Quirinale e Palazzo Chigi. La paura del voto anticipato fa “novanta”

(Fabrizio Roncone – il Corriere della Sera) – I generali se ne fregano della fanteria. Carne da cannone, diceva a scuola la maestra elementare. Va così anche stavolta, in questa battaglia per il Quirinale. Deputati e senatori si sentono fanti, risalgono via degli Uffici del Vicario con sguardi bassi e Montecitorio come ultimo orizzonte, l’aria cupa di chi è destinato alla provvisorietà, il cappello pieno di ricordi (e di soldi: perché certi stipendi, fuori dal Parlamento, te li sogni). I soprassalti di puro terrore sono frequenti.

Non ci sono certezze. E dentro l’incertezza, il rischio che, in qualche modo, a Palazzo Chigi venga giù tutto e si debba tornare a votare, resta una possibilità – per adesso – concreta. Se succede, a centinaia dovranno trovarsi un altro lavoro. Eccoli perciò i fanti mentre bevono caffè amari al bar Giolitti o sbranano nervosamente filetti al sangue seduti da Maxela, in piazza della Maddalena. Masticano a bocche spalancate per bofonchiare meglio contro i loro Salvini e Giorgetti, i Conte e Di Maio, i Letta e Franceschini che, in luoghi imprecisati, stanno trattando dentro intrighi sublimi e volgari intrallazzi, ciascuno celando le proprie terribili magagne, tutti pronti a stringere patti scellerati o sacrosanti.

Quelli di Italia viva, con un capo come Matteo Renzi, che li tiene in vita appesi a un 2% scarso, fanno eccezione; sono da tempo abituati al pericolo, al peggio, e non hanno paura di niente (tipo Brigata Sassari, durante la Grande Guerra). Però, per dire: i leghisti sanno che, con gli attuali sondaggi, e considerando il taglio dei parlamentari previsto dalla nuova legge, in caso di voto anticipato almeno 70 seggi sarebbero a rischio. I grillini, poi: nel 2018 sbarcarono nelle aule spinti da un eccezionale 32% dei voti.

Ma è chiaro che, al prossimo giro elettorale, verranno decimati: così tremano forte quelli dell’«uno vale uno», che, intanto, hanno cambiato idea su tutto – sull’Europa e sulle banche, su Tav e Tap, e naturalmente sulle auto blu, perché sprofondati nei sedili di pelle delle Audi si sta molto comodi. Tra i dem: Letta è pronto a lasciare a casa tutti quelli e quelle che entrarono nel convento del renzismo. Gli oltre cento (115, secondo gli ultimi calcoli) del gruppo Misto hanno invano atteso una telefonata dello Zio Silvio. Devastati nell’animo.