Da quando ANTONIO PROVENZANO dirige la Polstrada di Cosenza, i poliziotti che vi operano sono costretti a respirare, ormai, un clima talmente inospitale che crea inevitabilmente malessere diffuso (che sta travolgendo persino i veterani ed appassionati alla stradale) tanto da registrare un inarrestabile ed emorragico boom di trasferimenti dalla Polstrada ad altri Uffici.
Fenomeno denunciato da diverse sigle sindacali sulle testate giornalistiche locali con titoli a caratteri cubitali molto eloquenti come, per esempio, “il fuggi fuggi dalla stradale” o “calpestati i diritti degli operatori della polizia stradale”, e così via.
Altra sigla ha portato il dott. PROVENZANO davanti al Giudice del lavoro di Cosenza per le diverse violazioni maturate in una più ampia condotta antisindacale che lo stesso pone quotidianamente in essere: controversia ancora in corso.
Altre sigle sindacali altrettanto avverse, invece, ponevano in risalto una miriade di altre condotte illegittime del PROVENZANO, sempre ad iniziare dalla condotta antisindacale.
Altre sigle ancora chiedevano al Ministero dell’Interno l’allontanamento del PROVENZANO dalla città di Cosenza. Si può agevolmente affermare, senza temere smentite di genere, che il 90% della forza sindacale presente nella provincia ne vuole la testa, chiedendone supplica, più o meno apertamente, al Ministero dell’Interno.
Sembrerebbe che recentemente PROVENZANO sia stato condannato più volte dal TAR Calabria di Catanzaro per la scarsa trasparenza amministrativa (che nella Pubblica Amministrazione dovrebbe essere d’obbligo) nell’esibire alcuni documenti tanto da costringere i Giudici Amministrativi a nominare un commissario ad acta.
Alla Procura di Castrovillari sempre il PROVENZANO è stato di recente iscritto nel registro degli indagati (proc. n° 2982) insieme ad alcuni suoi “compagni di merende”, sempre appartenenti al sistema, per i seguenti reati: abuso d’ufficio, falsità ideologica e materiale, occultamento di atti, calunnia per aver vessato sino all’inverosimile un appartenente alla Polizia Stradale di Frascineto.
Risulta essere altresì indagato, nell’ambito del medesimo procedimento penale, che per competenza è stato trasmesso alla Procura distrettuale di Catanzaro, per il non nuovo reato di truffa.
LE VENDETTE
Nel mese di Dicembre 2012 il Dott. PROVENZANO porta a segno uno dei suoi piani più diabolici e ritorsivi che si possano immaginare. Ha atteso il pensionamento del diretto interessato, coinvolgendolo per un’assurda imputazione e facendo pervenire comunicazione e notizia di reato in Procura a Cosenza con la quale ha tentato di colpire uno dei suoi più acerrimi avversari, l’ispettore Capo Santino ALTOMARE (mai raggiunto da alcun provvedimento né disciplinare né penale in 36 anni di servizio).
Altomare era stato collocato a capo dell’ufficio verbali della Sezione Polstrada Cosenza per qualche mese nel periodo post scandalo causa l’azzeramento di tutti i componenti di quell’ufficio (indagine scaturita dall’accertata manomissione di verbali al c.d.s.) con 5 rinviati a giudizio e contestuale trasferimento di questi componenti dalla Polizia Stradale ad altri uffici in attesa di giudizio (oggi tutti condannati in primo grado).
Lo stesso ALTOMARE ebbe la colpa di mantenere una condotta professionalmente irreprensibile e di non piegarsi ai voleri del monarca. Infatti effettuò, allorquando, in precedenza, era in forza alla polizia giudiziaria della Sezione di Cosenza, il sequestro di un’autovettura di provenienza furtiva a un certo PLACIDO (cognato del PROVENZANO), condannato per usura, associazione a delinquere, ricettazione, furto, rapina, estorsione.
Inoltre ebbe la “colpa” d’indagare anche su un’autovettura inserita all’interno di un’indagine di autovetture di dubbia provenienza, di proprietà del fratello del PROVENZANO, Roberto, anch’egli appartenente alla Polizia di Stato nel ruolo degli agenti, oggi in forza presso la Polizia Postale Cosenza.
Sotto la stretta protezione del fratello Antonio, Roberto PROVENZANO fece intervenire personalmente lo stesso fratello funzionario per tutelare la sua incolumità da eventuali guai giudiziari.
ANTONIO PROVENZANO si legò al dito il “peccato di lesa maestà” subìto e, alla prima opportunità utile, attuò con determinazione l’agghiacciante vendetta sfruttando la testimonianza di alcuni suoi uomini, poi risultati essere solo servi sciocchi del monarca.
Oggi non intercorrono più buoni rapporti fra i due germani PROVENZANO, tant’è che il Roberto non si è posto alcuno scrupolo, essendo nel direttivo provinciale della sigla sindacale SILP CGIL, a seguire gli avversi orientamenti della stessa sigla di appartenenza la quale, recentemente, per il fratello Antonio, ha chiesto al Ministero dell’Interno, a Roma, l’allontanamento ovvero la rimozione dall’incarico dirigenziale dello stesso funzionario…
2 – (continua)