Reggio. Chi è Seby Vecchio, l’ex poliziotto al servizio dei Serraino. I funerali del boss e il ristorante “galeotto”

La Dda di Reggio Calabria aveva arrestato Seby Vecchio, del quale ieri è stato annunciato ufficialmente il “pentimento”, il 15 ottobre dello scorso anno, con grande clamore e risalto, nell’ambito dell’operazione “Pedigree 2”. La Squadra Mobile e i Carabinieri del ROS di Trento e Reggio Calabria avevano dato esecuzione a un decreto di fermo nei confronti di 5 soggetti indiziati del delitto di associazione mafiosa in quanto appartenenti all’articolazione di ‘ndrangheta denominata cosca SERRAINO. E tra questi c’era anche Seby Vecchio, unitamente ad Antonio SERRAINO, detto “Nino”, nato a Cardeto [RC] il 19.2.1980, residente a Reggio Calabria, attuale reggente dell’omonima cosca di ‘Ndrangheta, figlio del defunto Domenico Serraino [cl. ’45, detto “Mico”] e nipote del defunto Serraino Francesco classe 1929 alias “il boss della montagna”. A Francesco RUSSOdetto Ciccio “lo Scalzo” o “’u Scazzu”, nato il 24.08.1973 a Cardeto [RC], residente a Reggio Calabria. Ad Antonino FALLANCA, nato a Cardeto [RC] il 13.8.1954, residente a Reggio Calabria [RC]. E a Paolo RUSSO, detto “Zamburro”, nato a Cardeto [RC] il 2.10.1961 ed ivi residente.

dall’ordinanza dell’operazione “Pedigree 2”

A carico di VECCHIO Sebastiano, detto “Seby”, Assistente Capo Coordinatore della Polizia di Stato in forza al Compartimento Polizia Ferroviaria di Venezia, attualmente sospeso dal servizio per motivi disciplinari, nonché, per diversi anni, consigliere comunale ed assessore a Reggio Calabria dove ha rivestito anche la carica di Presidente del Consiglio Comunale, la Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria ha disposto il fermo di indiziato di delitto per associazione mafiosa sulla base di plurime chiamate in correità, riscontrate peraltro dagli esiti di alcune intercettazioni effettuate nell’ambito del procedimento Pedigree – dalle quali è stato delineato a suo carico un gravissimo quadro indiziario.

Il predetto è stato:
  • dal 2002 al 2007 consigliere della VII Circoscrizione San Giorgio – Modena – San Sperato;
  • dal 22 giugno 2007 al 5 luglio 2010 assessore alla Pubblica Istruzione della seconda giunta Scopelliti del Comune di Reggio Calabria;
  • dal 20 giugno 2011 al 10 ottobre 2012 Consigliere del Comune di Reggio Calabria, rivestendo, contestualmente, la carica di Presidente del Consiglio.

Diversi collaboratori di giustizia – tutti di comprovata affidabilità – hanno descritto VECCHIO Sebastiano come soggetto legato, a doppio filo, alla cosca SERRAINO e ciò a dispetto dei ruoli istituzionali dallo stesso rivestiti. Il VECCHIO, poliziotto a lungo dedicatosi all’attività politica, in tale doppia veste non ha esitato ad interloquire con i SERRAINO e con altri esponenti della criminalità organizzata reggina, ricavando benefici elettorali ed assicurando ai suoi sodali una ventennale “messa a disposizione” per venire incontro alle loro più svariate esigenze. Subito dopo la sua elezione e la successiva designazione quale Assessore alla Pubblica Istruzione, erano sorte, però, impreviste tensioni con gli esponenti del sodalizio mafioso, degenerate persino nel danneggiamento incendiario di due autovetture di SebastianoVECCHIO.

I resoconti dei citati collaboratori – oltre che riscontrarsi reciprocamente – trovano una incisiva conferma in un episodio rappresentativo dell’estrema vicinanza di Sebastiano VECCHIO alla ‘ndrina dei SERRAINO. Il 12 marzo 2010, VECCHIO – all’epoca assessore del Comune di Reggio Calabria – prendeva parte, presso la chiesa di San Sperato, ai funerali del boss Domenico, inteso “Mico” SERRAINO, capo della cosca, già sottoposto al regime carcerario ex art. 41 bis ord. pen., fratello del defunto Francesco [Don Ciccio, “re della montagna”] e padre di Alessandro [detto “Lisciandro”] e dell’odierno indagato Antonio, inteso “Nino” SERRAINO. Quella presenza non poteva che essere motivo di vanto per la storica ndrina reggina, che – agli occhi della popolazione e delle cosche alleate – si fregiava dell’ultima riverenza, attribuita al suo capo, da un rappresentante delle istituzioni.Ciò a maggior ragione perché il Questore pro tempore– tenuto conto della personalità del deceduto – aveva emanato apposita ordinanza con cui vietava il trasporto della salma in forma pubblica e solenne.

È emerso, inoltre, anche grazie alle intercettazioni telematiche ed ambientali disposte nel corso dell’indagine Pedigree, come il VECCHIO abbia intessuto illecite cointeressenze con gli esponenti della cosca SERRAINO sino ad epoca recentissima, concorrendo nell’intestazione fittizia di un ristorante in realtà riconducibile al pregiudicato Maurizio CORTESE, incontrando quest’ultimo durante la latitanza e fornendo informazioni riservate ai membri dell’associazione mafiosa.