Reggio Calabria: anziano muore in casa di riposo abusiva, 5 arresti

Il NAS di Reggio Calabria, con il supporto del locale comando provinciale dei carabinieri, sta dando esecuzione a un’ordinanza agli arresti domiciliari per due titolari e tre dipendenti di una casa di riposo abusiva. I destinatari della misura cautelare sono accusati si maltrattamenti e abbandono di persona incapace, con l’aggravante di aver causato la morte di un ospite. Il provvedimento è stato emesso dal gip del tribunale di Reggio Calabria su richiesta della procura. Altre 7 persone sono state denunciate: sarebbero responsabili a vario titolo di esercizio abusivo della professione sanitaria, sostituzione di persona e falsità ideologica.

Gli arrestati sono Giovanna Scarfò e Cecilia Prestipino ritenute responsabili della casa di riposo che aveva sede in via Bruno Buozzi, in pieno centro a Reggio, ed i dipendenti della struttura Margherita BattagliaEmanuele Maria Candido e Florentina Lencautan. Altri sette soggetti sono stati denunciati in stato di libertà per diversi illeciti penali.

Degenti costretti a mangiare cibo di scarsa qualità, chiusi nelle loro stanze fra i loro stessi escrementi, privi di assistenza medica e sedati per essere resi meglio “gestibili”. Questa la situazione accertata dai carabinieri del Nas di Reggio Calabria che stamane hanno arrestato cinque persone coinvolte a vario titolo nella gestione di una casa di riposo abusiva in città nell’ambito di un’operazione chiamata in codice “la signora”. Le indagini del Nas, condotte da gennaio a maggio 2021 attraverso intercettazioni telefoniche, acquisizioni e analisi di cartelle cliniche e ispezioni igienico sanitarie, pedinamenti e osservazioni, erano scaturite dalla denuncia di una donna il cui marito, affetto da una malattia neurodegenerativa, era deceduto dopo un periodo di degenza nella casa di riposo oggetto di indagine.

Le indagini

Gli inquirenti ipotizzano che l’uomo sia stato vittima di maltrattamenti e abbandono che avrebbero causato un peggioramento irreversibile della sua condizione clinica fino al decesso. Gli accertamenti investigativi avrebbero permesso di ricostruire che le titolari della struttura, sottoposte agli arresti domiciliari, unitamente ai dipendenti (3 sottoposti a misura cautelare e altri 6 denunciati in stato di libertà) avrebbero maltrattato 15 ospiti della casa di riposo, tutti affetti da gravi patologie e non autosufficienti. Diverse le vessazioni a cui le vittime erano sottoposte: scarse quantità di cibo, anche scaduto e mal conservato, tali da cagionare deperimento e malnutrizione; assenza di riscaldamento e acqua calda, in ambienti privi di abbattimento architettonico; somministrazione di medicinali, senza consulto medico, e psicofarmaci, tra cui l’Entumin, per rendere “gestibili” e sedare gli ospiti, tanto che agli indagati viene contestato anche l’esercizio abusivo della professione sanitaria.

Gli anziani sarebbero stati abbandonati e chiusi nelle stanze per cui, in alcuni casi, sono stati costretti ad espletare i bisogni fisiologici su sé stessi e sul letto su cui dormivano, con conseguente aggravamento delle patologie già in essere e, in alcuni casi, con l’insorgenza della malattia della scabbia. Tutti gli ospiti, tra i quali vi erano anziani permanentemente allettati, sarebbero stati gestiti da personale assolutamente inidoneo e privo dei requisiti medici specialistici, infermieristici e socio assistenziali richiesti. Di notte, alla presenza di un solo operatore, le vittime in alcuni casi sarebbero state costrette a dormire tra le loro feci e urine rimanendo a lungo fradici e sporchi.

Le titolari della struttura, in concorso con la cuoca ed un’altra dipendente, sono indagate anche per il reato di epidemia colposa in quanto, con le loro condotte omissive e negligenti, avrebbero agevolato il propagarsi di un focolaio  di Covid tra gli ospiti, cercando in tutti i modi di nascondere i contagi agli altri dipendenti, ai familiari delle vittime, alla Prefettura ed all’ASL reggina, tanto da rendere necessario un immediato intervento del Nas per avviare le previste misure contenitive e di cura e scongiurare ben più gravi conseguenze, interrompendo i tentativi di occultamento dei casi di coronavirus. Altri due dipendenti sono indagati per sostituzione di persona, in quanto, come avrebbero dimostrato le intercettazioni telefoniche, avrebbero fatto credere ad un’ anziana intenzionata a lasciare la casa di riposo, di parlare al telefono con il figlio, che la rassicurava sulla “buona qualità” dell’assistenza e degli operatori che la curavano, mentre, in realtà si trattava di un dipendente. Tra gli indagati risulta una geometra reggina che, unitamente alle titolari, è stata denunciata in stato di libertà per il reato di falsità ideologica,o poiché avrebbe attestato falsamente la presenza, nwllo stabile in cui c’era la casa di riposo abusiva, di 4 distinte case-famiglia che rispettavano i requisiti minimi strutturali.

Contemporaneamente all’esecuzione della misura cautelare personale è stato eseguito il sequestro preventivo della struttura. Gli anziani sono stati trasferiti presso i familiari o altre strutture socio sanitarie individuate dai Carabinieri e dai servizi sociali del Comune di Reggio Calabria.