Reggio. Musolino attacca Scopelliti: “Giù le mani da Enrico Fierro”

dalla pagina FB di Lucio Musolino, giornalista de Il Fatto Quotidiano

Ascolto una trasmissione radio di qualche giorno fa in cui l’ex sindaco Scopelliti dà lezioni di giornalismo e si lamenta che, negli anni del “modello Reggio”, la stampa nazionale faceva le pulci alla sua amministrazione travolta dalle inchieste giudiziarie.
“Ci sono meccanismi che noi non conosciamo e ce li immaginiamo. – dice l’ex sindaco – Tu mi spieghi perché Fierro (poverino, pace all’anima sua, è scomparso)… Fierro, Rizzo, Stella, Caporale, tutti questi qua erano soliti parlare e scrivere di Reggio Calabria appena si spostava una foglia, cadeva un ramo. Sono almeno dieci anni che questi signori… e mi pare che ci siano stati motivi per scrivere qui, hanno votato i morti, hanno votato gli infermi, hanno votato gli anziani, i malati… ci sono state inchieste e questi signori non hanno mai scritto… Io penso che ci siano altri meccanismi che sono di natura diversa e che questi signori sono rimasti nelle loro case…”.

Ovviamente non replico nel merito perché è un discorso talmente campato in aria che solo provarci sarebbe una perdita di tempo. E non ho nemmeno la presunzione di difendere colleghi che possono farlo senza problemi e che sicuramente si difenderebbero meglio di come, per conto loro, lo possa fare io. Questo, però, non vale per Enrico Fierro che è scomparso 3 anni fa e che Scopelliti, oggi, tira in ballo, ricordando pure che è morto. Sostiene che “sono almeno 10 anni” che Fierro non scrive di cose reggine come, per esempio, dell’inchiesta sui morti che votano al Comune. E non lo avrebbe fatto chissà per quale motivo o “meccanismo di natura diversa”.
Bene. Anzi male, perché oltre a essere di cattivo gusto parlare di chi non c’è più e non può difendersi, la verità è che Fierro ha scritto di Calabria per oltre 30 anni e uno degli ultimi suoi articoli è stato proprio quello sull’inchiesta che ha riguardato le elezioni di Reggio del 2020.

La cosa curiosa dei giornali è che sono là e non si possono modificare. E gli articoli di Enrico sulla nostra regione si trovano negli archivi dell’Unità, del Fatto Quotidiano e del Domani. La stampa può piacere o non piacere. Di certo è più comodo sedersi in un salotto sportivo dove le domande non si ricevono, dove è possibile riscrivere la storia di una città a proprio piacimento, con buona pace delle sentenze e della verità confidando nella memoria corta di tanti. Di destra e di sinistra. Ma la regola è, o almeno dovrebbe essere, che dei morti non si parla e bisogna lasciarli in pace. L’unico “meccanismo di natura diversa” che può avere condizionato Enrico negli ultimi tre anni è solo il fatto che non c’è più purtroppo. Ma questo non è dipeso da Fierro che, lui sì, era un maestro di giornalismo in grado di dare lezioni a tanti. Adesso ci dobbiamo accontentare… ma perdonateci se non prendiamo appunti!