“In qualunque città normale — in qualunque democrazia matura — un sindaco in scadenza di mandato, eletto consigliere regionale e quindi destinato a lasciare la guida del Comune, non si permetterebbe mai di nominare o sostituire vertici di società pubbliche.
A Reggio Calabria, invece, Giuseppe Falcomatà decide di procedere con la sostituzione dei vertici di Castore e Hermes, due società partecipate che rappresentano un patrimonio della città, con bilanci in attivo, personale in crescita e servizi migliorati. Una scelta politicamente indecente e giuridicamente discutibile, compiuta a pochi giorni dall’ingresso di Falcomatà nel Consiglio regionale della Calabria, in palese contrasto con i principi di buon andamento, continuità amministrativa e imparzialità sanciti dalla Costituzione e dal Testo Unico degli Enti Locali“. Lo scrive in una nota Simone Veronese, Presidente dell’Associazione LIFE.
“La giurisprudenza è chiara: un amministratore uscente, a fine mandato o in condizioni di incompatibilità, può esercitare solo l’ordinaria amministrazione (artt. 38 e 51 del D.Lgs. 267/2000). Ogni atto di natura straordinaria — come la revoca o sostituzione dei vertici delle partecipate — è illegittimo, se non giustificato da urgenza e necessità documentate. Lo affermano più sentenze come quella del Consiglio di Stato, Sezione Quarta, n. 5766 del 2021, e della Corte dei Conti, Sezione Campania, n. 133/2016, la quale stabilisce che le nomine a fine mandato violano i principi di buon andamento e imparzialità e possono integrare responsabilità erariale.
La stessa Corte riconosce che spesso simili decisioni “sono riconducibili a manovre politiche o pressioni legate alle imminenti elezioni”, dunque atti mossi da convenienza personale, non dall’interesse pubblico”.
Per il professore Veronese “Falcomatà, pertanto, non ha né legittimità morale o politica per cambiare i vertici di Hermes e Castore, aziende che hanno dimostrato di saper funzionare e crescere, nonostante anni di instabilità e di fallimenti amministrativi ereditati dalla stessa giunta comunale”.
“Ancora più grave è il silenzio del Partito Democratico, a ogni livello — nazionale, regionale e locale — e del Movimento 5 Stelle, che per anni si sono presentati come i paladini della legalità, del moralismo e delle buone pratiche amministrative.
Oggi, di fronte a una violazione evidente della legge e dell’etica istituzionale, tacciono. Il segretario regionale del PD, Nicola Irto, e la segretaria nazionale Elly Schlein, che non perdono occasione per impartire lezioni morali agli altri partiti, non trovano il coraggio di dire una sola parola su questa vicenda. Il loro silenzio è una forma di complicità politica e morale. Chi predica trasparenza e legalità non può restare muto di fronte a un atto che rappresenta l’esatto contrario: un uso personale del potere pubblico per piazzare uomini di fiducia in vista del futuro – continua-. E anche il Movimento 5 Stelle — che ha costruito la propria retorica sull’onestà e sull’attacco ai “sistemi di potere” — oggi si nasconde, incapace di denunciare l’illegalità nel campo “amico”. Un doppio standard inaccettabile, una vergogna nazionale, che smaschera la falsità di un moralismo a geometria variabile”.
“Lo schieramento del centro sinistra si presenta , ancora una volta, con i vizi della vecchia politica, che Reggio Calabria non merita più: quella delle nomine, dei favoritismi, delle scelte personali fatte all’ultimo minuto per assicurarsi consenso o per “sistemare” qualche fedelissimo. Non c’è nulla di moderno, riformista o trasparente in questo modo di agire. È la dimostrazione di un potere che usa le istituzioni come strumenti di controllo, non come servizio ai cittadini. Mentre il Paese discute di sviluppo, infrastrutture, Ponte sullo Stretto e riscatto del Sud, a Reggio Calabria si ripetono gli stessi schemi di gestione personalistica e opaca che hanno bloccato la città per decenni. Questo non è buon governo: è un tradimento della fiducia pubblica. L’Associazione LIFE annuncia che, nel caso in cui le nomine venissero comunque deliberate, sarà presentata una denuncia ufficiale alla Procura della Repubblica e alla Corte dei Conti, affinché vengano accertate eventuali responsabilità penali, amministrative ed erariali. Perché la città non può essere ostaggio di chi, nel momento dell’uscita di scena, tenta ancora di controllare il potere pubblico come se fosse un bene privato”.
Il Presidente dell’Associazione LIFE conclude: “Chi predica la legalità solo quando conviene è il peggior nemico della giustizia. Falcomatà e chi lo copre compiono un atto immorale. La città, la Calabria e lo Stato meritano ben altro”.









