Rende, cosa si aspetta a chiudere il centro di stoccaggio dei rifiuti? Basta bombe ecologiche ad orologeria

I media di regime hanno già finito di parlare e scrivere della indecorosa bomba ecologica di Rende malgrado persino il porto delle nebbie abbia “certificato” che la Calabra Maceri altro non è che un ricettacolo di affari e inquinamento, in stretta correlazione con il sindaco al divieto di dimora, massomafioso mazzettaro, che non vuole saperne di dimettersi. Eppure, ci sarebbero tutti gli elementi per fare inchieste a 360 gradi: non solo il porto delle nebbie ma addirittura l’Arpacal è scesa in campo per lanciare un preoccupante campanello d’allarme, che per fortuna era stato evidenziato già da anni da parte di cittadini e associazioni ambientaliste di Rende e Montalto Uffugo.
II rogo della notte tra il 21 e il 22 maggio 2021 nel centro stoccaggio e lavorazione rifiuti di Calabra Maceri a contrada Lecco, del resto, non poteva passare inosservato neanche a un anno e mezzo di distanza.

Ammantarsi dietro il senso del dovere dei lavoratori, del rogo domato in “sole” 4 ore, della ripresa immediata delle attività, non aveva incantato nessuno. Oggi più che mai è necessaria un’operazione verità.
Come è possibile che siano andati in “autocombustione” dei rifiuti nel pieno della notte? Sono state rispettate tutte le procedure per il corretto stoccaggio dei rifiuti? C’è stato dolo?
Vedremo cosa farà la magistratura, anche se non ne abbiamo nessuna stima e non riponiamo in gentaglia come il Gattopardo e i suoi affiliati nessuna speranza.

Altre, invece, sono le risposte che ci deve dare la politica.
Far autorizzare la trasformazione del sito di contrada Lecco da deposito temporaneo a stoccaggio dei rifiuti in una zona a poche centinaia di metri da un centro urbano (scuole, abitazioni, centro Asp) non è stata forse una decisione sbagliata? Da cosa è stata dettata?
Di sicuro a gravare su salute pubblica e sicurezza pesa l’incapacità amministrativa delle istituzioni. E non sarebbe il caso di chiudere questa bomba ecologica che tutti ormai hanno “sgamato”?
E che fine ha fatto lo stanziamento di 42 milioni di euro destinato all’Ato di Cosenza per la realizzazione dell’ecodistretto in provincia? Fatte salve, ovviamente, le chiacchiere del sindaco di Mendicino, notoriamente affiliato al clan Mazzetta.

La Regione Calabria, dal canto suo, ha il dovere di mettere in campo tutte le azioni necessarie per:
– accelerare il raggiungimento di una reale ed elevata percentuale di raccolta differenziata;
– ridurre la necessità di aprire nuove discariche;
– contrastare i fenomeni criminosi associati alla gestione dei rifiuti urbani;
– creare filiere industriali a norma ad elevata intensità tecnologica;
– far controllare e monitorare il rispetto delle regole negli stabilimenti.
Non possiamo più permetterci bombe ecologiche ad orologeria.