Referendum, Geppi Cucciari alla presidenza del Senato subito!

(di Silvia Truzzi – ilfattoquotidiano.it) – L’invito a disertare le urne l’8 e il 9 giugno da parte di Ignazio La Russa non ci ha stupito: i diritti dei lavoratori e degli immigrati non sono il centro dei suoi interessi e la prassi di far naufragare i quesiti referendari puntando sul mancato raggiungimento del quorum è tristemente consolidata. Tra l’altro anche i ministri non si fanno parlar dietro: Salvini starà “a casa con i figli”, Lollobrigida ha detto chiaro e tondo che non andrà a votare (qui la notizia è che ha parlato in maniera comprensibile). Il vizietto è antico. Nel 2016 (si votava sulle trivelle per l’estrazione di idrocarburi in mare) l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano benedì l’astensione, definita “legittima” da Renzi che in quel momento era presidente del Consiglio. Nel 1991 Bettino Craxi suggerì agli italiani di andare al mare anziché votare al referendum sulle preferenze (adesso non si potrebbe più fare, visto che la gente non ha i soldi per le gite fuori porta). Ma allora andò diversamente dai piani: il quorum fu raggiunto e così cominciò la fine della Prima Repubblica. Dunque, niente di nuovo sotto il sole. Certo ci sarebbe quel particolare dell’etica pubblica, ma non scomodiamo princìpi tanto alti (e tanto sconosciuti ai destri di governo).

Fa più pensare che l’invito di Geppi Cucciari, ospite di Amici sabato scorso, ad andare a votare abbia ricevuto sui social insulti e critiche per aver fatto propaganda senza averne diritto (come se il silenzio imposto dalla maggioranza non fosse propaganda e come se un comico non fosse titolare di idee). Che aveva detto di tanto sconvolgente? Che dei referendum alle porte non parla nessuno e che anche non votare è una scelta. “Però è più una questione di principio. Dite la vostra, senza paura, anche soltanto per affermare che potete farlo, che ne avete diritto”.

Avrà ragione il ministro Giuli? A sinistra sono rimasti solo i comici? Certo è comico che abbia dimostrato più senso delle istituzioni lei del presidente del Senato e che abbia fatto più servizio pubblico Amici di Maria De Filippi che l’intera Rai in una settimana di programmazione… È così vero che martedì l’Agcom ha mandato un richiamo alla Rai e alle altre tv perché garantiscano un’adeguata copertura informativa. Se le televisioni hanno oscurato i referendum, i giornali non sono da meno: ne parlano poco e solo in termini di polemiche tra i partiti.

Eppure un recente sondaggio di Ipsos dava la possibile affluenza tra il 32 e il 38 per cento: non è pochissimo, considerato l’astensionismo fisiologico, sempre più alto, e il silenziatore messo dalla politica con la complicità dei media. Ci sarebbe tutto il tempo per sensibilizzare gli elettori e arrivare al quorum, anche considerando che i quesiti – su lavoro e cittadinanza – incidono concretamente sulla vita dei cittadini. Basterebbe farglielo sapere. Sull’istituto del quorum – voluto dai Padri costituenti nei referendum abrogativi di leggi approvate dal Parlamento, a tutela del principio di rappresentanza – ci sarebbe da riflettere: se per paradosso potesse essere applicato anche alle elezioni politiche, si alzerebbe un coro di inviti alla partecipazione in nome della democrazia. Ma ai partiti di maggioranza non frega nulla dei diritti del popolo e il Pd, nonostante gli sforzi di Elly Schlein, con lo sguardo ben puntato sul proprio ombelico e incapace di svegliarsi dall’incantesimo renziano, sta trasformando quest’appuntamento in un congresso sull’ex segretario (che col ragguardevole capitale politico del 2 per cento continua a fare danni). Tutti, in modi diversi, turisti della democrazia: la pervicacia con cui vogliono i cittadini lontano dalle urne dovrebbe essere il miglior stimolo ad andarci di corsa. Sarebbe meraviglioso se i consigli balneari avessero un epilogo craxiano, e se Renzi continua a far campagna referendaria quasi quasi cominciamo a sperare…