Rende a un passo (di nuovo) dall’arrivo della Commissione d’accesso agli atti: ecco come funziona

Sono ore decisive per il futuro dell’amministrazione comunale di Rende in carica da ieri solo grazie alla nomina a vicesindaco di Annamaria Artese. Da giovedì scorso infatti la Prefettura ha avviato lo studio degli atti dell’inchiesta “Reset” della Dda di Catanzaro per le valutazioni di competenza e ha già sospeso il sindaco Marcello Manna e l’assessore Pino Munno. Al centro dell’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia e condotta dalla polizia, c’è Marcello Manna, fino a poche ore fa sindaco di Rende e presidente dell’Anci Calabria.

Deve rispondere di scambio elettorale politico-mafioso. Nelle oltre 500 pagine di provvedimento il giudice ha ampiamente motivato le ragioni che hanno portato al suo arresto e che riguardano tutta una serie di episodi che lo vedono coinvolto con la criminalità organizzata.

Il primo passaggio della Prefettura dopo la sospensione del sindaco potrebbe essere quello dell’invio di una Commissione di accesso agli atti. Viene autorizzata dalle Prefetture su delega del ministero dell’Interno e nella stragrande maggioranza dei casi in cui è richiesta si occupa di verificare condizionamenti o infiltrazioni da parte della criminalità organizzata o collegamenti diretti o indiretti con la stessa.

La legge 7 agosto 1990 n. 241 e il Regolamento recante disciplina in materia di accesso ai documenti amministrativi riconoscono il diritto di accesso agli atti amministrativi agli interessati che abbiano un interesse diretto, concreto ed attuale, corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata e collegata al documento di cui si chiede l’accesso.

Di solito la Commissione è composta da un rappresentante della prefettura, dal comandante della Compagnia dei carabinieri e da un ufficiale della Guardia di Finanza.

I commissari, come previsto dalla normativa vigente, avranno tre mesi prorogabili una sola volta di altri tre, per completare la fase istruttoria. Insomma, siamo ai casi gravi. Controllo di gestione ed eventuali infiltrazioni.

A Rende purtroppo non sarebbe la prima volta, dal momento che la Commissione è già arrivata nel 2012 e pochi mesi dopo il sindaco dell’epoca Vittorio Cavalcanti si è dimesso. L’arrivo della Commissione d’accesso agli atti infatti non significa scioglimento del Comune ma è l’inizio di un’indagine seria, per verificare soprattutto gli appalti ma, come sappiamo, anche gli affidamenti diretti e tutto quello che potrebbe essere stato funzionale a infiltrazioni e condizionamenti della criminalità organizzata.
Durante l’accesso agli atti di solito il sindaco rimane al suo posto ma in questo caso no perché è sospeso e ha nominato il suo vice ovvero la Artese. Alla fine dei lavori, la Commissione deve fare una relazione che viene fatta propria dal ministro dell’Interno, che può proporre lo scioglimento, che deve essere però sempre adottato dal Consiglio dei Ministri.

Vi chiederete: ma che senso ha mandare una Commissione adesso quando probabilmente hanno fatto sparire le cose compromettenti? Per quanto gli amministratori possano nascondere, è del tutto evidente che non possono cancellare gli appalti e gli affidamenti diretti già assegnati e una ricognizione precisa e attenta non può che acclarare verità comunque già palesi.