Quanto dura la Meloni?

(Marco Galluzzo – corriere.it) – Se chiedi a uno dei due vicepremier ti risponde che non è mai stato convocato un vertice di maggioranza. Se chiedi all’altro ti risponde che al momento ci sono cose più importanti e che magari tutti e tre — ovvero la premier Giorgia Meloni e i suoi due vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani — si vedranno a quattrocchi durante le ferie estive, lontano dai riflettori e dalle mura di Palazzo Chigi.

Eppure oggi mercoledì, a margine del Consiglio dei ministri, è improbabile che i tre leader della maggioranza non abbiano una sorta di punto di riflessione politica, anche per grandi linee, prima di concedersi un periodo di riposo. Di sicuro la questione del rinnovo del cda della Rai, e di conseguenza dei vertici dell’azienda pubblica, è rinviato a settembre, lo hanno deciso lunedì i capigruppo dei tre principali partiti che sostengono il governo. Ma non sono pochi i dossier che sono aperti e che devono essere discussi.

Il primo motivo della necessità di un confronto è l’impostazione della legge Finanziaria. Il 20 settembre il Mef pubblicherà dati certi sulle finanze pubbliche, poi toccherà ai partiti, e dunque a precise scelte politiche, cercare di impostare una legge di Bilancio che tenga conto della correzione che ci chiede Bruxelles, della conferma del taglio del cuneo fiscale degli scorsi anni e della necessità di reperire risorse economiche per far quadrare la manovra.

A margine del Cdm, o magari fra qualche giorno in Puglia durante le vacanze estive della presidente del Consiglio, i tre esponenti politici dovranno poi affrontare almeno altri due nodi. In primo luogo legati al timing e alle possibili correzioni delle due principali riforme costituzionali che da qui a fine anno potrebbero essere sottoposte a un altro passaggio parlamentare: nel caso del premierato c’è l’esigenza di un’intesa sulle possibili modifiche in modo che prima di dicembre il secondo voto alla Camera risulti quello definitivo, rilasciando un testo che in terza e quarta lettura non dovrebbe essere più toccato.

La stessa esigenza è matura sulla separazione delle carriere dei magistrati, un altro dei punti chiave del programma elettorale e dunque un’altra delle promesse sulle quali Meloni intende avere un quadro temporale chiaro e condiviso, in modo di procedere in modo spedito e senza intoppi.

Se in Parlamento gli ultimi giorni prima delle ferie saranno dedicati ad approvare i decreti legge ancora «aperti», un momento di riflessione a tre riguarderà anche alcune nomine nelle partecipate pubbliche. La sostituzione del Ragioniere generale dello Stato potrebbe arrivare in Cdm. E di sicuro Meloni avrà da condividere anche il succo del suo confronto con il presidente cinese, avuto pochi giorni fa a Pechino.