Diciamocelo come al solito con grande franchezza: quando ieri mattina abbiamo appreso che la Dda di Reggio aveva arrestato Pasquale Tripodi, a noi addetti ai lavori è scappata istintivamente una frase. Quale? Ah, ecco: hanno beccato il “solito” Tripodi. Ed è il meno che si possa dire analizzando il percorso giudiziario del Nostro, che in questi anni è finito quasi regolarmente in molte, troppe inchieste giudiziarie.
Quella che ha fatto più rumore è stata senza dubbio ‘inchiesta coordinata dalla Dda di Perugia risalente al febbraio del 2008 quando Tripodi era assessore regionale al Turismo nella Giunta Loiero in quota Udeur. L’inchiesta riguardava un presunto sodalizio di tipo mafioso collegato al clan camorristico dei Casalesi e alla cosca della ‘ndrangheta dei Morabito-Palamara-Bruzzaniti. Tripodi era stato accusato di associazione mafiosa ed era stato arrestato anche allora in relazione all’approvazione del progetto per la centrale idroelettrica della Vallata dello Stilaro. Al centro dell’indagine del Ros che ha riguardato l’amministratore anche il relativo finanziamento da parte della Regione Calabria. Tra gli arresti fatti in Calabria, figuravano anche il sindaco di Staiti, Vincenzo Ielo, il vicesindaco di Brancaleone, Gentile Scaramuzzino, ed un tecnico del comune di Brancaleone, Domenico Vitale.
In qualche modo Tripodi è riuscito a superare il “problema”, anche se da allora la sua credibilità “politica” è inevitabilmente crollata, ma non si può certo dire che si sia fermato, anzi… Nel 2010 era riuscito ancora ad essere eletto alla Regione ma anche in quella consiliatura aveva avuto problemi giudiziari. Recentemente, la Cassazione ha confermato la condanna ad un anno nei suoi confronti perché è stato ritenuto colpevole in via definitiva del reato di indebita percezione di erogazioni. Secondo la Suprema Corte, Pasquale Tripodi ha percepito rimborsi che non gli spettavano nel periodo compreso fra il 2 luglio 2007 e il 3 dicembre 2008. Si tratta dei cascami dell’inchiesta “Erga omnes” relativa alla “Rimborsopoli” del Consiglio Regionale della Calabria. Gli vengono contestate in questo caso due diverse ipotesi del reato di peculato. Una nelle vesti di capogruppo dell’Udc, l’altra in concorso con l’ex presidente del Consiglio Regionale, Giuseppe Bova, nelle vesti di consigliere regionale del Gruppo Misto. Per tali accuse, Tripodi ha subìto anche il divieto di dimora in Calabria.
Nel 2016, poi, Tripodi era finito ancora tra gli indagati nell’ambito dell’indagine “Ecosistema”, insieme all’allora consigliere regionale Francesco Cannizzaro, per corruzione aggravata dalle modalità mafiose, Il monitoraggio tecnico di amministratori locali aveva indotto a focalizzare l’attenzione verso il settore dell’imprenditoria, in particolare all’indirizzo di Rosario Azzarà, imprenditore operante nel settore dei rifiuti con la passione per la politica, titolare della ditta “ASED srl” con sede a Melito Porto Salvo. E da lì era partita l’inchiesta che poi si era conclusa con l’assoluzione di Tripodi e Cannizzaro.
Adesso, a quasi 10 anni di distanza, Tripodi è finito dentro l’inchiesta “Millennium” perché ha cercato di “pilotare” sua moglie Lucia Caccamo in Consiglio Regionale con le liste di Jole Santelli. La moglie non è stata eletta ma lui è finito di nuovo nei guai.
REGGIO, TRIPODI E LE CARTE DELL’INCHIESTA (https://www.iacchite.blog/reggio-lex-assessore-tripodi-e-vincenzo-giglio-hanno-unito-ndrangheta-e-mondo-istituzionale-le-carte-dellinchiesta/)
Pasquale Tripodi di professione fa il medico ed è nativo di Montebello Jonico. Ha iniziato a fare politica nella qualità di segretario della sezione Dc di Bova Marina, Comune dove era divenuto anche sindaco sul finire degli anni Novanta. Al Consiglio regionale ci era arrivato per la prima volta nel 2000 nella lista dello Sdi ed era stato riconfermato nel 2005 con i Popolari-Udeur – ricoprendo anche la carica di assessore al Turismo – e nel 2010 nella lista dell’Udc, partito poi lasciato per fondare il “Polo civico” e quindi approdare nel Gruppo Misto. Alle elezioni regionali del 2014, Pasquale Tripodi è stato candidato (ma non eletto) nella lista denominata “Centro democratico, Oliverio presidente” a sostegno dell’allora presidente della Giunta regionale Mario Oliverio. Ma evidentemente neanche questa esperienza è durata molto e così, nel 2020, Tripodi aveva candidato la moglie in una delle liste che sostenevano Jole Santelli. E anche in questo caso qualcuno gli sta chiedendo conto dei suoi metodi elettorali evidentemente ritenuti tutt’altro che limpidi. E la storia continua…