(Giacomo Amadori François De Tonquédec – la Verità) – L’indagine del giudice istruttore belga Michel Claise sulla corruzione all’Europarlamento, come in ogni inchiesta che si rispetti, sta seguendo la scia dei soldi. E quella pista starebbe portando i segugi belgi verso le latitudini temperate del Sud America.
Prima, però, di andare avanti con il nostro racconto conviene fare un breve riassunto delle puntate precedenti.
Claise sta indagando su «un’organizzazione criminale», finanziata da Marocco e Qatar, di cui si ipotizza facciano parte l’ex sindacalista della Cgil ed eurodeputato del Pd e poi di Articolo Uno Pier Antonio Panzeri, il suo ex assistente Francesco Giorgi, il segretario generale dei sindacati globali (Ituc) Luca Visentini e Nicolò Figà Talamanca, segretario della Ong No peace without justice.
Un’organizzazione che opererebbe all’interno del Parlamento europeo con la collaborazione di persone designate come «amici». Per questo, tramite un ordine europeo di indagine, ha chiesto all’Italia di eseguire investigazioni mirate. In queste ore circolano poche informazioni sulle attività della Guardia di finanza coordinata dal procuratore aggiunto di Milano, Fabio De Pasquale. Ma dal Belgio trapela che Claise avrebbe chiesto di investigare su sette conti correnti italiani riconducibili a Panzeri (due), alla figlia Silvia (uno), a Visentini (tre) e a Giorgi (uno).
Ma la vera novità è un’altra: a casa di Panzeri le Fiamme gialle sarebbero andate alla ricerca di «tutti i documenti, anche informatici, relativi a conti bancari in Italia e all’estero, presso Lift bank (Brasile) e altrove». Un istituto che si vanta di essere la prima banca digitale per imprenditori del Paese sudamericano. Dunque sembra che a Bruxelles ipotizzino che l’ex sindacalista abbia messo al sicuro il proprio denaro sui conti di un istituto che ha il quartier generale nella città di Vitoria, in una nazione governata da un altro ex sindacalista, Inacio Lula Da Silva.
È lì che Panzeri ha nascosto il proprio tesoro? Le indagini dovranno rispondere a questo quesito. Gli investigatori sono andati anche alla ricerca di titoli, contanti, oro, orologi di valore, documenti, cartacei e digitali, relativi al Marocco e al Qatar e ai rapporti con altri personaggi coinvolti a vario titolo nell’inchiesta: dalla compagna di Giorgi, l’ex vicepresidente dell’Unione europea Eva Kaili all’ex parlamentare Davide Zoggia, ex presidente della Provincia di Venezia e deputato del Pd, oggi assistente dell’europarlamentare piddino Pietro Bartolo, a Giuseppe Meroni, da poco assistente (licenziato) dell’eurodeputata di Forza Italia Lara Comi, ma in precedenza collaboratore dello stesso Panzeri.
Destinatari di una perquisizione anche gli uffici di Opera della commercialista Monica Rossana Bellini. Nel corso dell’indagine sarebbe emerso «chiaramente» che la signora Bellini «è la responsabile della consulenza gestionale e finanziaria della coppia Panzeri-Colleoni (Maria Dolores, la moglie dell’ex sindacalista, ndr)». Per gli investigatori, secondo cui i guadagni di Panzeri «sembrano di natura criminale», «l’intervento dello studio Bellini potrebbe far parte di operazioni di riciclaggio».
Dagli inquirenti Panzeri è considerato un personaggio sospetto anche per un precedente riguardante l’utilizzo dei fondi europei, essendo stato condannato dal tribunale dell’Unione in un caso di somme indebitamente versate quando era membro del Parlamento europeo.
Dal sito Altalex apprendiamo che la vicenda riguardava la legislatura 2004-2009 e il contratto di prestazione di servizi di assistenza parlamentare stipulato da Panzeri nel 2004 con l’associazione «Milano Più Europa».
La vicenda era iniziata nel 2009 con un’indagine dell’Olaf (Ufficio europeo per la lotta antifrode) e nel 2016 il tribunale di primo grado dell’Ue aveva respinto un primo ricorso di Panzeri contro la richiesta del Parlamento europeo di rimborsare la somma di 83.764 euro indebitamente percepita dall’associazione incaricata dell’assistenza parlamentare. Poi la condanna, che nelle carte dell’inchiesta viene data come definitiva.
Ma è dal Belgio che arriva la storia più clamorosa, ovvero i dettagli sul coinvolgimento nell’inchiesta di Visentini, il capo dei sindacalisti mondiali che, dopo che è uscito il suo nome sui giornali, ebbe a dichiarare il 14 dicembre di aver «incontrato Panzeri un paio di volte quando era ancora europarlamentare, ma per ragioni istituzionali, partecipando a riunioni, audizioni dove c’era anche lui».
La loro conoscenza risalirebbe a «un anno, un anno e mezzo fa». Il capo dell’Ituc ha affermato anche di avere accettato «in buona fede» la donazione proveniente dalla Fight impunity per «la campagna per il congresso di Ituc che si è svolto a Melbourne dal 12 al 22 novembre scorso».
Dopo il fermo Visentini ha detto: «Le accuse riguardavano solo me (e non il sindacato, ndr), ma poi nel corso dell’indagine non sono neanche state trovate evidenze che io fossi in qualche modo collegato con questa vicenda». Dall’ordine europeo di indagine risulta che per Claise i conti italiani di Visentini sarebbero stati finanziati dal Belgio e probabilmente, sempre secondo l’accusa, con i proventi dei reati di corruzione. Il Marocco e il Qatar, nell’ambito del loro disegno di ingerenza, avrebbero pianificato l’elezione di Visentini al vertice dell’Ituc e il finanziamento del sindacato con i petrodollari qatarioti.
Per arrivare a questa conclusione, gli investigatori belgi e gli 007 del Vsse (Sicurezza di Stato) hanno pedinato sia Panzeri che Visentini e il 10 ottobre 2022 devono aver pensato di aver fatto bingo. Infatti hanno pizzicato Visentini mentre riceveva tre buste a loro avviso piene di euro nel bell’appartamento di Bruxelles di Panzeri. Inoltre gli inquirenti belgi hanno annotato che tra il 4 gennaio 2021 e il 17 ottobre 2022 sarebbero stati trasferiti dal conto belga di Visentini sui suoi tre conti italiani circa 140.000 euro.
Ma le sorprese non sono finite. Gli investigatori il 9 ottobre, ovvero il giorno prima del presunto scambio di soldi tra Panzeri e Visentini, avevano assistito a un’altra scena per loro fondamentale: Panzeri aveva incontrato nientemeno che il ministro del lavoro del Qatar in un hotel della Capitale belga.
Dunque il sospetto, che affiora dall’ordine europeo di indagine, è che il capo dei sindacalisti di tutto il mondo, l’uomo che dovrebbe rappresentare e tutelare a livello globale i diritti dei lavoratori, possa essere stato prezzolato, attraverso un altro sindacalista, l’ex presidente della Camera del lavoro di Milano, dal ministro del lavoro di un Paese in cui si ritiene che circa 6.000 lavoratori senza nessun diritto siano morti sotto il sole, mentre costruivano gli stadi di calcio del Mondiale.
Una contestazione che assomiglia molto a quella di essere la guida di un sindacato giallo, cioè un’organizzazione che si ritiene di fatto asservita al datore di lavoro o ad altri soggetti i cui interessi siano contrapposti a quelli dei lavoratori. Un attacco che lascerà sgomente le persone che hanno combattuto a fianco di Visentini e Panzeri per quei diritti e che li hanno difesi in buona fede. Ovviamente ci auguriamo per loro, che i due sindacalisti riusciranno ad allontanare da sé tali odiosi sospetti. Anche perché Visentini, dopo il fermo, è stato rilasciato.