Rende a un passo dallo scioglimento ma gli affaristi di Mazzetta sono (ancora!) accecati da 1000 nuovi appartamenti

Nella foto l'ingegnere Motta, il consigliere Eugenio Aceto, l'ex consigliere Chiara Viola, il consigliere Gaetano Morrone, l'assessore Pino Munno e il dirigente Minutolo

A Rende sta andando in scena un tragicomico braccio di ferro politico in attesa che la Commissione d’accesso antimafia, al lavoro dai primi giorni dello scorso mese di ottobre, decida se chiedere altri tre mesi di proroga indagini o se consegnare subito ai primi di gennaio al Ministero dell’Interno la sua relazione che porterà dritti allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose.

La minoranza ha rotto gli indugi e secondo qualcuno l’ha fatto perché ha intuito quale sarà l’esito finale del lavoro della Commissione ovvero lo scioglimento per mafia e prova a smuovere le acque. 10 consiglieri hanno avviato l’iter per le dimissioni collettive per tentare di arrivare ai 13 consiglieri necessari ex art.141 Tuel per poi produrre lo scioglimento del consiglio comunale senza la vergogna o la deriva mafiosa.
Se non aderiscono almeno altri 3 le dimissioni rimangono inefficaci.
Dai consiglieri di maggioranza, tuttavia, al momento, nonostante il caos amministrativo e la sostanziale paralisi, non c’è nessun segnale di adesione all’ipotesi scioglimento, anzi, sperano che i 10 si dimettano lo stesso, così che non stiano più a controllare cosa fa quello che rimane del governo cittadino. Ovviamente i 10 non formalizzeranno le loro dimissioni se non arriveranno le altre tre.

L’obiettivo della maggioranza capeggiata dal re delle mazzette sarebbe quello di potersi approvare senza intralci il loro famoso Piano strutturale Comunale (Psc, leggi piano regolatore) che prevede la realizzazione di oltre 1000 nuovi appartamenti e palazzi a tavoletta. Tutto questo, però – e lo capiscono anche i bambini – non farebbe altro che accelerare i tempi dello scioglimento per mafia. 

Ma’ il mattone – come sempre del resto – il vero e l’unico elemento di coesione della maggioranza, è questo il vero bottino cui ambiscono da diversi anni e che hanno già usato come merce di scambio in campagna elettorale.

Alcuni dei consiglieri sarebbero persino incompatibili per avere interessi diretti o di parenti sul Psc, per cui se non ci fosse la minoranza, potrebbero approvarselo assai facilmente.
Ma ‘cca nisciun è fess’, per cui se non si trovano almeno altri 3 consiglierò di maggioranza disposti a dimettersi, i 10 che si sono dichiarati disponibili non farebbero certo questo regalo e promettono battaglia a tutto campo fuori e dentro al consiglio comunale.
Intanto martedì 20 ci sarà il consiglio comunale chiesto dai 10 consiglieri di minoranza e bene o male ci dovrà essere un dibattito senza il sindaco Mazzetta, che ancora è al divieto di dimora… ara casa sua, per quello che vale, ma almeno non potrà fare il “malandrino” in Consiglio e questo lo fa diventare viola (più che paonazzo) di rabbia. Anche perché il pagliaccio che fa il presidente è un prototipo vivente di “guapp’i cartuni”, più o meno come il suo omologo di Cosenza. Che schifo!
Altro che senso di responsabilità: sono soltanto gli affari edilizi a tenere in piedi (anzi in ginocchio) una intera città. Grazie ad una maggioranza sempre più nervosa rischiando di vedersi sfumare la possibilità di incassare il Psc che sparge con oculatezza volumetrie e nuove costruzioni.

Sarebbero almeno quattro tra consiglieri e assessori, i soggetti che hanno interessi manifesti nel Psc. La partita è appena cominciata. E i nomi degli affaristi “mascherati” girano già per tutta Rende. Alla prossima.