Pino Munno, il “pistolero de noantri”, l’accademico dei Lincei, l’ex assessore di Bernaudo e Principe, ora nominato dal sindaco quaquaraquà di Rende, Marcello Manna, non ha perso tempo.
Ha aggredito verbalmente il consigliere di minoranza del movimento 5 stelle Domenico Miceli usando i termini che appartengono alla sua pseudo cultura dell’arroganza, che trova sfogo solo nella minaccia.
Le versioni sono diverse: c’è chi parla di minacce, di male parole, di spintoni, chi di ceffoni e spinte. Nella nostra realtà, del resto, spesso fioriscono anche leggende ma di sicuro Pino Munno ha provato ad intimidire il consigliere pentastellato.
E un’altra cosa è certa: non ha usato la pistola che porta sotto la cintola, che ostenta ovunque e comunque come il suo modello, Cetto Laqualunque. Domenico, che è un ragazzo serio ma anche ironico, alla fatidica domanda: “Ma te l’ha fatta vedere la pistola?” ha risposto: “No e comunque non l’ho perquisito…”.
Pino Munno è nervoso, si sente osservato, da che ogni suo atto, visti i precedenti, viene e verrà vivisezionato. Non può evidentemente assegnare i lavori come faceva con Bernaudo. Il suo compare Marsico deve attendere e lui è nervoso. E minaccia, grugnisce (gli riesce benissimo), cerca un varco.
L’uomo dei nove milioni di euro di lavori di false manutenzioni pensava d’aver ritrovato l’Eldorado. Invece non c’è un euro. Li ha già sperperati e impegnati lasciando il comune di Rende al predissesto ed alla gogna.
Ma ciò che turba di più è Marcello Manna e la sua arroganza di cartapesta, il suo starnazzare notizie a destra e a manca, da perfetto quaquaraquà senza coglioni.
Aver nominato Munno è grave, gravissimo e presto si accorgerà del danno provocato al comune ed ai rendesi. Perché Munno aggredisce? Chissà cosa teme… E Manna perché aspetta a cacciarlo? Aspetta che qualche giorno di questi usi la pistola che ostenta a mo’ di potenza e protervia?
Può la città dell’Università tollerare che a sedere su una sedia che occupò Francesco Principe sieda un personaggio così inquietante? Che sia un colpo di pistola, una parolaccia, un pugno, uno spintone poco cambia. Si sa che quando la tragedia puntualmente si ripete, diventa una farsa e a questo ormai ci siamo ridotti. Aspettando di poter guardare in faccia il quaquaraquà e potergli fare il verso dell’anatra sotto gli occhi sbarrati che si ritrova.