L’arresto di un sacerdote in Calabria, accusato di violenze sessuali su minori, ha scosso profondamente l’opinione pubblica e riaperto una ferita che da troppo tempo attraversa silenziosamente le mura ecclesiastiche. A intervenire con una riflessione intensa e coraggiosa è Adriana Musella , da anni voce impegnata nel sociale e nella tutela dei diritti civili, che attraverso una nota affidata alle istituzioni e alla società un messaggio chiaro: “La pulizia deve avvenire dall’interno, prima che arrivino carabinieri e magistratura” .
Musella, pur ribadendo il principio del garantismo per l’indagato, non ha esitato a definire la pedofilia per quello che è: “Una sporca perversione , una patologia assimilabile a una dipendenza , che non risparmia nessun ambiente, nemmeno quello ecclesiastico, dove si insinua con devastanti conseguenze”.
Nel suo intervento, denuncia la complicità di alcuni vescovi, accusandoli di aver coperto per anni abusi e orrori , scegliendo il silenzio e il trasferimento dei colpevoli piuttosto che la denuncia. “È inaccettabile che questi soggetti siano protetti, tutelati, nascosti – scrive -. Avrebbero dovuto essere radiati e consegnati alla giustizia”.
Musella punta anche il dito contro una struttura ecclesiale ancora troppo chiusa e conservatrice , che alimenta l’omertà: “La repressione della sessualità tramite la castità imposta, l’ambiente chiuso e promiscuo dei seminari, non aiuta. Anzi, spesso sono parte del problema”.
Tuttavia, non manca nella sua riflessione un distinguo necessario e responsabile: “Non possiamo dimenticare il lavoro straordinario che tanti sacerdoti svolgono a fianco dei giovani. Proprio per rispetto verso di loro e verso i fedeli, la Chiesa ha il dovere morale e spirituale di attuare interventi radicali , di rompere ogni compromesso”.
Musella chiudendo con parole di apprezzamento per le dichiarazioni dell’Arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, monsignor Fortunato Morrone , che nei giorni scorsi ha espresso solidarietà alle vittime e condanna ferma degli abusi: “Il suo è un intervento che si distingue. È questo il segno che la Chiesa deve dare, con coerenza e coraggio. Non basta più dire ‘mai più’. Bisogna agire”.
Una presa di posizione che accende nuovamente i riflettori su un tema troppo spesso relegato ai margini, e che richiede – come sottolinea Musella – una riforma autentica e irreversibile , a difesa della dignità umana e dei principi più alti della fede.









