Calabria, la farsa continua: ma chi sparò tre colpi di pistola alla segreteria dell’aspirante nuovo sindaco di Reggio?

Era il 23 agosto del 2022, quindi poco più di tre anni fa, quando tre colpi di pistola calibro 38 furono sparati da persone non identificate a Reggio Calabria sulla vetrata della segreteria politica di Francesco Cannizzaro, deputato di Forza Italia ricandidato e poi rieletto alle elezioni politiche del 25 settembre 2022.

L’intimidazione era avvenuta in serata in una zona a poca distanza dalla sede del Consiglio regionale della Calabria. All’interno dei locali era in corso una riunione politica a cui stava partecipando lo stesso Cannizzaro e alcuni suoi collaboratori. Nessuna delle persone presenti è rimasta ferita. Sul posto erano intervenuti gli agenti delle volanti e la scientifica.

Gli inquirenti all’epoca stavano cercando di ricostruire la dinamica della sparatoria. Da quanto si era appreso, era stato lo stesso parlamentare ad avvertire le forze dell’ordine sull’accaduto. I proiettili erano rimasti conficcati sulla vetrata che non era blindata ma solo rinforzata, e questo aveva comunque impedito che i colpi di pistola raggiungessero l’interno del locale. Dell’accaduto era stato avvertito il pm di turno che aveva affidato le indagini alla squadra mobile, e addirittura non si escludeva che il procuratore Giovanni Bombardieri decidesse di affidare il fascicolo alla Dda. La polizia stava raccogliendo elementi per capire se l’intimidazione è legata alla campagna elettorale.

Sempre all’epoca dei fatti stendevamo un velo pietoso sulle esternazioni di solidarietà a Ciccio “bummino”. Faceva un certo effetto – sempre all’epoca dei fatti – sentire biascicare sillabe da Robertino Occhiuto, uomo di Berlusconi esattamente come Cannizzaro, che dice di “schifare” la ‘ndrangheta quando il loro padrone (politico), nel frattempo passato a miglior vita, è stato tra i fondatori della mafia 2.0, quando tutti sanno che il loro maggiore sponsor è… la ‘ndrangheta e perché tutti sanno che Berlusconi con il clan Piromalli e i clan reggini in particolare aveva un rapporto quasi cinquantennale. Esattamente come faceva un certo effetto sentire parlare “contro” i clan Giuseppe Mangialavori… 

Oggi, a distanza di tre anni, apprendiamo dall’inchiesta Res Tauro che a Gioia Tauro la sindaca Scarcella, diretta emanazione del politico che fa il verso a Cetto, va a braccetto con il clan Piromalli… e di quella presunta intimidazione non s’è saputo più niente. Ergo, figuratevi se il clan poteva permettere un gesto contro il “bummino” accriccato con la sindaca. Non solo: da altre carte dell’inchiesta Res Tauro abbiamo saputo che i Piromalli affermano candidamente di “guidare la musica” dei fondi Pnrr, del rigassificatore e di tutto il cucuzzaro e in tutto questo Occhiuto e Cannizzaro, con l’aggiunta della Ferro addirittura sottosegretario agli Interni, fanno come le tre scimmiette: non vedono, non sentono e non parlano… E come se non bastasse, adesso esce fuori che Cannizzaro vuole fare il sindaco di Reggio e che Occhiuto è d’accordo. Siamo al delirio di onnipotenza.

Ma in compenso – dopo che la Prefettura di Vibo ha sciolto per mafia il Comune di Tropea oltre alla stessa Asp – abbiamo appreso delle dimissioni di Mangialavori da coordinatore regionale di Forza Italia e della contestuale incoronazione dello stesso Cannizzaro, così “inviso” alla criminalità organizzata. Stendiamo ancora una volta un velo pietoso ma l’aspetto più tragicomico è quello della presunta intimidazione al Cannizzaro. Come mai non si è saputo più niente? E il diretto interessato una qualche idea se l’è fatta? Vuoi vedere che se li è sparati… da solo? Povera Calabria nostra!