Reggio, la lettera di solidarietà dei sindaci a Falcomatà diventa una farsa

A far male alla città, adesso, più che la sentenza in Appello del processo Miramare di condanna al sindaco Giuseppe Falcomatà, c’è il dopo sentenza e i giochi pochi chiari della politica. In queste ultime ore, infatti, è  scoppiato il caso del documento diffuso dalla Città metropolitana di solidarietà al sindaco sospeso.

Sessantacinque sindaci, tra cui Nicola Fiorita, primo cittadino di Catanzaro che quindi nulla a che fare con la Città metropolitana, figurano come firmatari del lungo documento. Un documento – secondo quanto appreso da ReggioToday  – nato dalle menti di Carmelo Versace, sindaco metropolitano facente funzioni e dai sindaci di Bagaladi, Santo Monorchio (suocero di Giuseppe Falcomatà), di Palmi Giuseppe Ranuccio e di Benestare, Domenico Mantegna. 

Peccato che adesso alcuni firmatari  si dissociano. Ecco il sindaco di Anoia Alessandro De Marzo, di centrodestra, che pubblicamente precisa: “Il documento che mi era stato chiesto di sottoscrivere è un sostegno formale all’abolizione della legge Severino e non un supporto politico a Giuseppe Falcomatà”, precisa De Marzo.

Anche Antonino Crea, vicesindaco di Ferruzzano afferma: “Il sottoscritto intende sottrarsi ad ogni strumentalizzazione politica dell’espressa “vicinanza”. “Difatti, il documento riguarda un sostegno formale all’abolizione della legge Severino e, in particolare, dell’attuativo decreto legislativo n.235, del 31 dicembre 2012, nella parte in cui prevede la sospensione dalla carica di amministratore negli enti locali, anche in caso di condanna di primo grado, il quale è stato oggetto dell’ultimo referendum abrogativo”.

Prende le distanze anche il sindaco di Bagnara Adone Pistolesi. E, anche Giuseppe Minnella, portavoce provinciale del Msi-Ft, rompe il silenzio: “E’ necessario che si faccia immediatamente luce su quanto accaduto. Delle due l’una: o i sindaci hanno firmato un documento vergognoso in cui manifestano solidarietà ad un condannato, per le motivazioni giudiziali di cui sopra e quindi mancando gravemente di rispetto alla sentenza ed ai magistrati che l’hanno emessa, oppure qualcuno ha modificato ed inviato alla stampa un documento totalmente diverso da quello sottoposto e sottoscritto dai sindaci.

Nel primo caso chiediamo le immediate dimissioni per indegnità di tutti quei sindaci che abbiano firmato scientemente questo appello che non difende un sindaco dall’abuso d’ufficio bensì lo giustifica da un vero e proprio reato; nel secondo caso chiediamo le dimissioni di chi ha modificato e diramato il comunicato e invitiamo i sindaci coinvolti a recarsi in Procura per denunciare i gravissimi fatti accaduti con la divulgazione alla stampa nazionale di qualcosa, a quel punto, di totalmente inventato e mai da loro sottoscritto”.

Dunque un bel pasticcio per la Città metropolitana che ha diffuso il documento, pur sapendo che già prima della sua divulgazione c’era un netto disaccordo di alcuni amministratori locali sul sostegno e sulla vicinanza a Falcomatà mentre non era in discussione la riforma della Legge Severino che incontra il favore bipartisan di sindaci.    Un errore di fondo che evidenzia dunque molta agitazione in casa Falcomatà e tra i suoi fedelissimi che evidentemente capiscono che la città non può stare nel limbo per altri lunghi mesi.

Lo scenario che si delinea, a questo punto, è un possibile rimpasto in giunta comunale, visto che anche i consiglieri di centrodestra hanno già detto che non si dimetteranno e che non saranno loro a mandare a casa il sindaco sospeso Falcomatà.

Tenere in piedi ancora questa amministrazione, malgrado l’orgoglio dichiarato da Paolo Brunetti nell’ultimo consiglio comunale, di certo non sarà molto fattibile e lo scontro politico, all’interno della maggioranza e del “dormiente” Pd sarà presto esplicato e vorrà dire che le deleghe saranno rimesse in discussione e cambiati gli assessori.

Ci sarà da fare una vera analisi della guida Brunetti e di come sono stati portati avanti gli interessi della città, ad iniziare dai progetti del Pnrr, fino ad arrivare ai lavori pubblici appaltati nel 2022, solo per fare qualche esempio. In tutto questo il Partito democratico dovrà avere la forza ed il coraggio di far sentire il proprio peso e di capire che partita vuole giocare: il rischio che sta correndo è quello di far crescere il consenso della destra e di consegnarle la città alle prossime elezioni comunali. Fonte: ReggioToday