(DI TOMMASO RODANO – ilfattoquotidiano.it) – C’è un momento, di fronte al teleschermo, in cui l’imbarazzo si trasforma in altro: incredula ilarità. Succede quando Elena Guarnieri, l’inviata di Mediaset in Piazza del Duomo, si blocca e interrompe la cronaca. “Sentite adesso, scusate…” sussurra, rivolgendosi alla telecamera. Dalla folla si è alzato un grido: “Chi non salta comunista è”. La giornalista si gira verso la gente, annuisce leggermente, poi guarda ancora in camera. China il volto, chiude gli occhi. È commossa, trafitta dall’emozione per un coro da stadio contro “i comunisti”. Berlusconismo in purezza. Altro passaggio epico – sempre nello speciale del Tg5 – quando il corteo funebre di Silvio Berlusconi sfila di fronte al tribunale di Milano. Commento in studio: “Eccoci davanti al Palazzo di giustizia, che tanto dolore gli ha dato”.
Al funerale di Stato dell’ex Cavaliere è stata dedicata una copertura sobria, sono stati trasmessi su un modesto numero di piattaforme. Quasi tutte: Rai1, Canale5, Italia1, Rete4, La7, 20, Iris, 27, La5, Cine34, Focus, TopCrime, RaiNews24, Italia2, SkyTG24, Tgcom24, Mediaset Extra.
Diversi sono stati gli stili: la diretta di La7 affidata ad Alessandra Sardoni (Enrico Mentana era in chiesa) ha conservato qualche forma di distacco e un livello giornalistico dignitoso. Lo speciale trasmesso su tutti i canali Mediaset, invece, ha ritenuto di onorare la memoria del padrone di casa con una narrazione emotiva, di stampo nord coreano, talmente abbacinante da risultare a tratti comica (il che, si converrà, non è un buon servizio funebre). Ma quello che ha lasciato senza parole è lo speciale del Tg1: la rete pubblica è stata indistinguibile da quelle private (privatissime, nel caso in questione); è riuscita a replicarne l’enfasi, il servilismo, l’assenza di qualsiasi analisi storica oggettiva.
Nell’impossibilità di un compendio efficace di quanto visto e ascoltato, ecco solo alcuni lampi purtroppo indimenticabili di televisione italiana.
“Guarda: la cosa che voglio mostrarti è lo spettacolo di queste bandiere del Milan. Ci chiediamo cosa avrebbe pensato Silvio Berlusconi, che in realtà a noi tutti sembra ancora presente, ci sembra incredibile che non ci sia più, perché la sua presenza è ancora qui tangibile” (Guarnieri, Tg5).
“Ho trovato molto elegante il rito. Ho ammirato Milano, questa grande città. Non ci sono state contestazioni, meravigliosi i palloncini che stiamo vedendo”; “Una bella Italia, questa è una bella Italia”; “È stata una bella cosa per l’Italia, nonostante la tristezza che abbiamo vissuto” (Barbara Palombelli-Cesara Buonamici-Clemente Mimun, Tg5).
“È vero che le chiedeva se i giocatori andavano a messa?” (l’inviata del Tg1 al vescovo Massimo Camisasca).
“Da Massimo Boldi a un cappellano, c’è tutta la complessità di Berlusconi in quella platea” (Mario De Pizzo, Tg1). “Lui aveva dei sogni, vendeva dei sogni e li realizzava. Diceva sempre: punta in alto. Sogna l’impossibile” (Annalisa Bruchi, Tg1). “Tutti considerano la fase di Berlusconi dopo il 2013 come un declino. Non sono d’accordo. Gli storici rivaluteranno questa seconda fase, perché lui è stato in grado di costruire un’eredità per il centrodestra”; “Una fase decisamente più empatica, l’ultima”; “La parola di questa seconda fase è combattente”; “Verissimo”; “Si è dovuto reinventare un’altra volta. È stato molto bravo a mantenere sempre la coalizione unita” (Dialogo a tre Paolo Mieli-De Pizzo-Bruchi, Tg1).
“Questo era quello che gli piaceva fare più di tutto: il ministro quasi degli Esteri, se vogliamo. Era molto bravo nei rapporti, era uno che conquistava. Pratica di Mare è il momento più alto, più importante” (Bruchi, Tg1). “La politica non l’ha mai capito. Non sapevano come prenderlo” (Palombelli, Tg5). “Anche Facebook, Twitter, le dirette Instagram. Lui le ha capite subito queste cose, perché era la sua grandezza. Ricordo che quando studiavo alla London School of Economics, mi chiesero una tesi su Berlusconi e l’impatto dei media. Erano tutti affascinati da quest’uomo” (Bruchi, Tg1). “Il personaggio è irripetibile, è un unicum. Del personaggio può rimanere l’intuizione politica” (Augusto Minzolini, Tg5). “Non si interrompe un’emozione” (De Pizzo, Tg1)