Reggio trema. E ora i fratelli Berna parleranno anche di voto di scambio e appalti truccati?

La decisione di candidare don Nicola Irto a presidente della Regione per quello che resta del Pd è stata stroncata da parte del Pd nazionale (anche se il marito della pasionaria forzista De Girolamo, tale Francesco Boccia, si è esposto in maniera ridicola rimediando la solita figura di… Boccia) ed è stata fortemente osteggiata dagli alleati “seri” del M5s, in verità molto pochi…

Ormai lo sapevamo da mesi che non sarebbe passata, così come sapevamo che si trattava di una decisione “fasulla”, presa con grandi contestazioni da parte del Pd cosentino e catanzarese ma si sa che in Calabria “comanda” soprattutto Reggio, ma non certo per meriti di Falcomatà o dello stesso Irto ma per interessi e capacità politica di soggetti della prima Repubblica che ancora oggi rappresentano l’anima “grigia” del Pd. E così Nicola Irto si è accomodato nella lista del Pd a sostegno della candidata foglia di fico Amalia Bruni ed è riuscito per il rotto della cuffia ad entrare in Consiglio grazie ai suoi “protettori”. 

Parliamo dell’ex deputato Demetrio Battaglia, vero “padrino” di Nicola Irto e dell’ex sottosegretario Gigi Meduri che aveva benedetto la scelta di candidare Irto alla presidenza della Regione Calabria e ha fatto di tutto per evitare che venisse “trombato”. Del resto, la scienziata foglia di fico consentirà alla vecchia guardia del Pd di governare indisturbata quello che resta del partito, utilizzando la “presenza” giovane di Irto, da sempre “marionetta” dei vecchi cattocomunisti che ancora gestiscono con la benedizione di Marco Minniti la “paranza” in Calabria.

Irto, con una faccia tosta degna dei suoi “padrini”, le ha messe in campo tutte per conservare almeno la sua poltrona alla Regione. Aveva finanche mandato il fatidico messaggio dell’unità a De Magistris, che – giustamente – mai e poi mai avrebbe accettato di misurarsi con lui in tragicomiche primarie o – ancora peggio – correre con questo soggetto alle elezioni. Poi è arrivata la provvidenziale scienziata e Nicolino s’è tranquillizzato. 

Francesco Berna

E poi, non c’è solo il seguito di “Mammasantissima” ad agitare il cammino di questi soggetti. Pare infatti che non ci siano solo le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia ma anche quelle di politici ed imprenditori. Tanto per essere chiari, si vociferava da molto tempo che si trattasse dei fratelli Berna, che da tempo avrebbero rivelato alla Dda di Reggio importanti retroscena di come funzionava il mondo degli appalti a Reggio Calabria e pare che tra queste storie entrasse molto bene anche l’impresa di costruzione “Irto” e lo stesso candidato governatore per alcuni “favori” fatti ad esponenti di ‘ndrangheta e non solo riguardanti l’edilizia sociale. La contropartita? Semplice: procacciamento di voti a “manetta” per don Nicola Irto nelle elezioni regionali del 2014 e del 2020 e visto che ce n’è stato bisogno (causa morte Jole Santelli) anche del 2021. 

Tutto questo, chiaramente, adesso diventa ancora più di scottante attualità alla luce del clamoroso maxi sequestro beni ai danni dei fratelli Berna, che vengono descritti dalla Dda di Reggio come rappresentanti a tutti gli effetti della borghesia mafiosa.

A ottobre 2021, quando scrivevamo di queste vicende, i fratelli Berna non erano stati ancora colpiti nel loro patrimonio dalla Dda di Reggio e il loro avvocato ci aveva addirittura mandato una precisazione, che leggete qui di seguito…

PRECISAZIONE 

Quale difensore dei Sigg.ri Francesco e Demetrio Berna, con riferimento all’articolo apparso su Iacchitè il 10 ottobre scorso, La informo che i miei assistiti non hanno mai reso dichiarazioni su retroscena inerenti il funzionamento del mondo degli appalti a Reggio Calabria, né sull’impresa di costruzioni Irto né, infine, sul candidato Governatore…
Cordialmente Avv. Emilia Vera Giurato

Fin qui l’avvocato dei Berna. E oggi, alla luce della nuova situazione, che succederà? I Berna parleranno o no di voto di scambio e appalti truccati? Ai posteri l’ardua sentenza.