Rende 2025. Qualcuno ricordi alla politica corrotta che i cittadini hanno detto NO alla città unica

Per mesi e mesi il progetto di fusione “a freddo” dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero, portato avanti per soddisfare gli appetiti dell’asse trasversale che governa il nostro territorio, ha rappresentato il tema di maggiore attualità politica.

Poi, però, un bel giorno, il 1° dicembre del 2024, in fondo neanche cinque mesi fa, i cittadini di Cosenza, Rende e Castrolibero hanno clamorosamente bocciato con un secco NO al referendum le manovre degli squallidi politicanti che senza un minimo di vergogna avevano avallato il progetto e adesso fanno finta di… niente. Ovvero fanno finta che non sia successo niente e alle elezioni comunali di Rende si presentano con la loro solita faccia tosta per sostenere rispettivamente un fascista della “scuola” di Orsomarcio e del “ragioniere nero” (Vigna), un pivello telecomandato da Capu i Liuni e Marcello Mazzetta e una signorina figlia di un dirigente di quel ricettacolo di massoni che è l’Asp di Cosenza che gioca a fare la “movimentista”. E continuano a non ricordare che al referendum del 1° dicembre i cittadini hanno detto loro chiaramente cosa pensano della politica corrotta che rappresentano. Senza se e senza ma.

Ma Caputo e De Francesco (Forza Italia e Fratelli d’Italia) da un lato, e Iacucci e Bevacqua (Pd) dall’altro — solo per fare qualche nome — non ci hanno mai spiegato seriamente quali sarebbero stati i rischi e le opportunità di questo progetto. E ovviamente non lo fanno neanche ora che sostengono il fascista e il pivello di Nicola Adamo alle elezioni rendesi…

Ciò che appare evidente a tutti i rendesi è che, dal presidente Occhiuto in giù, nessuno dei promotori della fusione sia stato in grado di argomentare, con dati e studi alla mano e in una prospettiva di medio-lungo periodo, se non attraverso i soliti comunicati stampa, banali e superficiali, che riflettono il livello infimo della classe politica attuale. Riprova ne è il fatto che per mesi e mesi si è sbandierata la costruzione dell’ospedale all’Unical come primo risultato della fusione, cosa assolutamente non vera.

Hanno continuato a dirci che i trasporti pubblici sarebbero stati efficienti e sarebbero arrivati in orario, che i rifiuti sarebbero stati raccolti ogni giorno, che ci sarebbero stati anti medici e infermieri per risolvere l’annosa problematica della sanità, oltre a qualche ciuccio che vola sulla “grande Cosenza”. Chiacchiere, chiacchiere e ancora chiacchiere. Alla fine al referendum ha vinto il NO e gli unici che hanno sostenuto questa linea sono stati Sandro Principe e Orlandino Greco. Che non a caso anche oggi sono dall’altra parte della barricata, forti del loro successo di appena 5 mesi fa contro tutta (o quasi) la malapolitica unita. Esattamente come accade ora alle elezioni comunali di Rende. 

Qui non si tratta di essere contro o a favore del principio della costruzione della città unica, né di essere contro il “progresso” del territorio. Come dice Sandro Principe ormai da decenni sarebbe fondamentale parlare di unione dei comuni, di città policentrica, di integrazione dei servizi dell’area urbana, senza regalarli ai privati (vedi la svendita di Amaco al gruppo Carlomagno che sarà formalizzata a breve). È da qui che bisogna partire per migliorare la qualità della vita di cittadine e cittadini.

E poi, a proposito delle infrastrutture sanitarie: perché questa grande area urbana di cui si parla non può permettersi sia un ospedale sia un policlinico universitario, come avviene in buona parte delle città d’Italia?

Come già avvenuto con il progetto della metropolitana leggera, dietro la fusione c’era una nuova idea di città partorita da pochi, che guardava a uno sviluppo ancora più a nord, dove la speculazione edilizia non è ancora arrivata del tutto. Dopo Rende, Montalto e la valle del Crati sono i nuovi terreni di speculazione di questa classe indecente di politici corrotti. 

La gente chiede assistenza sanitaria e servizi sociali pubblici, efficienti e di qualità; loro rispondono spostando il dibattito sul cemento armato e sulle sedicenti guerre intestine tra gruppi di potere, che poi, puntualmente, si accordano da “sinistra” a destra. 

L’alleanza affaristica che voleva la fusione dei tre comuni è la stessa che ha portato allo sfacelo la nostra regione, la nostra sanità e i nostri servizi sociali, relegando Cosenza e Rende a città spente, ingiuste e senza ambizione. Fareste ancora gestire a questi soliti gruppi di potere la città di Rende? I rendesi ovviamente sanno già cosa rispondere e faranno la stessa cosa che hanno fatto solo 5 mesi fa per il referendum.