Reggio, il Comune sotto la lente del Viminale. Il paradosso: “Forza Mafia” chiede lo scioglimento!

Palazzo San Giorgio e Palazzo Alvaro sono finiti sotto la lente del Ministero dell’Interno. Lo conferma il sottosegretario Molteni: «La situazione è attentamente seguita sia a livello di Uffici centrali che dalla Prefettura di Reggio Calabria. Saranno tempestivamente valutate eventuali nuove o ulteriori situazioni o elementi suscettibili di incidere o modificare il quadro finora delineato per l’adozione di consequenziali provvedimenti di competenza».

Il Viminale, dunque, non conferma né smentisce l’ipotesi di scioglimento del Comune di Reggio Calabria, tuttavia afferma che «la situazione reggina è attentamente seguita». Il sottosegretario di Stato all’Interno, on. Nicola Molteni, fa suonare un campanello d’allarme incalzato dai parlamentari del centrodestra nel corso del question time alla Camera in Commissione Affari costituzionali, durante cui hanno pubblicamente portato all’attenzione del Governo – se mai ce ne fosse stato bisogno – quanto accade ed è accaduto nell’ambito del processo riguardante le procedure di affidamento del Grande Albergo Miramare. Nell’interrogazione, ovviamente, è stato anche richiamato il famoso (o famigerato?) caso dei brogli elettorali che hanno macchiato fin dall’inizio quest’Amministrazione comunale.

L’interrogazione – primo firmatario il coordinatore regionale di Coraggio Italia Maurizio D’Ettore e che contiene anche le firme di Francesco Cannizzaro e Wanda Ferro –, era diretta e non lasciava alcuno spazio ad interpretazioni variegate: «Il Governo valuti l’ipotesi concreta di sciogliere il Consiglio Comunale di Reggio Calabria, ovvero adeguate misure a seguito di riscontrate violazioni di legge». E neppure la risposta del Sottosegretario di Stato all’Interno è stata poi tanto tra le righe, non escludendo la possibilità di «decisivi sviluppi» nella vicenda che sta assumendo giorno dopo giorno connotati nazionali, quella che vede il sindaco metropolitano reggino sospeso insieme ad altri elementi portanti della sua squadra. Senza tralasciare il peso della spada di Damocle che pende già da mesi sulle teste della maggioranza reggina targata centrosinistra.

Il paradosso è che a chiedere lo scioglimento del Consiglio di Reggio siano esponenti del partito e della coalizione che contiene al suo interno Forza Mafia ovvero Forza Italia e non stiamo qui a ricordare chi è Berlusconi e quali sono i suoi pacchiani interessi mafiosi. Ma non solo: in prima fila ci sono soggetti come Cannizzaro e Wanda Ferro che sono finiti abbondantemente nelle ordinanze delle Dda calabresi per i loro rapporti con i clan della ‘ndrangheta. Tutti sanno a Reggio che Cannizzaro è il figlioccio di Totò Caridi e non serve aggiungere altro e tutti sanno tra Catanzaro e Vibo che la signora Ferro è stata eletta deputata nel 2018 anche grazie ai voti del clan Anello di Filadelfia, che “portò” in carrozza sia lei sia il suo sodale Giuseppe Mangialavori, alias Peppe ‘ndrina e collaboratore strettissimo dell’attuale presidente della Regione Robertino Occhiuto alias il parassita (sociale). Un bel quadretto, non c’è che dire.