Reggio. “Millennium”, il corpo unico della ‘ndrangheta

MILLENNIUM. IL CORPO UNICO DELLA ‘NDRANGHETA
Sintesi della conferenza stampa dell’operazione “Millennium”
(link in basso 🖇️)

Fonte: ‘U Ruccularu

C’è stato un tempo in cui bastava un nome per far tremare le vene ai polsi: “Crimine”. Era il 2010, e quell’indagine scuoteva l’Italia mostrando l’anatomia occulta della ‘ndrangheta calabrese. Oggi, 15 anni dopo, arriva Millennium, ed è un’ecografia a colori dell’organizzazione più potente, longeva e internazionale della criminalità organizzata italiana.
Il 22 maggio 2025, nel cuore della Procura di Reggio Calabria, il procuratore aggiunto facente funzioni Giuseppe Lombardo ha alzato il sipario su un’inchiesta che va oltre i numeri. Novantasette misure cautelari, mille carabinieri mobilitati, oltre duecento trentatré anni di intercettazioni equivalenti, se ascoltate da un singolo operatore. Ma il numero più inquietante è uno solo: uno. Perché la ‘ndrangheta è diventata un corpo unico.

LA PROVINCIA CHE NON MUORE
Si chiama ancora così, La Provincia. Un organismo apicale, collegiale, che tiene insieme le “locali” della Calabria, del Nord Italia e persino quelle in Olanda, Belgio, Canada. Una cupola senza un padrino unico, ma con regole ferree, gerarchie, convocazioni straordinarie e potere decisionale. La cosca Barbaro di Platì, ad esempio, ne ha il potere. Non tutte possono.
Il modello è raffinato, eppure antico: collegialità, ritualità, alleanze e punizioni. Eppure è anche modernissimo: si usano smartphone criptati, pagamenti in criptovalute, strategie internazionali. E tutto ruota attorno al traffico di cocaina.

UN MODELLO INDUSTRIALE
Dalla Colombia e dal Brasile, la “polvere bianca” viaggia in container verso Gioia Tauro. Qui viene scaricata grazie a operatori portuali compiacenti. Da lì, verso Platì, poi Milano, Pavia, Buccinasco, Volpiano. È una catena logistica, più efficiente di Amazon. A gestirla è un consorzio criminale, una struttura verticale sovraordinata alle cosche locali, con importatori, broker, magazzinieri e spacciatori. I Barbaro e gli Alvaro ne sono protagonisti.
Il narcotraffico non è un affare isolato: è il cuore finanziario di una mafia globale. E dove ci sono milioni, ci sono anche armi, violenza, estorsioni. Come nel caso di Sinopoli, dove gli imprenditori venivano bloccati rubando le chiavi dei mezzi da cantiere. Solo pagando la “messa a posto” si poteva ripartire.

IL NORD: TRA OMERTÀ E CRIPTOVALUTE
L’operazione ha documentato la piena operatività di locali a Volpiano (TO) e Buccinasco (MI). Dalla Lombardia partono ordini e arrivano soldi. Già nel 2016, un pagamento di droga era stato evaso in Bitcoin. Un dato da non sottovalutare: la ‘ndrangheta digitale è già qui da dieci anni.
Eppure, il livello di attenzione mediatica al Nord è pari a zero. La percezione del rischio è minima, mentre la mafia prospera. In silenzio. In modo tecnologico e finanziario.

VOTI E FACCENDIERI: LA DEMOCRAZIA MAFIOSA
Il volto più infame è però quello della ndrangheta elettorale. A Reggio Centro, l’inchiesta ha ricostruito un’associazione “semplice” che, tra il 2020 e il 2021, aveva un solo obiettivo: raccogliere voti per candidati regionali in cambio di favori e incarichi.
Voti venduti anche a 20 euro l’uno. Nessun incontro diretto con i politici: ci pensavano i mediatori. “Il patto col diavolo lo facciamo noi”, dicono intercettati. Il candidato non si sporca. Il consenso lo portano loro.
Ma c’è di più: pacchetti di voti scambiati fra cosche di mandamenti diversi, per evitare concentrazioni sospette in territori “caldi”. Un Risiko elettorale perfetto. I voti arrivano anche se il candidato non vince. Ma l’investimento, si sa, andrà restituito. In incarichi, in appalti, in riconoscimenti. È lo scambio elettorale 4.0.

VIOLENZA, SEQUESTRI E MEMORIA
Millennium è anche sangue. C’è un sequestro lampo tra cosche, per un carico di droga da 45mila euro mai arrivato. Un affiliato Alvaro sequestrato dai Barbaro, armi in pugno, liberato solo dopo una “caparra” e la promessa del saldo.
C’è persino un’eco del passato: il caso irrisolto del sequestro Passiatore. Mariangela, moglie di un imprenditore milanese, fu rapita nel 1977. Di lei non si seppe più nulla. Ora, uno degli indagati racconta: la donna morì colpita alla testa, dopo che i carcerieri – incapaci di gestirne l’agitazione – persero il controllo. Nessun corpo ritrovato, solo parole che scavano la memoria.

LA MAFIA È QUI. È ORA. È OVUNQUE
Lombardo lo ripete come un mantra: «L’ndrangheta non è un fossile. È viva. Opera oggi, qui, in Italia, nel mondo».
L’evoluzione è chiara: dalla picciotteria ai Bitcoin, dalla “Provincia” alla governance globale.
I mandamenti – Ionico, Tirrenico, Reggio Centro – ci sono ancora. Le famiglie anche. I nomi pure. Ma oggi parlano un linguaggio diverso, digitale, criptato, più difficile da intercettare. Serve un salto tecnologico, servono risorse. Ma soprattutto serve raccontare.

IL GIORNALISMO È L’ULTIMA TRINCEA
«Solo la conoscenza rende liberi», chiude Lombardo. E la conoscenza, fuori dalle aule di giustizia, passa dai giornalisti. Ma il giornalismo, oggi, è azzoppato: intercettazioni limitate, leggi incerte, ombre di censura. Veleni tra colleghi. Corruzione.
Eppure, presenti. A scrivere. A raccontare. A lottare. Perché finché la mafia esisterà, dovrà sapere che qualcuno la guarda, la studia, la espone.
Non si vince con la retorica, ma con la memoria. Millennium non è un film. È il presente. E se lo ignoriamo, sarà anche il futuro.
https://youtu.be/n6dw4bARpNs?si=H1qt0hMXqSxDaBsZ