Rende, il paradosso. “Acque Potabili vuole i soldi dei cittadini ma non paga Comune e Sorical…”

ORO AZZURRO

Spesso e volentieri sui cittadini di Rende si è riversata una valanga di bollette del servizio idrico gestito dalla società Acque Potabile Servizi Idrici Integrati S.r.l., che gestisce il servizio anche nei comuni di Castrolibero, Luzzi, Altilia, Aiello Calabro e Dipignano in provincia di Cosenza e Sabaudia in provincia di Latina.

Come è riscontrabile nel dettaglio di tutte le bollette, la maggior parte delle letture sono stimate e non tengono conto del consumo reale, per cui scattano le tariffe di eccedenza che raddoppiano il costo dell’acqua, senza considerare le frequenti spese che il servizio idrico aggiunge per pagare stuoli di avvocati a cui conferisce mandati per il pagamento di fatture insolute e per interrompere i termini prescrizionali.

Insomma, la privatizzazione dell’oro azzurro non ha prodotto alcun vantaggio per i cittadini, semmai degli aggravi assolutamente intollerabili, visto che stiamo parlando di un servizio che attiene al bene primario per antonomasia. E non solo: la gestione esterna del servizio idrico non ha portato alcun vantaggio neanche alle casse comunali. Addirittura, l’Amministrazione Comunale si vede costretta a pagare, al posto della società a cui aveva affidato nel 2016 il servizio idrico comprensivo della riscossione dei relativi tributi, i debiti insoluti che la società stessa aveva contratto nei confronti del Servizio Regionale di Gestione delle acque pubbliche (Sorical). Ma c’è di più: sembra incredibile ma ora il Comune, per riavere indietro le somme anticipate, è costretto a chiederle alla società S.p.a. Acque Potabili per vie legali. 

Sono recenti, a tal proposito, le Determine Dirigenziali (n.169 del 07/04/2021 e n. 708 del 09/04/2021) con cui l’Amministrazione Comunale ha affidato incarico legale per proporre ricorso al tribunale competente per l’emissione del Decreto Ingiuntivo alla società S.p.a Acque Potabili, al fine di ottenere il pagamento della fattura n.15, emessa in data 20/12/2016 da parte della Sorical S.pA., a titolo di rimborso spese erogazione acqua potabile relativa al periodo 01/10/2015  – 31/12/2015.

Alla fine della giostra, come ha evidenziato il prefetto Giuffrè, Acque Potabili deve dare 14 milioni di euro al Comune di Rende ed è una situazione al limite del grottesco.

Insomma un vero e proprio paradosso che smentisce, in modo anche risibile, la fama di efficienza e oculata gestione dei servizi affidata a società private esterne. E’ pur vero che il problema investe una sfera più ampia, va oltre i confini comunali ed abbraccia  l’intero territorio nazionale dove la mercificazione dell’acqua e degli altri beni comuni viene perpetrata a dispetto dei ripetuti pronunciamenti popolari, l’ultimo dei quali fu il referendum del 12 e 13 giugno 2011, nel quale 26 milioni di cittadini italiani sancirono che sull’acqua non si sarebbe potuto più fare profitto, niente più margini, finanza speculativa o business, semmai un servizio efficiente. A dieci anni di distanza la promessa “nessun profitto” non solo è stata mantenuta, ma secondo chi ha studiato i conti economici dei gestori del servizio, i piani d’Ambito, le tariffe applicate negli ultimi anni in Italia e pagate dai cittadini per utilizzare l’acqua del rubinetto, sono aumentate di oltre il 90% a fronte di un incremento del costo della vita del 15%.

Occorre andare in tutt’altra direzione, in primo luogo, dando attuazione alla volontà referendaria disattesa in tutti questi anni e riconoscendo il ruolo fondamentale del servizio pubblico per quanto riguarda i beni comuni ed essenziali. È importante, nello specifico, reintrodurre modelli di gestione pubblica del servizio idrico, sottraendolo alla competenza di quei carrozzoni che in questi anni hanno dimostrato di favorire gli interessi esclusivi delle aziende, e non certamente degli utenti, oltreché alimentare le note pratiche politico-affaristiche che degenerano spesso nel voto di scambio e/o nel ricatto occupazionale.

Il presidente dell’associazione “Spazio aperto 1495” Ing. Gianluca Morrone con tutti i membri del Comitato Direttivo dicono basta alla privatizzazione selvaggia dei servizi necessari per i cittadini. È ora che il Comune riprenda le risorse che appartengono al proprio territorio, assorbendo anche il personale privato, ma la gestione e l’indirizzo del bene pubblico deve appartenere ai rendesi.

Ci piace concludere così come recita il motto della giornata mondiale dell’acqua fissata dalle Nazioni Unite il 22 marzo 2019: “Chiunque tu sia, ovunque tu sia, l’acqua è un tuo diritto umano”. Un diritto umano, non un dividendo.

ASSOCIAZIONE SPAZIO APERTO 1495

IL COMITATO DIRETTIVO