Reggio, non chiamatelo centrodestra!

Non chiamatelo centrodestra!

di Luigi Tuccio
Se proprio vogliono ignorare gli esempi che la Storia cittadina impone, almeno i consiglieri comunali prendano esempio dal consigliere dimissionario, Nicola Malaspina, il quale ha dato lezione di Politica, sia ai consiglieri di maggioranza che di minoranza, attaccati alle poltrone per un piatto di lenticchie.
Scaricare ai partiti le responsabilità delle scelte, come dichiara un plurivotato consigliere forzista, vuol dire lavarsene le mani pilatescamente.
Abbandonare, poi, i lavori dell’aula significa fuggire dalla trincea dopo essersi presentati buffonescamente e dopo avere comunicato urbi et orbi fantasiose dimissioni, prevedibilmente non formalizzate.
L’aula consiliare della nostra città ha, invece, visto negli anni scontri epici, con capacità oratoria e dialettica importanti, insegnando l’arte della Politica, sublimata con l’elezione di Italo padre, osteggiato dalla propria coalizione, grazie all’alto senso di responsabilità della Destra reggina, che ha sempre messo gli interessi cittadini al centro dell’Idea, fugando da bizantinismi infantili, capricciosi ed opportunisti, unicamente finalizzati a strategie trasversali e particolari.
Nulla a che vedere con l’interesse della città che continua ad essere, purtroppo, campo di battaglia postumo agli inciuci funzionali di bassa levatura partitica.
I partiti di centrodestra abbiano almeno un sussulto di dignità e prendano atto della politica fallimentare dei propri consiglieri comunali ed avviino una seria riflessione sulle sorti della loro stessa credibilità, rinnovandone i vertici locali.
Malaspina, oggi, insegna che basta poco per restituire alla politica il primato del dibattito cittadino, unico strumento per combattere il deleterio pressappochismo che ormai alberga nell’animo della stragrande maggioranza dei cittadini, con benedizione degli astensionisti cronici.