Regione, la dittatura di Pallaria e quello che Gratteri non ha detto

Questo articolo pubblicato da La Stampa risale ormai a sette anni fa, quando il procuratore Gratteri alzava ancora la voce contro la burocrazia regionale. Già allora era imbarazzante il coacervo di interessi che si concentrava nella figura del superdirigente Domenico Maria Pallaria. Che ancora sguazza senza ritegno nei meandri del potere della Regione Calabria. Ed erano già chiarissime le “superprotezioni” dello stato deviato nei confronti del soggetto, incappato inevitabilmente in qualche inchiesta e puntualmente scagionato per le questioni che spiegheremo a breve.

Il 18 maggio 2022 – presidente della Regione… Occhiuto – abbiamo visto la “maschera” di Pallaria rimaterializzarsi come per magia nella qualità di Responsabile del procedimento per il nuovo ospedale di Vibo a qualche anno di distanza dalla megagalattica figura barbina risalente al periodo della pandemia quando pur ricoprendo la carica di responsabile, aveva candidamente confessato all’inviato di Report di non capire… una mazza (https://www.iacchite.blog/coronavirus-40giorno-calabria-report-smaschera-capre-e-burocrati-corrotti-pallaria-che-vergogna/). 

E a luglio 2023 finalmente Gratteri era “riuscito” quantomeno a mandargli un avviso di garanzia nell’ambito del suo blitz “Glicine Acheronte” a Crotone. Poi anche in un altro procedimento, quello su appalti, inchieste e favori, ma in entrambi i casi siamo ancora… alle schermaglie. Insomma, anche Gratteri non ha concluso niente al cospetto delle superprotezioni del Pallaria.

Di seguito, l’articolo del 2018 di Gaetano Mazzuca pubblicato da La Stampa

«I presidenti parlano e passano, i dirigenti restano», dicono i dipendenti della Regione Calabria. Lo ripetono come un mantra per tenere ben a mente le gerarchie e orientarsi in quella torre di babele che è la Cittadella regionale.

La politica è confinata al dodicesimo piano, tutto il resto è area riservata ai colletti bianchi.

Per il procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri sono loro il nuovo centro di potere: «Prima ancora della politica e della ’ndrangheta, il problema della Calabria sono i quadri della pubblica amministrazione». Nella regione dove su cento lavoratori 65 hanno un impiego pubblico e circa la metà delle imprese ha come primo cliente la pubblica amministrazione, un imprenditore deve attendere 5 mesi per ottenere il pagamento di una fattura, il doppio della media italiana. È qui che per usare le parole di Gratteri «si gestisce la cosa pubblica con metodo mafioso».

CROLLO PER LENTEZZA

La scorsa estate i turisti in vacanza a Fuscaldo, località di mare in provincia di Cosenza, non hanno potuto concedersi una passeggiata sul lungomare, semplicemente perché non c’è più. L’ultima mareggiata lo ha sbriciolato. Un evento decisamente prevedibile.
 (ne abbiamo scritto proprio qualche tempo fa)
Tanto è vero che tre anni fa era stato presentato alla Regione un progetto per la sua messa in sicurezza. Sono partite consulenze ed è stato subito realizzato un bel masterplan con un progetto definitivo, ma i lavori non sono mai partiti.
Tutto bloccato, manca il visto sulla valutazione di impatto ambientale. Mentre a Fuscaldo il mare ormai bussa alle case, in Regione la discrezionalità sembra essere la regola. Per metterci un freno l’anticorruzione ha dovuto inviare una circolare per precisare una cosa ovvia: i pagamenti devono seguire un ordine cronologico, prima le pratiche più datate poi quelle recenti. Nonostante l’appello i dirigenti continuano a decidere chi e quando pagare.

 

BENVENUTI NELLA GIUNGLA

«L’apparato amministrativo della giunta regionale è una giungla, anzi un muro di gomma».

L’affondo del capo della Protezione civile calabrese Carlo Tansi è durissimo. Geologo del Cnr, è stato nominato dal presidente Mario Oliverio: «Ho trovato una illegalità diffusa, c’è una commistione tra alcuni dirigenti e ben individuabili imprenditori». Insomma la torta andrebbe a finire sempre nelle stesse mani o almeno «così è stato fino adesso».

Tansi scende nello specifico: «Succede per esempio che il bando per acquistare mezzi fondamentali per la pulizia dei letti dei fiumi sta fermo per mesi e invece la gara per le divise degli operai si affida subito e va immediatamente in pagamento».

Tutto quello che ha scoperto Tansi l’ha portato all’attenzione della guardia di finanza. Nell’elenco c’è di tutto, oltre 28 milioni di euro per le alluvioni nel Vibonese spesi senza uno straccio di rendicontazione, antenne radar pagate fior di milioni e abbandonate in un magazzino, e poi ci sono le jeep.

Poco tempo fa, infatti, una pratica monstre è stata stoppata appena un attimo prima della firma del governatore. Il direttore generale al ramo aveva approvato l’acquisto di 220 pick up che la Regione avrebbe dovuto pagare ben 85 mila euro cadauno.

IMPRENDITORI VITTIME

calliAncora più deciso l’ex presidente della Confindustria, Pippo Callipo: «Taglieggiano gli imprenditori molte volte costringendoli a chiudere». Parla per esperienza personale, del suo personale calvario se ne sta occupando il tribunale di Catanzaro: «Quando ho iniziato a denunciare questo stato di cose sono stato vittima di una serie di controlli e ispezioni. Mi volevano far tacere, ma non ce l’hanno fatta, io sono un uomo libero».

La proposta di Callipo adesso è «di istituire un numero verde della Procura per favorire le denunce di cittadini e imprenditori vessati». In attesa del fil rouge con il procuratore Nicola Gratteri qualcuno ha pensato di risolvere il problema in modo più originale: un imprenditore agricolo esasperato dai ritardi ha atteso il dirigente del dipartimento nel parcheggio e gli ha rovesciato addosso un secchio di letame. Un altro con interessi nel fotovoltaico invece si è affidato alla politica.

Dal dirigente «lumaca» ha mandato l’allora assessore Domenico Tallini che ha pensato di convincere il funzionario non solo con le parole: ora deve rispondere di violenza privata.

POTERE PERMANENTE

Domenico Maria Pallaria

Ma nonostante critiche, denunce e botte la gran parte dei dirigenti resta sulla sua poltrona, e non solo. È il caso di Domenico Pallaria, sindaco di Curinga, entrato come consulente in Regione negli Anni Novanta, ha superato spoils system e mutamenti politici, ora è direttore generale per Ambiente, Lavori Pubblici, Urbanistica e Trasporti.

Ma il super dg è anche responsabile del procedimento per alcuni dei più importanti appalti calabresi: la metro di Cosenza, i quattro nuovi ospedali (Sibari, Palmi, Catanzaro e Vibo) e il nuovo sistema depurativo. Un record che il Movimento 5 stelle ha segnalato all’autorità anti corruzione. Non è il solo a cumulare più cariche.

Carmelo Barbaro è dg dell’Audit, l’organo che controlla la spesa dei fondi comunitari. Ma da alcuni mesi è anche commissario della fondazione Calabria etica che lavora proprio con i finanziamenti europei. Insomma, controlla se stesso.

COMUNQUE PROMOSSI

Eppure a guardare il decreto 5416 del 12 maggio 2022 i dirigenti calabresi sono fra i più efficienti d’Italia: hanno tutti ottenuto l’indennità di risultato. Un bonus da un milione e mezzo di euro. Tutti promossi a pieni voti anche quelli che in Regione non ci potrebbero proprio stare. Il consiglio di Stato con la sentenza 4139 del 21 aprile 2015 ha annullato la promozione a funzionari di 985 dipendenti regionali. Uno tsunami che sembrava dovesse travolgere la struttura burocratica. A distanza di nove mesi nulla è cambiato. Nessuno stupore «tutto passa, i dirigenti restano».

Gaetano Mazzuca

La Stampa

QUELLO CHE GRATTERI NON DICE

gratteri-nicola-web12Fin qui il Gratteri pensiero e le pur lodevoli intenzioni dei giornalisti calabresi come l’ottimo Gaetano Mazzuca che scrive per “La Stampa”. Ma ci sono, come al solito, cose che si possono scrivere e cose che non si possono scrivere.

Se alla Regione Calabria siamo arrivati alla dittatura di Pallaria, oltre che per il potere politico, ci dev’essere anche qualche altra cosa che evidentemente sfugge sia a Gratteri sia ai giornalisti. Gratteri lo sa che Pallaria si fa forte da una vita del sostegno di parenti e amici che ricoprono ruoli di alto profilo nella Guardia di Finanza? 

E lo sa che questi parenti finanzieri influenzano i suoi colleghi della procura di Catanzaro, della quale è diventato procuratore? Lo sa che il signor Pallaria è stato rinviato a giudizio per il verminaio dell’edilizia sociale con la quale ha aiutato compa’ Pinuzzu Gentile della famiglia dei Cinghiali a distribuire milioni ai suoi amici palazzinari cosentini? E che è stato fatto di tutto per far arrivare il processo a prescrizione?

Lo sa Gratteri, che dopo l’arresto di Luigi Zinno e il siluramento di Carlo Tansi, Mimmo Pallaria ha assunto anche l’interim del Dipartimento Infrastrutture e Trasporti (che era in capo al dirigente cosentino) e della Protezione Civile? E certamente lo sa Gratteri che Pallaria si era dimesso da capo della Protezione Civile dopo la figura barbina a Report. E probabilmente sa anche che adesso fa il gradasso e va a dire in giro che l’ospedale di Vibo, sotto la sua “illuminata” guida, vedrà presto la luce… Sì, certo, come no!

Forse per evitare di essere ancora preso di mira per il suo imbarazzante immobilismo sul fronte dell’attacco alla burocrazia regionale a fronte di mille chiacchiere, come accennavamo, Gratteri in uno dei suoi ultimi blitz contro la ‘ndrangheta crotonese, finalmente s’era accorto di Pallaria. In questo caso delle sue macroscopiche e persino pacchiane responsabilità per il settore Ambiente, con le quali ha aiutato la famiglia Vrenna ad accrescere il suo potere. Ovviamente Gratteri non è riuscito ad arrestarlo, ma solo a “strappare” un innocuo avviso di garanzia, che a Pallaria ha fatto come di consueto il solletico…

Dall’ordinanza dell’inchiesta Glicine Acheronte

PALLARIA Domenico, all’epoca dei fatti, direttore generate del Dipartimento presidenza della Regione Calabria, ben consapevole della reale situazione in cui versava ii sistema di smaltimento dei rifiuti in uno con le caratteristiche degli impianti TMB, avendo peraltro emesso l’autorizzazione relativa a quello di Rossano, si attivava per tutelare gli interessi dei gruppi imprenditoriali facenti capo rispettivamente a VRENNA Raffaele cl 58 e VRENNA Giovanni, peraltro soggiornando gratuitamente presso ii resort Praialonga del sopra richiamato VRENNA Raffaele dal 17 al 19 agosto 2019, concorreva alla stesura della OPGR n 246 de! 7 settembre 2019 la quale – tacendo scientemente le reali ragioni sottese alla situazione emergenziale in corso, segnatamente che per gli impianti TMB, indicati come ammalorati, erano state indette gare di appalto per il loro riefficientamento, e che gli affidatari erano tenuti alla effettuazione delle manutenzioni ordinarie e straordinarie,

che i suddetti impianti, in assenza di alcuna contestazione da parte della Regione, quale stazione appaltante, effettuavano un pretrattamento, anziché i previsti trattamenti, che imponevano ii recapito della quasi totalità dei RSU, apparentemente lavorati nei TMB (Trattamenti meccanici biologici), nelle discariche (cosi, oltre ai vantaggi economici per i titolari di quelle private, si determinava il loro esaurimento);

che era stata avallata la declassificazione della frazione organica raccolta separatamente (cd rifiuto umido) da alcuni comuni, quale Reggio Calabria e Vibo Valentia, in modo da poterla miscelare con i RSU indifferenziati (vanificando la raccolta differenziata e incrementando la percentuale di riliuti da smaltire in discarica),

– autorizzava la riapertura delle discariche pubbliche e private in modo da smaltire gli <<scarti di lavorazione>> dei TMB (rectius rifiuti solidi urbani non trattati), e più in generate, non impediva, essendovi giuridicamente tenuto in quanto componente della stazione appaltante, fino all’entrata in vi gore degli ATO, le condotte dei soggetti incardinati negli enti privati titolari delle autorizzazioni…. 

Noi crediamo che tutte queste cose rispetto alle “protezioni” di Pallaria, l’ormai ex procuratore Nicola Gratteri le sapeva ma non le poteva dire e non ci ha fatto per niente una bella figura. Perché se determinati personaggi sguazzano, la colpa è soprattutto della magistratura e delle forze dell’ordine corrotte. Gratteri, che di solito ne ha per tutti, queste cose non le poteva dire? No, decisamente: non le poteva dire. E se non le poteva dire lui figuratevi gli altri…