Reggio, le motivazioni della sentenza ora annullata: “Falcomatà dominus e ideatore di una vicenda sciatta di gestione della cosa pubblica”

“Dominus dell’intera vicenda ed ideatore del progetto di affidamento diretto del Miramare all’amico Zagarella, sia nella sua veste formale di sindaco, e dunque di soggetto che riveste la piu’ alta carica all’interno della Giunta comunale, sia nella sua veste sostanziale, quale agente direttamente interessato all’approvazione della delibera ‘Miramare’, alla cui votazione ha partecipato non solo in violazione di legge, alla stregua degli altri imputati, ma anche in spregio all’obbligo di astensione su di lui gravante alla luce dei rapporti intrattenuti con Zagarella“. Cosi’ i giudici del Tribunale di Reggio Calabria facevano riferimento al sindaco Giuseppe Falcomata‘ nelle motivazioni della sentenza con cui il primo cittadino, nel mese di novembre 2021 era stato condannato, per abuso d’ufficio, in primo grado, ad un anno e 4 mesi di reclusione, con pena sospesa, nel cosiddetto “processo Miramare“. La condanna, che in Appello era stata ridotta ad un anno, è stata annullata ieri sera dalla Cassazione e Falcomatà oggi è tornato a fare il sindaco.

La condanna aveva portato alla sua sospensione dalla carica di sindaco sulla base della legge Severino. A conclusione del dibattimento, insieme a Falcomata’, erano stati condannati a un anno di reclusione ciascuno anche sette assessori comunali, che erano stati anche loro sospesi. L’inchiesta che aveva portato alle condanne ha riguardato i presunti illeciti che avrebbero caratterizzato le procedure di affidamento senza bando dell’immobile che un tempo ospitava il “Grand Hotel Miramare”, di proprieta’ del Comune, all’associazione “Il sottoscala”, riconducibile all’imprenditore Paolo Zagarella, legato a Falcomata’ da rapporti di amicizia. Zagarella, tra l’altro, nel corso della campagna elettorale per le comunali del 2014, aveva concesso locali di sua proprieta’ a Falcomata’, che li aveva utilizzati per la sua segreteria politica.

E’ indiscutibile – si affermava ancora nelle motivazioni della sentenza del Tribunale, presieduto da Fabio Lauria – che il primo cittadino, oltre ad avere un rapporto di amicizia con Zagarella, avesse nei suoi confronti anche un debito di riconoscenza“. Nelle motivazioni i giudici fanno proprie le argomentazioni sostenute, nel corso del processo, dalla pubblica accusa, rappresentata dai sostituti procuratori Walter Ignazitto e Nicola De Caria, che avevano chiesto la condanna di Falcomata’ ad un anno e 10 mesi e degli assessori ad un anno ed 8 mesi. Il Tribunale, tra l’altro, definiva l’affidamento dell’immobile comunale una vicenda “sciatta e superficiale di gestione della cosa pubblica”. Sindaco e assessori, infatti, secondo i giudici, “hanno scientemente violato, nell’esercizio delle loro funzioni, una pluralita’ di specifiche norme di legge che imponevano regole di condotta non discrezionali“. I componenti della Giunta, inoltre, a detta dei giudici, “hanno arrecato, con l’approvazione della delibera comunale, un vantaggio patrimoniale ad un amico del sindaco, procurandogli intenzionalmente un’utilita’ suscettibile di valutazione economica, con correlativo danno ingiusto per i terzi potenzialmente interessati all’affidamento del Miramare“. Insomma, oggi Falcomatà torna a fare il sindaco ma politicamente è colpevole, eccome se è colpevole.