ll “sistema Pizzi” affossa il bergamotto, protetto dai poteri forti
L”Awocato” insieme a Coldiretti e Confagricoltura bloccano di nuovo l’iter dell’lGP
Spesso ci si allea contro qualcuno o qualcosa e i nemici diventano “amici” per interesse. E’ il caso di Coldiretti e Confagricoltura che ovunque in ltalia si ammazzano tranne nell’affaire bergamotto di Reggio Calabria. Mentre la CIA continua a essere dormiente, inesistente e inconsistente se non in qualche raro sprazzo di lucidità e mentre Copagri sostiene convintamente i bergamotticoltori insieme ad altre sigle sindacali a favore dell’lGP, le altre due grandi organizzazioni di categoria invece continuano a danneggiare i bergamotticoltori reggini proseguendo nella loro finta lotta di classe targata Ezio Pizzi.
Confagricoltura provinciale e Coldiretti provinciale {che fine hanno fatto i regionali?} e il grande vecchio del bergamotto, più qualche soggetto privato appartenente alla “banda della DOP” ritornano sulla scena con distinte opposizionidepositate al Ministero dell’agricoltura entro il 15 novembre awerso l’awenuta pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale italiana del Disciplinare IGP Bergamotto di Reggio Calabria lt n.24L del 16 ottobre 2025) con la quale si sarebbe potuto concludere l’itèr burocratico di approvazione; un iter durato scandalosamente quasi cinque lunghi anni proprio a causa di sabotaggi e blocchi da parte di quella che viene definita da tutti “la banda della DOP” comprensiva della malapolitica e complicivari.
E’ evidente che i soggetti che hanno firmato le distinte opposizioni ovvero la famiglia Pizzi per il consorzio di tutela dell’essenza di bergamotto DOP, alcuni privati notoriamente suoi sostenitori, il presidente Giuseppe Canale di Confagricotura di Reggio Calabria, il direttore Gino Vulcano di Coldiretti Reggio Calabria, non riescano tutt’oggi a tollerare e a digerire, a distanza di 9 mesi, la grande figuraccia pubblica guadagnata il 28 gennaio 2025, a favore di riflettori e di telecamere, dal direttore regionale di Confagricoltura Angelo Politi e dal presidente regionale di Confagricoltura Franco Aceto insieme a Ninni Tramontana presidente della Camera di Commercio reggina{tutti accompagnati da avvocato e da supporter di vario tipo} quando furono letteralmente fischiati e allontanati sonoramente da più di 300 agricoltori dalla Sala verde della Cittadeila regionale a Catanzaro, in occasione della famosa Riunione di pubblico accertamento dell’lGP presieduta dall’assessore Gallo, dai funzionari ministeriali e dal Comitato promotore per l’lGP.
Si trattò dell’attesa e partecipata Pubblica audizione prevista dal regolamento comunitario che la banda anti bergamotto con vari complici presenti tentò, invano e maldestramente di far saltare in ogni modo, per guadagnarsi pubblicamente la tanto decantata presa di posizione pro DOP e anti IGP (ovvero anti-agricoltori), ormai eclatante e ufficiale, e soprattutto per sostenere il loro protetto storico: Ezio Pizzi. ll quale continua con i ricorsi aI TAR Lazio pagati ad un noto avvocato di Reggio {questa volta vero], non certo coi soldi suoi ma con quelli degli iscritti ai suoi consorzi, come è prassi da sempre. La recente opposizione contro l’lGP è stata presentata da parte di questi soggetti incuranti del fatto che i loro stessi iscritti hanno in gran parte rifiutato negli anni di firmare carte e autodichiarazioni improwisate e divario tipo a favore di Pizzi, anche sotto ricatto, in quanto i bergamotticoltori hanno capito, dopo anni di burocrazia interrotta (la richiesta dell’lGP è del 2021) che l’attribuzione della lndicazione Geografica Protetta per il Bergamotto di Reggio Calabria sarebbe stata l’unica soluzione per uscire dalla crisi del comparto dovuta proprio al dominio della “casta del bergamotto”.
Ma i capi-padroni delle due associazioni di categoria indifferenti a tutto ciò, preferiscono insistere tutt’ora solo per provare a salvare la faccia, anche se ormai abbondantemente persa, con queste ulteriori azioni tra carte bollate e tribunali, cadendo nel ridicolo più totale. Essi non sopportarono l’onta di avere perso il 28 gennaio scorso dopo avere rassicurato e sostenuto negli anni “i Pizzi” e preso in giro Gallo e financo Occhiuto che li supportarono fortemente tpoi pentiti). Oggi di nuovo tentano di sabotare e rinviare ancora una volta gli effetti di un successo ottenuto dalla base agricola, offrendo coscientemente e in maniera spregiudicata sul piatto d’argento agli speculatori, il sangue dei bergamotticoltori che ancora una volta svenderanno il loro prodotto da industria a pochi centesimi al kg.
Chissà che qualcuno attento e consapevole, un giorno non molto lontano, non li citi per danno economico una volta per tutte. Anche Occhiuto e Gallo {quest’ultimo con una inaspettata giravolta e una incredibile dichiarazione sui social} li hanno mollati e perfino il presidente regionale di Coldiretti Franco Aceto e il presidente regionale di Confagricoltura Alberto Statti hanno capito che ormai è inutile insistere, nonostante siano stati tra i più accaniti sostenitori del “sistema Pizzi”. Un sistema blindatissimo e pieno di soldi che, inverosimilmente con obiettivi opposti di alcuni componenti “la banda della DOP’, voleva puntare a ottenere una impossibile ma agognata DOP regionale per un fantomatico “Bergamotto di Calabria”.
Assurdo? No, in guanto sarebbe servito a tutelare quei comparelli “cosendìni” e di altre province che grazie al contributo finanziario del PSR avevano anni orsono piantato tanti bergamotteti fuori dall’area bergamotticola della provincia di Reggio Calabria, ovvero quell’area vocata fin dal 1700 riconosciuta dall’lGP. ln un nostro precedente articolo raccontammo gli interessi di tutti gli attori della vicenda e il giro di affari milionario e di emolumenti e rimborsi spesa, garantiti da Occhiuto, Gallo e prima anche dal fido Giovinazzo, che orbitano attorno al sistema di Ezio Pizzi, presidente di tre consorzi {controllore e controllato} e coi nipoti vicepresidenti e dipendenti e che nessuno ha il coraggio di commissariare anche perché intoccabile con probabile protezione full “da grembiulino”, visto che non è in grado nemmeno di garantire il proprio voto a nessuno; interessi familiari e familistici ma soprattutto narcisismo puro all’ennesina potenza che non fanno mollare le poltrone all’arzillo “avvocato” {forse emulo di Agnelli}, convintissimo che il bergamotto l’abbia inventato lui e fintamente ignaro che stia distruggendo un’importante filiera agrumicola provinciale, insieme e per conto della consolidata lobby industriale di sempre.
Vi aggiorneremo sulla vicenda apparentemente intricata ma in realtà più semplice di quanto sembri, visto che a Reggio come è noto si preferisce distruggere gli interessi altrui anzichè migliorare i propri, a tutti i costi o addirittura fino agli estremi e fino a rimanere in braghe ditela. ll famoso e sarcastico scrittore e poeta del dopoguerra Nicola Giunta scriveva del reggino che preferiva danneggiare il vicino anzicchè crescere, poiché è sempre meglio “nè ieu cuntentu, nè tu cunzulatu”. Oggi avrebbe sicuramente pensato anche al “caso bergamotto”…









