Racket a Cosenza. Il silenzio di Klaus Algieri puzza di compromesso morale

Tra i tanti imbarazzanti silenzi all’indomani del blitz di Gratteri contro il sistema massomafioso che governa la città unica di Cosenza/Rende, oltre a quello dell’associazione antiracket “Lucio Ferrami Onlus”, c’è sicuramente quello della Camera di Commercio di Cosenza. Nonostante l’inchiesta condotta dalla Dda di Catanzaro abbia evidenziato, senza ombra di dubbio, le gravi vessazioni a cui sono sottoposti quasi tutte le attività commerciali e imprenditoriali dell’area metropolitana, dalla media impresa alla bancarella, dalla Camera di Commercio di Cosenza non si è levata nessuna voce di condanna verso i mafiosi arrestati. E neanche nessuna parola di solidarietà verso i vessati. Un silenzio innaturale quello della Camera di Commercio di Cosenza a cui manca, come diceva la buonanima del giudice Borsellino, “l’odore di libertà, e che puzza di  compromesso morale, di indifferenza, e di contiguità”. Non c’è altra spiegazione al loro incosciente silenzio.

Giova ricordare al presidente Klaus Algieri e ai consiglieri tutti che sono gli stessi mafiosi a confessare, a loro insaputa, le estorsioni. Non sapevano di essere intercettati e parlavano a ruota libera con tanto di nome e cognome delle loro vittime. Non c’è pericolo di sbagliare o di commettere un “errore giudiziario” nella condanna morale di questi personaggi. Eppure il presidente Algieri ha scelto un omertoso silenzio che non rende certo onore alla carica che ricopre, dato che ad essere coinvolti sono i suoi iscritti. Almeno una parola di “affetto” nei confronti dei vessati la poteva dire. Niente! Il silenzio è stato imposto a tutti, e tutti lo devono rispettare, nessuno escluso. È questa la forza della massomafia cosentina: tiene a tutti per le palle, istituzioni, enti e cittadini. E il silenzio della Camera di Commercio conferma la tesi. Il loro silenzio, più degli altri, è vergognoso. È come se la Capitaneria di Porto avvisasse l’associazione dei pescatori di non far uscire i pescherecci in previsione dell’arrivo di una tempesta, e questa se ne fregasse di avvisarli, lasciandoli uscire per poi abbandonarli al proprio destino, in balia delle onde. Giusto per fare un paragone: ci sono doveri ai quali non è concessa deroga. Condannare, sempre e comunque con decisa fermezza, chi estorce con la violenza denaro ad imprese, e attività commerciali, non è una decisione negoziabile (giusto per restare nel “commercio”).

Lo capite tutti che non c’è niente di sano e genuino in tutti i settori sociali e economici della città.  Parlano solo quando gli viene ordinato, e quando gli conviene. Infatti, quando c’è stato da fare veline, comunicati, interviste, per demonizzare il Reddito di Cittadinanza, la Camera di Commercio di Cosenza ha dimostrato di avere uno degli uffici stampa più efficienti d’Italia, ma di fare un comunicato stampa di condanna contro chi vessa i propri iscritti, non gli è passato neanche per l’anticamera del cervello. Questa è la realtà che tutti possono verificare. Ma vi pare possibile che l’organizzazione che si occupa di “tutelare” e gestire gli interessi delle imprese in una delle province più grandi d’Italia, non si sia pronunciata sulla grave situazione che vivono i propri iscritti costretti a pagare il pizzo alle ‘ndrine? Se questa è la tutela fornita ai propri iscritti di cui si vanta la Camera di Commercio di Cosenza, beh, vuol dire che i commercianti dell’intera provincia, non solo continueranno a pagare il pizzo alle ‘ndrine, ma anche il silenzio di chi dovrebbe tutelarli da tutto questo. Come a dire: oltre al danno, anche la beffa… per i già maltrattati commercianti.