Regionali 2025. Cacicchi e raccomandati: il Pd di Schlein fa harakiri

(di Isaia Sales – ilfattoquotidiano.it) – La pre-campagna elettorale per le prossime Regionali è stata caratterizzata da un improvviso cambiamento di linea della segretaria del Pd sulle vicende interne al suo partito.

Come giudicare il comportamento della Schlein che oggi consente ai due satrapi meridionali cose impensabili fino a tre mesi fa? A uno (De Luca) addirittura promuove il figlio a segretario regionale, all’altro (Emiliano) permette di tenere sotto scacco Antonio Decaro, come se gli si riconoscesse il diritto feudale di continuare a dare lui le carte in Puglia. La segretaria del Pd sembra arrendersi sul punto più importante che le ha permesso, contro ogni previsione, di sconfiggere Bonaccini e tutta la nomenclatura del Pd, cioè il rinnovamento radicale di un partito che era a rischio di estinzione. Come può una persona che vince contro i cacicchi promuoverli a registi delle prossime elezioni regionali e addirittura ad accettare la famiglia come criterio di selezione dei dirigenti?

Eppure, finora la segretaria del Pd non aveva fatto male, anzi. Aveva riportato il Pd dentro la tradizione della socialdemocrazia europea facendo del salario minimo, della lotta ai lavori precari, dell’assistenza ai senza reddito temi identitari della sinistra italiana, accanto alla battaglia sulle scarse risorse destinate alla sanità e alla scuola. Sul tema delle guerre era stata attenta a non lasciarsi travolgere dal bellicismo e dall’atlantismo esasperato del vecchio gruppo dirigente del Pd. Testardamente aveva insistito sull’asse con i 5Stelle, ricordando che senza questa alleanza sarebbe stato irrealistico battere le destre e tornare al governo del Paese.

Per le prossime elezioni regionali ha costruito un asse forte con Conte, Bonelli e Fratoianni nonostante i tanti ostacoli posti dagli orfani del terzo mandato. Ma è sul rinnovamento radicale del Pd che la Schlein sta fallendo clamorosamente. Certo, in questo momento c’ è un buon clima tra le varie correnti interne al Pd che un tempo l’hanno sbeffeggiata, ma questa convergenza si regge solo su di una incredibile filosofia politica: per cambiare, bisogna rinviare il cambiamento; per sconfiggere i clientelari e i signori delle tessere, bisogna promuoverne i figli e i famigli; per riportare al centro del dibattito nazionale la questione meridionale, bisogna allearsi con il peggiore Sud che il Pd abbia mai espresso. Perché mai la Schlein fa un errore così grave: mettersi apertamente contro le ragioni e le persone che l’hanno portata ai vertici del Pd? Cosa mai potrà dire di credibile ai giovani che vogliono avvicinarsi al Pd se si premia chi ha solo il merito di essere “figlio di”? C’ è un esempio del genere nella storia di Pci, Dc, Margherita, Ds e Pd? Che, cioè, sia eletto segretario regionale il figlio del cacicco che si voleva cacciare?

Provo a dare qualche spiegazione razionale a un comportamento che sembra esserne privo. La famiglia De Luca ed Emiliano sono alleati di Bonaccini, Guerini, Serracchiani e godono dell’ammirazione di Bersani e molti altri della vecchia guardia. È molto probabile che tutti loro l’abbiano convinta che la vittoria alle Regionali e la pace interna sono più preziose della lotta per il rinnovamento del Pd.

Ai capicorrente non importa la qualità dei loro alleati ma la loro capacità di procurare tessere e voti nelle competizioni interne. Ma se gli spregiudicati sono merce preziosa tra i maggiorenti del Pd, perché anche la Schlein si fa catturare da questa logica? L’unica spiegazione possibile è questa: nella storia, grande e piccola, i peggiori sono sempre sopravvalutati. Il difetto delle persone perbene non è la sottovalutazione dei prepotenti, ma il timore esagerato della loro forza. Convincendosi che sono imbattibili, si dà una giustificazione alla propria paura di perdere per eccesso di intransigenza. E quando si arriva a considerarli “insostituibili”, comincia una cauta ammirazione, che rafforza la voglia di cedere “al lato oscuro della forza”. Questo comportamento lo si chiama realismo, ma più delle volte sconfina con il trasformismo. È il fenomeno degli intransigenti che transigono, di cui è piena la storia politica italiana.

Per valutare se siamo di fronte a una scelta di dialogare con De Luca ed Emiliano per sano realismo o per cedimento incauto, bisogna analizzare le condizioni date. Anche in Campania si può vincere senza De Luca, che nell’ultimo anno viene da una serie di sconfitte, tra cui la bocciatura della legge sul terzo mandato. Ha puntato sulla ridicolizzazione dei 5Stelle e si è trovato fuori gioco. I suoi consensi sono nettamente calati e molti lo stanno abbandonando. Tutti i sondaggi indicano che non potrebbe impedire la vittoria di Fico. Paradossalmente De Luca regge in questa fase grazie al ruolo che gli stanno concedendo, non per forza sua.

Sopravvalutando De Luca ed Emiliano, la Schlein butta a mare tutta la sua credibilità.