forze che non sono fedeli né alla costituzione né alle leggi della Repubblica italiana, cioè alla delinquenza mafiosa o ‘ndranghetista.

Capisco che questa affermazione sia piuttosto indigeribile dai numerosi professionisti iscritti a logge massoniche anche nella nostra provincia di Cosenza che certamente non condividono questi rapporti confidenziali con la delinquenza organizzata. E però si sta concretamente verificando che l’economia legale calabrese e cosentina si sta sempre più intorbidendo dalla presenza di attività che hanno molti punti di contatto con le attività criminali della ndrangheta (in Sicilia la mafia di Messina Denaro e Totò Riina).

Quindi io penso che i democratici sinceri, al di là del fatto che certamente essere iscritto alla massoneria comporta degli indubbi vantaggi sociali, debbono avere chiaro che essi stanno con la loro presenza massonica sostanzialmente aiutando una commistione tra la legalità e l’illegalità. Poco importa se uno dice: ma io con la mia attività non ho niente a che vedere con i delinquenti. Benissimo. Ma se partecipi alla massoneria locale nei fatti, al di là della volontà dei singoli, ti metti in rapporto con un’associazione che ha rapporti più o meno stabili con la delinquenza organizzata. E questo è provato da molte inchieste giudiziarie e  adesso dalla connivenza chiara tra la massoneria siciliana e la mafia.

Quindi io inviterei chi oggi per necessità di affermarsi nel proprio lavoro ha accettato di far parte della massoneria, ad una riflessione seria con la propria coscienza. Un conto sono le intenzioni più che genuine dei singoli, un conto totalmente diverso sono i fatti che oggettivamente stanno provando il legame piuttosto stretto tra borghesia massonica e la mafia.

Aggiungo pure una riflessione più larga: c’è qualcuno che può con avvedutezza pensare che la situazione degradata in cui versa tutta la nostra Calabria, specialmente le sue istituzioni incapaci di affrontare i problemi che attanagliano la regione da molto tempo, sia legata  anche alla mancanza di classi dirigenti moderne e all’opera con risvolti deleteri sul piano sociale proprio della massoneria che accoglie la classe dirigente calabrese?

La massoneria calabrese che conta moltissimi iscritti cosa ha fatto per modernizzare le classi dirigenti calabresi facendole uscire dai retaggi di una mentalità post feudale? Nulla o quasi nulla, perché l’appartenenza massonica è servita e serve solo a cristallizzare  l’esistente garantendo supremazia sociale o comunque successo sociale a singoli personaggi  che vengono aiutati ad entrature varie nelle istituzioni politiche grazie alle quali i singoli possono lavorare.

Di conseguenza, dato per scontato che essere in una loggia massonica non significa essere ‘ndranghetista o mafioso, e su questo siamo d’accordo, però il risvolto della medaglia ci dice che la stessa loggia massonica nel suo insieme è disposta anche ad aiutare chi è contro la legge della repubblica.

Solo quando la massoneria tutta a partire dai suoi gruppi dirigenti nazionali decide di fare pubblica abiura dell’associazionismo mafioso e decide di espellere dal suo seno chiunque abbia avuto rapporti con la delinquenza organizzata, allora il discorso potrebbe quadrare. Invece purtroppo, siamo stati testimoni del fatto che sono stati espulsi da una  loggia massonica della nostra area  personaggi che volevano denunciare pubblicamente  la connivenza tra massoneria e mafia, proprio nella nostra zona, e mi riferisco all’episodio che ha visto coinvolto l’avvocato AMERIGO MINNICELLI, espulso dopo avere scritto in un articolo apparso sulla stampa di legami tra massoneria e malavita organizzata. Allora penso che i democratici veri se vogliono essere in pace con la propria coscienza dovrebbero abbandonare la massoneria che oggi ha preso delle strade dove nella nebbia si fanno affari con il crimine organizzato. Purtroppo la massoneria attuale è diventata un guazzabuglio dove le persone oneste non possono non avere qualche difficoltà a concedere buonafede.