Reddito di Cittadinanza: caro Branda, mettici la faccia e attacca questo cartello ovunque

Tra le tante fake news che girano, a cominciare dalle notizie sulla guerra diffuse dalla propaganda bellica, una menzione speciale spetta alla “balla” che non si trovano lavorati stagionali per colpa del Reddito di Cittadinanza. Chiacchiera per lo più raccontata da imprenditori falliti e resuscitati con denaro pubblico abituati oltre che a sfruttare il prossimo, anche a frodare il fisco, e da politici massomafiosi che non possono più “strozzare” la povertà della gente per fini elettorali.

E non serve chissà quale intelligenza per capire che siamo di fronte ad una colossale bugia confermata, tra l’altro, dalle tantissime storie di ordinario sfruttamento raccontate dai lavoratori stagionali. Racconti da brividi che descrivono una situazione di totale illegalità tollerata da sempre dallo stato e dalla politica accriccata. E se ciò non bastasse, basta ascoltare i tantissimi onesti imprenditori che continuano a dire ai loro colleghi che si lamentano: “pagate il dovuto, come facciamo noi, e vedrete che fuori avrete la fila di lavoratori in cerca di una occupazione”. Una verità che profittatori come Briatore, Al Bano, Borghese, fanno finta di non vedere, e questo perché è proprio dallo sfruttamento della manodopera che traggono una fetta consistente dei loro profitto. Una “perdita” di denaro inaccettabile per chi è abituato a fare la bella vita con i sacrifici degli altri. A questo luridi personaggi non servono lavoratori, servono schiavi da sfruttare per massimizzare i loro guadagni. Questa è la verità.

Ad accodarsi al coro dei prenditori che si spacciano per imprenditori, il nostro elegantissimo direttore di Confindustria Cosenza, Rosario Branda. Dice il raffinatissimo direttore Branda: “… il RdC va regolamentato e utilizzato bene perché gli effetti che ha prodotto in questi anni sono stati distorcenti”. Verrebbe da chiedere al finissimo direttore così attento al “look da City” se in vita sua ha mai “lavorato”. E per lavorare intendiamo spaccarsi la schiena per 12 ore al giorno in una cucina, in un albergo, in un campo di pomodori per una paga che si aggira, nel migliore dei casi, ad 800 euro al mese. Anzi chiediamo al milord de noantri: manderesti i tuoi figli a lavorare, a queste condizioni, in un bel resort di lusso per industriali annoiati, per farli “crescere professionalmente” e abituarli a guadagnarsi il pane con il lavoro, o preferisci continuare a dargli la “paghetta” settimanale da spendere in viaggi, vestiti, telefonini, e vacanze studio?

La risposta, conoscendo l’appartenenza sociale di Branda, che gode dello “status di privilegio” per diritto araldico, è scontata: un sangueblu del suo livello non permetterebbe mai a nessuno di sfruttare i suoi figli, quelli degli altri si possono sfruttare. Ma i suoi no. I suoi figli meritano, a differenza dei figli dei lavoratori stagionali, il meglio: non hanno bisogno di fare gavetta, il loro posto in società è già prenotato. Perché Branda può, e il lavoratore stagionale non può. I figli dei poveri devono fare i poveri, i figli dei ricchi (come i figli di Branda) devono fare i ricchi. Per Branda questa è una “differenza” che va marcata.

In tutto questo ciarlare contro il RdC, vorremo far notare ai lettori per meglio comprende lo squallore del personaggio, che il direttore di Confindustria Cosenza, che poi vorremmo sapere quali sono queste industrie a Cosenza e provincia, nel discorso che fa a difesa della casta che rappresenta, si guarda bene dal dire che se Cosenza è una provincia arretrata economicamente e socialmente la colpa è proprio dei tanti disonesti pseudoindustriali la cui unica attività “produttiva” è stata quella di svuotare le casse pubbliche a discapito del territorio e di migliaia e migliaia di lavoratori finiti per strada. O la mancata “industrializzazione” della Calabria per il figlio di papà che si atteggia a giocare all’industriale con i soldi dei caggi, è anche colpa del RdC?

Caro Sarino, ti vogliamo lanciare una sfida: facciamo che ti impegni a chiedere ai tuoi sodali industriali e imprenditori a nonna, di esporre all’ingresso delle loro attività (alberghi, ristoranti, resort, villaggi turistici, agriturismi, Hotel) un bel cartello con su scritto: “in questo locale nessun lavoratore è sfruttato, non si pratica il lavoro nero, e la paga corrisponde esattamente a quello che c’è scritto in busta paga”. Vediamo in quanti hanno il coraggio di esporre un cartello così (magari ci organizziamo pure per verificare se quello che c’è scritto, una volta esposto, corrisponde al vero).

Forza Sarino, lancia questa iniziativa e dimostra a tutti che il mondo dell’imprenditoria cosentina è sano, onesto e produttivo, e che gli unici disonesti che non hanno voglia di lavorare sono i percettori del Reddito di Cittadinanza.