Rende, la banda di Mazzetta rinvia la prova di forza sul cemento. Principe: “Manna come il Duca di Nottingham”

A Rende oggi la buona notizia arriva dalla conferenza dei capigruppo: la banda di Marcello Mazzetta non metterà il famigerato PSC all’ordine del giorno nel prossimo consiglio comunale del 29 dicembre ma in quello successivo. Per il momento, quindi, la massomafia rendese ha ritenuto di non dover completare la sua prova di forza, probabilmente per questioni interne alla maggioranza o magari solo “burocratiche”, visto e considerato che dal versante “giudiziario” e persino della Commissione d’accesso antimafia che lavora in Comune da quasi tre mesi non era arrivato nessun impedimento. Per non parlare dei carabinieri di Rende e della questura di Cosenza, sui quali – per ora – stendiamo un belo pietoso.

Nel frattempo, ognuno trae le ipotesi che meglio gli aggradano ma il clima generale continua a far presagire che l’approvazione del PSC con tutto ciò che ne consegue in termini di affari e di cementificazione viene interpretata quasi come una “buonuscita” per la banda di Mazzetta, dal momento che ormai i poteri forti lo hanno già delegittimato e hanno persino individuato chi prenderà il suo posto alle prossime elezioni ovvero l’avvocato Enzo Belvedere, graditissimo a tutto il “sistema” di potere.

A chi si chiede se un eventuale scioglimento del consiglio comunale di Rende per infiltrazioni mafiose provocherebbe un annullamento del PSC, viene risposto che se anche arrivasse la scure del Viminale, non travolgerebbe tutti gli atti amministrativi adottati dall’ente, tuttavia potrebbe determinare una sorta di revoca in autotutela di atti, contratti, appalti quando questi sono effetto del condizionamento o dell’infiltrazione mafiosa. Ora, a Rende anche le pietre sanno che l’adozione del PSC non solo è funzionale alla massomafia ma vede all’opera “pezzi da 90” della stessa organizzazione. Ma nonostante questo non manca chi pensa che una “regia occulta” possa far andare avanti la cementificazione di Rende secondo i desiderata dell’onorata società.

Ora, con il Psc si soddisfano tante esigenze e si distribuiscono i volumi delle proprietà pubbliche a privati per edificare potenzialmente oltre 1000-1200 nuovi appartamenti su Via Repaci a Commenda e su Quattromiglia. Siamo in presenza di un atto scellerato, senza nessun senso se non quello di essere funzionale più che agli amici costruttori direttamente alla massomafia, ma tant’è nessuno si scandalizza e tutto procede secondo quanto è stato stabilito.

Persino Sandro Principe e Mimmo Talarico, che certo non possono considerarsi esenti da censure per quanto hanno fatto in tema di urbanistica in passato, hanno utilizzato parole durissime contro questa operazione, che stranamente non stanno trovando spazio nei media di regime allineati e coperti sulle posizioni della massomafia che comanda. Specie quelli nei quali sguazzano gli analfabeti eletti ad anchorman tra l’imbarazzo e l’ilarità generale.

“… La maggioranza che sostiene l’Avv. Manna – scrivono tra l’altro in un comunicato congiunto i movimenti che sostengono Principe e Talarico – sfugge ad ogni confronto sulla situazione politica ed amministrativa gravissima in cui la città è precipitata a seguito delle note inchieste. Si fa finta di ignorare, infatti, che Sindaco e Vice – Sindaco sono impediti nell’esercizio delle loro funzioni, insieme a figure apicali e non dell’amministrazione.
In questo contesto delicato e sconcertante nello stesso tempo Manna e la sua maggioranza dopo nove anni proprio in questo momento approvano in Giunta il PSC in assenza del Sindaco, per altro Assessore all’Urbanistica; e si apprestano a portare per l’adozione il nuovo strumento urbanistico in consiglio comunale.

Uno strumento urbanistico che trasforma le aree private a verde in aree residenziali, mentre riporta ad una destinazione a verde aree di proprietà pubblica oggi con funzione residenziale determinando per altro un grave danno economico al Comune.
Come il Duca di Nottingham che toglieva ai poveri per dare ai ricchi, si toglie valore alle aree di proprietà pubblica, mentre si aumenta quello di proprietà privata. Questa operazione straordinariamente discutibile che, peraltro, nulla prevede per l’attuazione dei PAU, deve essere ad ogni costo evitata. Con l’augurio di registrare prese di posizione di associazioni ambientaliste, degli ordini professionali e di quanti hanno competenza per impedire questo vero e proprio attentato al tessuto urbano di Rende, ammirato in tutto il Paese”.