Procura di Paola, di tutto e di più. Fuoriserie, ville e compari: la “bella vita” di Luigi Belvedere

La procura di Paola

L’ispezione ministeriale alla procura della Repubblica di Paola datata 1991 e che stiamo pubblicando ormai da anni su Iacchite’ in attesa che qualcuno si metta una mano sulla coscienza e ci dica la verità anche se in ritardo di decenni, tocca molti nervi scoperti e tasti dolenti.

Del resto, ci sarà anche un motivo se questo lungo lavoro di accertamenti portato avanti dal magistrato ispettore Francantonio Granero non è mai uscito alla luce.

Il fatto è che, in realtà relativamente piccole come quella di Paola, i protagonisti, alla fine, sono sempre gli stessi e determinati equilibri economici e di potere possono essere rimasti tali e quali. Con tutte le conseguenze che determinate rivelazioni possono avere sulla comunità.

Oggi approfondiamo il discorso sulla situazione economica e i rapporti di affari del dominus della procura di Paola ovvero Luigi Belvedere, oggi passato a miglior vita e che qualcuno ha addirittura il coraggio di indicare come “modello”… sì certo ma di corruzione!

Già abbiamo avuto modo di sottolineare la sua passione per il lusso e per il denaro e a questo punto il magistrato affonda il dito nella piaga e ci spiega tutto per filo e per segno.

“… Fin dai primi colloqui informali con cui l’inchiesta ha preso le mosse, è emersa un’indicazione precisa circa l’esistenza di rapporti economici tra il dottor Belvedere e vari imprenditori del luogo, tali da rappresentare, per il magistrato, una fonte di possibile condizionamento. E si è fatto cenno anche a rapporti della stessa natura con persone che non godono di buona reputazione. E’ stato necessario perciò approfondire l’indagine per distinguere ciò che poteva rappresentare una semplice voce, il “chiacchiericcio pettegolo” come lo definisce il dottor Belvedere nelle sue note di chiarimento, dagli elementi riscontrabili e perciò probatoriamente rilevanti. Ciò senza dimenticare che, in ogni caso, quando si diffondono voci malevole e troppo insistenti, tali da andare al di là da una soglia, per così dire fisiologica, di pettegolezzo paesano, allora si pone il serio problema, per il magistrato, di verificare che cosa, nel suo comportamento, possa alimentare manifestazioni così insistenti e diffuse”.

I RAPPORTI CON GLI IMPRENDITORI: LA LAMBORGHINI E LA MASERATI

“Ebbene – prosegue la relazione di Granero -, gli accertamenti svolti hanno consentito sia di verificare l’esistenza di rapporti di interesse con alcuni imprenditori, sia di verificare, attraverso le informazioni fornite dal servizio ispettivo del Monte dei Paschi di Siena e dagli stessi funzionari e impiegati della banca, in loco, il personale coinvolgimento del dottor Belvedere, accanto al figlio Giuseppe, in attività e rapporti con soggetti che non godono di stima e di reputazione adeguata”.

“A questa situazione si ricollega anche il possesso – negli anni passati – di macchine sportive molto costose (Lamborghini e Maserati) e, attualmente (parliamo del 1991, ndr), una incresciosa situazione economica, risultato di una ingente movimentazione di somme di denaro (al di sopra dei due miliardi delle vecchie lire), ruotante intorno al figlio Giuseppe, ma che ha coinvolto tutti i membri della famiglia, compresa la collaboratrice domestica. Quanto alle automobili, il loro possesso fin da anni remoti (ma il ricordo della loro eclatante disponibilità da parte di un magistrato è tuttora vivo a Paola e continua a suscitare interrogativi) risulta dal rapporto della Guardia di Finanza indirizzato al giudice istruttore di Bari in data 22 maggio 1984…”.

“Nel rapporto si riferisce che il dottor Belvedere alla data del maggio 1984 possedeva un’autovettura Maserati Merak 3000/S, immatricolata per la prima volta nell’agosto 1981 e quindi con meno di tre anni di vita. L’auto risulta acquistata, secondo quanto emerge dagli atti dell’ACI di Cosenza, per il prezzo di 31 milioni 400 mila lire, mentre secondo indiscrezioni – sempre risultanti dal rapporto citato – sarebbe stata pagata dal Belvedere soltanto 24 milioni di lire perché senza Iva. Gli ulteriori accertamenti compiuti tramite il nucleo di Torino permisero di accertare che l’auto era stata venduta dalla Maserati alla Bordese Srl di Torino, la quale a sua volta l’aveva ceduta, con regolare fattura di 32 milioni 240mila lire a Ludovico Botta, commerciante di autovetture a Paola”.

I RAPPORTI CON IL COMMERCIANTE LUDOVICO BOTTA

“Presso il pubblico registro automobilistico di Cosenza questi passaggi di proprietà non risultano e risulta invece un unico passaggio tra la Maserati di Modena e il dottor Belvedere.

Che il doppio passaggio sia avvenuto è comunque pacifico, perché la Guardia di Finanza ha riscontrato le modalità di pagamento tra la Bordese e il Botta, che risultano dai documenti contabili della società venditrice. Non risulta se e come sia avvenuto il pagamento tra il Belvedere e il Botta”.

“Il nome di Ludovico Botta – prosegue la relazione del magistrato ispettore -, che vende automobili di lusso al sostituto procuratore, a condizioni apparentemente di favore, non è privo di rilievo, perché di lui vi sarà molto da parlare quando si affronteranno le questioni concernenti il presidente del Tribunale di Paola, il dottor William Scalfari…”.

“Contestualmente alla Maserati, il dottor Belvedere, che in precedenza aveva posseduto una Lamborghini 4006 T Espada fabbricata nel 1973 e da lui rivenduta nell’agosto 1980, possedeva una Talbott I. S. intestata alla moglie, acquistata per il prezzo di 2 milioni 500mila lire presso Nunzio Botta, figlio di Ludovico, il quale l’aveva a sua volta acquistata alcuni mesi prima per il prezzo di 5 milioni, e cioè doppio rispetto a quello praticato all’atto della successiva vendita a Belvedere”.

I RAPPORTI CON IL COSTRUTTORE FRANCESCO GRECO

“Nello stesso rapporto – scrive ancora Francescantonio Granero – vengono anche riferite numerose e concordanti indiscrezioni secondo le quali il dottor Belvedere sarebbe da lungo tempo cointeressato a tutte le attività esercitate da Francesco Greco, titolare della omonima ditta individuale di lavori edili per conto terzi e proprietario della SIDE SpA costruzioni edili e della RESIDENCE SAN LUCIDO Srl di Francesco Greco e C.

Sull’indiscrezione concernente il cointeressamento agli affari del Greco non fu raggiunto riscontro probatorio diretto. Tuttavia, ragionando sui fatti documentalmente provati, si possono formulare ora le seguenti considerazioni.

  • Il nucleo familiare del dottor Belvedere risultava e risulta composto, insieme a lui, dalla moglie Giuseppina Marafioti, dai figli Giuseppe e Katia, all’epoca studenti… e dalla collaboratrice domestica fissa e convivente Anna Vallone.
  • Le possidenze immobiliari dell’intero nucleo familiare sono limitate alla villa in cui abita (venduta nel 1990) e costruita dall’impresa del Greco.
  • La villa risulta costruita su un terreno acquistato dal Vicariato di Roma… adiacente ad altri due appezzamenti acquistati rispettivamente dal fratello del magistrato Vincenzo e dallo stesso costruttore Francesco Greco.
  • L’altro fratello del dottor Belvedere, Francesco, sottufficiale dell’Arma dei carabinieri, acquista nel 1982, sempre da Francesco Greco, al prezzo di 30 milioni di lire, una porzione di stabile per civile abitazione a San Lucido.
  • La signora Giuseppina Marafioti, all’epoca dell’accertamento, insegnava saltuariamente come supplente presso le scuole medie di San Lucido.

Nella relazione di Granero, quindi, subito dopo, si fa esplicito riferimento a un processo per disastro colposo nei confronti dello stesso Greco, in seguito ad una frana, nel quale vi furono varie vicende e diverse imputazioni, ma nel quale mai comparve l’appaltatore dei lavori che, in tesi di accusa, aveva provocato la frana e cioè Francesco Greco.

Facilissimo indovinare perchè. O no?

I COMPARI DI BELVEDERE

Infine, ci si occupa della circostanza che Belvedere risulta “compare” di Renato Magurno ed Enrico Amodeo.

“… Quanto a Magurno, fin dal 1981, egli risultava socio della Eurofin Srl, con sede prima a Paola e poi a Diamante, società alla quale era interessato tramite la partecipazione formale del figlio Domenico, il dottor William Scalfari, giudice e ora presidente del Tribunale di Paola, anch’egli da tutti indicato come persona vicina al dottor Belvedere. tanto che, insieme, sarebbero i “padroni” della sede giudiziaria paolana…”.