Rende e il dissesto; quello di Fabrizio Totera è il solito copione per tirare a campare (di Matteo Olivieri)

di Matteo Olivieri 

Da qualche giorno l’amministrazione comunale di Rende è impegnata nel patetico tentativo di convincere l’opinione pubblica che la città sia di fatto uscita dal predissesto.

A quanto viene riferito, la certificazione della Corte dei Conti sarebbe in arrivo entro dicembre, e comunque ad attestare il ritrovato stato di salute delle casse comunali ci sarebbe nientepopodimeno che la relazione dei revisori dei conti. Addirittura, i giornali locali riportano le farneticanti dichiarazioni di qualche consigliere comunale, che parla di un vero e proprio “miracolo amministrativo” dietro l’uscita dal predissesto.

Poiché seguo da anni le dinamiche del bilancio comunale di Rende, e già nel 2015 sono entrato in polemica pubblica con l’assessore al bilancio dell’epoca, Crusco, il quale anch’egli andava affermando che Rende era in procinto di uscire dal predissesto con ben sette anni di anticipo (cosa poi mai avvenuta!), mi sento di poter dire – ancora una volta – che quello intentato dall’attuale assessore al bilancio Totera (a proposito: qualcuno conosce il suo curriculum?) è il solito copione trito e ritrito, tirato ad arte fuori dal cassetto per prendere un altro pò di tempo e provare a campare fino a fine consiliatura, ma totalmente destituito di fondamento.

A supportare queste mie affermazioni ci sono due argomenti forti: 1) la Corte dei Conti fin dal 2020 ha messo nero su bianco l’esistenza di anomalie contabili nella redazione del bilancio, in particolar modo per quanto riguarda la non corretta contabilizzazione del Fondo di rotazione, che da quei geni del Comune di Rende è stato incluso nell’attivo di bilancio anziché a patrimonio vincolato. La mancata corretta imputazione del Fondo di rotazione a bilancio, benché finora sembra non aver causato l’utilizzo improprio di somme vincolate, ha comunque avuto effetti distorsivi sulle finanze comunali, poiché ha alterato la effettiva capacità di spesa e la rappresentazione esatta dello stato di salute delle finanze. Non è un caso che la Corte dei Conti abbia affermato di voler continuare a monitorare questo punto, poiché trattare delle somme destinate ad accantonamenti alla stregua di trasferimenti è proibito dalla legge. Nonostante che la Corte dei Conti abbia anche scritto che “è necessario che il Comune di Rende sani l’irregolarità adottando gli opportuni correttivi”, a tutt’oggi non c’è modo di verificare che ciò sia stato fatto realmente. Purtroppo per i cittadini, infatti, il sito web del Comune di Rende è pieno di ciarpame ma non è reperibile alcun documento contabile (alla faccia della trasparenza!), pertanto è più facile sapere come vanno i conti di Putin che non quelli del proprio comune di residenza.

2) il Documento Unico di Programmazione, approvato dal Consiglio Comunale di Rende lo scorso mese di agosto, certifica che dal 2020 in poi c’è stato un progressivo, netto deterioramento della autonomia finanziaria e della capacità di riscossione dei tributi locali, alcuni dei quali raggiungono un misero livello di poco superiore al 30% del gettito previsto. Come se non bastasse, il DUP prevede per il prossimo futuro un aumento costante della pressione tributaria ed una corrispondente previsione di diminuzione delle entrate tributarie fino al 2024, nonostante le predette difficoltà ad incassare. Sono cifre e fatti che farebbero perdere il sonno a qualsiasi amministratore pubblico e comunque indurlo alla prudenza. A Rende, invece, si ostentano ottimismo e toni trionfali!

Tra l’altro segnalo quello che sicuramente è un refuso di stampa, poiché nel citato DUP (delibera giunta comunale 194 del 1 agosto 2022, pag. 65) è assente la tabella riguardante i “parametri di deficit strutturale”, che sono obbligatori per legge, al fine di individuare prontamente situazioni di gravi squilibri di bilancio negli enti locali e quindi di intervenire per tempo.

In questo contesto così problematico, fa quasi sorridere il fatto che dei revisori dei conti possano aver firmato l’impossibile. Naturalmente non sarebbe la prima volta che ciò accade, visto che di recente la stessa cosa è accaduta al bilancio della vicina città di Cosenza, prima che la Corte dei conti intervenisse d’autorità per smantellare il castello di carte, costringendo i revisori dei conti a ritirare frettolosamente le loro firme da ogni documento contabile per non essere condannati di attestazioni false.
In tutto questo caos amministrativo, frutto di a-moralità al potere, mi pare del tutto evidente che l’unico modo per invertire la rotta sia lavorare sodo per offrire alla città una nuova classe dirigente, prima che la magistratura contabile (o quella penale) intervenga per decapitare quel che resta di questa pessima amministrazione comunale.