Rende, il blitz di Gratteri. Il boss: “Ho rifiutato 100 euro a voto: io li porto nelle case e loro glieli danno”

Pino Munno il pistolero

Nella giornata del 21 aprile 2019 si registra un’altra importante conversazione nella quale entra in scena un altro protagonista del patto elettorale politico-mafioso tra il gruppo D’Ambrosio e l’amministrazione di Rende di Marcello Manna.

Si tratta di Orlando Scarlato, molto vicino a Massimo D’Ambrosio (si chiamano cugini anche se non sono proprio parenti…), gravato di numerosi precedenti penali (in una circostanza il suo legale di fiducia è stato Giuseppe Manna) ma che beneficia di permessi per uscire dal carcere.

D’Ambrosio viene contattato da Scarlato e i due interlocutori concordano nell’invitare all’incontro Sandro Perri in compagnia del padre. Nella successiva conversazione infatti il D’Ambrosio chiama Perri e gli dice: “Digli a tuo padre che domani mattina si trova davanti al Tabù che viene quel parente mio con l’assessore…” riferendosi rispettivamente a Orlando Scarlato e Pino Munno.

A tal proposito sembrerebbe che Scarlato sia stato interessato al fine di veicolare la preferenza elettorale anche del padre di Perri detto Franco lo sciacallo (e non lo sciancato…).

In data 24 aprile 2019 si registra la conversazione telefonica nella quale Massimo D’Ambrosio contatta Pino Munno per avvisarlo che la riunione si sarebbe tenuta da lì a breve nel quartiere di Villaggio Europa, che a Rende molti chiamano ancora Cep. La circostanza della riunione, pertanto, veniva riscontrata dagli investigatori attraverso un mirato servizio di osservazione che fotografava, per l’appunto, l’incontro tra Massimo D’Ambrosio, Sandro Perri, Pino Munno e una donna non identificata nei pressi di via Lisbona, nel quartiere di Villaggio Europa.

In data 27 aprile 2019 veniva ulteriormente registrata l’operosità sempre più insistente di Massimo D’Ambrosio in favore dell’assessore uscente Pino Munno nonché anche di Mario Rausa, già assessore e presidente del consiglio comunale di Rende.

Massimo D’Ambrosio conversa telefonicamente con Ercole Acquesta e nel colloquio emergono espressioni che disvelano senza equivoci i reali obiettivi e le specifiche intenzioni sottese all’impegno “politico” di Massimo D’Ambrosio. In tal senso il D’Ambrosio (che, lo ricordiamo, è un mafioso conclamato….) nell’argomentare le sue motivazioni circa il suo orientamento di voto, proferisce le seguenti parole: “Io voto a chi mi ha servito e favorito… Il dottore Rausa: hai visto? E’ un amico e io porto a lui… C’è Pinuzzu Munno e io… lo chiamo per tagliare l’erba, quello, quell’altro e viene… lampioni… e vengono… è gente che ci sta da tanti anni al Comune…”.

La conversazione è emblematica della sussistenza di un accordo stabile tra il D’Ambrosio e Pino Munno, in forza del quale il primo continua ad impegnarsi strenuamente per procacciare voti a favore del candidato Pino Munno, il quale, una volta eletto, continuerebbe ad essere una garanzia nell’assicurare al D’Ambrosio agevolazioni amministrative in diversi ambiti, che, a titolo esemplificativo, lo stesso D’Ambrosio sintetizza nella pronta risoluzione di problemi urbani quotidiani ma che riguardano anche questioni di più ampio respiro collegate all’ottenimento di commesse pubbliche ovvero appalti di servizi, nello specifico per la gestione di attività commerciali in corso di avvio presso il Palazzetto dello sport in via di inaugurazione ovvero insistenti presso l’area mercatale di Rende.

Il 22 maggio 2019, a soli quattro giorni dalle elezioni, vengono captate alcune conversazioni sempre sul telefono di Massimo D’Ambrosio, di assoluto rilievo rispetto alla sussistenza dell’intesa tra D’Ambrosio e Munno e lo scambio di utilità reciproche tra il procacciamento di voti del D’Ambrosio per il candidato Munno e i favori (resi e promessi) di Munno al D’Ambrosio. Nel corso di una cena tra Massimo D’Ambrosio, Ivan Montualdista, Gianluca Campolongo (il sindacalista della Cisl al servizio del clan) ed Eugenio Filice, il mafioso rimarca il suo interessamento per l’elezione di Munno ripetendo testualmente “Io tengo a Munno, Pinuzzu Munno, l’assessore Munno…” confermando di avere con lui un canale privilegiato nell’amministrazione comunale di Rende per l’ottenimento di favori, in quanto il Munno a differenza di altri “non chiude mai la porta”. Il D’Ambrosio riferisce di poter sempre bussare all’ufficio del Munno e che con lui all’interno del Comune di Rende “sappiamo come muoverci”.

Nel prosieguo della conversazione, quindi, D’Ambrosio spiega ai suoi interlocutori di aver rifiutato soldi per procacciare voti, con il tradizionale metodo illecito della compravendita di ogni singolo voto al costo di 100 euro (“Ho rifiutato 100 euro a voto… io li porto nelle case e glieli danno…”). preferendo acutamente realizzare un progetto più ampio ovvero sostenere sempre Pino Munno procacciando e offrendogli pacchetti di voti per poi ottenere, per il tramite del Munno, una volta rieletto, l’affidamento di commesse pubbliche da cui ottenere maggiori benefici economici. Ma la questione-Palazzetto non è ancora entrata nel vivo…